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https://doi.org/10.11588/diglit.8409#0158
(XVI)
sreddi isseffi, che da movimenti del Sole dipendo-
no , nel giorno, appunto di ejsi Solssizio giungono
al loro colmo , mentre in quel giorno comincia il
Sole a ritornare verso la, cima del nojìro Cielo, e
ad ina.lza.rsi, e comincia di nuovo ad accrefcerfi la
lunghezza de' giorni, e quella delle notti a dimi-
nuirsi. Ma ciò compitamente dìmojìrasi da quel che
siegue . Pauktimque, dice Plinio , singulis die-
bus decrefceret, ac rurfus augefceret. Di qua
certamente assai chiaro si raccoglie , che si parla di
una tal' ombra, la quale dì tutte le ombre del mez-
zodì sila lapin lunga ; mentre /labilità ivi la misiura
dì essa , le viene appreffb lo fcemarfi , ne si pone il
fuo crefcere, che doppo V esfersi diminuita . Or do-
ve mai fi troverà per fona sì rozza , che non fap-
pìa , fra tutte le ombre del mezzodì la pili lunga
ejsere appunto quella del Solsiizio d' Inverno ? Essa
sino al Solssizio eflivo fcema ogni dì, fingulis die-
bus decrefcit, indi di nuovo fino all' altro Sol-
ssizio iemale va crefcendo, rurfus augefcit.
Dì qua poi fi raccoglie con evidenza nulla mi-
nore , che Plinio quando fcrijfe , cui par fieret
umbra, ebbe in mira quel lafìrico , e non V al-
tezza dell' Obelisco . Imperocché V ombra del mez-
zo dì del Solssizio d' Inverno qui in T{oma non
pub in conto alcuno ejfere uguale all' altezza dell'
Obelifco , di cui e più. che due volte maggiore . La
cofa e troppo chiara . L' altezza polare di Roma
e in circa di gradi 42 , e per altretanti gradi
e lontano dallo %enìt V Equatore . Se vi fi ag-
gregano altri 23 gradi e mezzo , per i quali fla
lontano dall' Equatore il punto del Solflizio iema-
le , fi avrà la diflanza del Sole dallo Zenit nel
mezzo dì del Solflizio medefimo di gradi 6$ t • Se
V altezza dell' Obelifco fi prenda pel sieno tatto , V
ombra medesima farà la tangente di efsa diflanza,
che , divifo quello in 10 parti , e profsimamente
ài parti 22 , e però lo contiene due volte e un
quinto . Ghindi all' altezza dell' Obelifco V ombra
in quel giorno non potè ejfere uguale in conto al-
cuno ; onde conviene onninamente, che a quel la-
flrico si riferifca quella uguaglianza dell' ombra.
Ma d? indi ne siegue ancora, che quella formo-
laadoprata da Plinio, ad magnitudinem Obeli-
sci , 720» richiede un uguaglianza coli' altezza dell'
Obelifco, ma che bafla , che la grandezza del la-
sìrico , e dell' ombra fìa tale , quale fi richiede
dalla grandezza dell' Obelisco , che fia alla_>
grandezza di esi*b proporzionata , perche posfa
adcprarfi la frafe dell' ejfere ad magnitudinem
Obelisci. Sembrerebbe per verità cosaflrana ,fe
alcuno unìfse ìnfieme quefle due cofe del tutto fra
lor contrarie , quel lasìrico aver avuto l' ufo dì
una meridiana, in cui in qualunque giorno dell'
anno V Obelifco colla cima dell' ombra sitta dinotasfe
quo nimirum Sol ipfe iterum incipit ad verti-
cem nostrum regredì, atque attolli, 8c dierum
longitudo augeri iterum, longitudo no&ium
imminui . At rem piane conficiunt, quae con-
sequuntur . Paulatimque , inquit Plinius , sin-
gulis diebus decrefceret, ac rursus augesceret. Sa-
tis quidem manisesto inde colligitur, de ejus-
modi umbra sermonem effe , qua; fit omnium
meridianarum longisslma . Ejus enim menfu-
ra ibidem conftituta, decrementum subsequi-
tur , nec augeri dicitur eadem , nifi poftquam
decreverit. Porro umbrarum omnium Meri-
dianarum longissimam illam elfe , qua; in ipfo
habetur hyemali Solftitio , quis ufpiam ita
rudis eft , ut ignoret ? Ea nimirum fingulis
diebus ufque ad Solftitium aeftivum decrefcit ,
tum ufque adalterum hyemale Solftitium au-
gefcit .
Hinc autem illud nihilo minus evidenter
colligitur, Plinium , cùm fcriberet, cui par
sieret umbra, lapideum illud stratum , non Obe-
lifci magnitudinem refpexiffe . Meridiana enim
hyemalis Solftitii umbra altitudinem Obelifci
hìc Roma; aequare omnino non poteft , quam
nimirum plufquam duplo excedit. Res qui-
dem eft admodum manifefta . Romana Poli al-
titudo eft graduum circiter 42 , ac totidem
gradibus a Goeli vertice iEquator diftat. Si
alii gradus 23 t adjiciantur , quibus ab JE-
quatore diftat Solftitii hyemalis punélum , ha-
bebitur diftantia Solis ab ipfo Coeli vertice in
ejufdem Solftitii meridie graduum 65 | . Si al-
titudo obelifci alfumatur prò finti toto , um-
bra ipfa erit hujus diftantia tangens , qua; ilio
divifo in partes 10 , eft partium 22 quam-
proximè ; ac proinde ipfum bis continet, &
quintam pr£eterea ejufdem partem . Quamob-
rem altitudini Obelisci umbra eo die par effe
omnino non potuit; adcoque illa umbra; aequa-
litas ad ipfum lapideum ftratum referatur om-
nino neceffe eft.
Inde vero & illud consequitur, Plinianam
loquendi formulam ad magnitudinem Obelifci,
ajqualitatem cum obelifci magnitudine nequa-
quam requirere , fed fatis effe, ut ftrati , &
Umbrie magnitudo eafit, quam Obelifci magni-
tudo requirit, qua Obelifci magnitudini refpondeat,
ut ad ejus magnitudinem dicantur extitiffe . Mi-
rum fané videri poffet, si quifpiam hxc duo in-
ter se omnino pugnantia simul conjungeret :
ftratum illud meridiana; linea; ufum habuiffe ,
in qua singulis anni diebus Obeliscus apice um-
bra; sua; meridiem , ac diei ipfius magnitudi-
nem denotaret; de ipsum stratum Obelisci ma-
gni-
sreddi isseffi, che da movimenti del Sole dipendo-
no , nel giorno, appunto di ejsi Solssizio giungono
al loro colmo , mentre in quel giorno comincia il
Sole a ritornare verso la, cima del nojìro Cielo, e
ad ina.lza.rsi, e comincia di nuovo ad accrefcerfi la
lunghezza de' giorni, e quella delle notti a dimi-
nuirsi. Ma ciò compitamente dìmojìrasi da quel che
siegue . Pauktimque, dice Plinio , singulis die-
bus decrefceret, ac rurfus augefceret. Di qua
certamente assai chiaro si raccoglie , che si parla di
una tal' ombra, la quale dì tutte le ombre del mez-
zodì sila lapin lunga ; mentre /labilità ivi la misiura
dì essa , le viene appreffb lo fcemarfi , ne si pone il
fuo crefcere, che doppo V esfersi diminuita . Or do-
ve mai fi troverà per fona sì rozza , che non fap-
pìa , fra tutte le ombre del mezzodì la pili lunga
ejsere appunto quella del Solsiizio d' Inverno ? Essa
sino al Solssizio eflivo fcema ogni dì, fingulis die-
bus decrefcit, indi di nuovo fino all' altro Sol-
ssizio iemale va crefcendo, rurfus augefcit.
Dì qua poi fi raccoglie con evidenza nulla mi-
nore , che Plinio quando fcrijfe , cui par fieret
umbra, ebbe in mira quel lafìrico , e non V al-
tezza dell' Obelisco . Imperocché V ombra del mez-
zo dì del Solssizio d' Inverno qui in T{oma non
pub in conto alcuno ejfere uguale all' altezza dell'
Obelifco , di cui e più. che due volte maggiore . La
cofa e troppo chiara . L' altezza polare di Roma
e in circa di gradi 42 , e per altretanti gradi
e lontano dallo %enìt V Equatore . Se vi fi ag-
gregano altri 23 gradi e mezzo , per i quali fla
lontano dall' Equatore il punto del Solflizio iema-
le , fi avrà la diflanza del Sole dallo Zenit nel
mezzo dì del Solflizio medefimo di gradi 6$ t • Se
V altezza dell' Obelifco fi prenda pel sieno tatto , V
ombra medesima farà la tangente di efsa diflanza,
che , divifo quello in 10 parti , e profsimamente
ài parti 22 , e però lo contiene due volte e un
quinto . Ghindi all' altezza dell' Obelifco V ombra
in quel giorno non potè ejfere uguale in conto al-
cuno ; onde conviene onninamente, che a quel la-
flrico si riferifca quella uguaglianza dell' ombra.
Ma d? indi ne siegue ancora, che quella formo-
laadoprata da Plinio, ad magnitudinem Obeli-
sci , 720» richiede un uguaglianza coli' altezza dell'
Obelifco, ma che bafla , che la grandezza del la-
sìrico , e dell' ombra fìa tale , quale fi richiede
dalla grandezza dell' Obelisco , che fia alla_>
grandezza di esi*b proporzionata , perche posfa
adcprarfi la frafe dell' ejfere ad magnitudinem
Obelisci. Sembrerebbe per verità cosaflrana ,fe
alcuno unìfse ìnfieme quefle due cofe del tutto fra
lor contrarie , quel lasìrico aver avuto l' ufo dì
una meridiana, in cui in qualunque giorno dell'
anno V Obelifco colla cima dell' ombra sitta dinotasfe
quo nimirum Sol ipfe iterum incipit ad verti-
cem nostrum regredì, atque attolli, 8c dierum
longitudo augeri iterum, longitudo no&ium
imminui . At rem piane conficiunt, quae con-
sequuntur . Paulatimque , inquit Plinius , sin-
gulis diebus decrefceret, ac rursus augesceret. Sa-
tis quidem manisesto inde colligitur, de ejus-
modi umbra sermonem effe , qua; fit omnium
meridianarum longisslma . Ejus enim menfu-
ra ibidem conftituta, decrementum subsequi-
tur , nec augeri dicitur eadem , nifi poftquam
decreverit. Porro umbrarum omnium Meri-
dianarum longissimam illam elfe , qua; in ipfo
habetur hyemali Solftitio , quis ufpiam ita
rudis eft , ut ignoret ? Ea nimirum fingulis
diebus ufque ad Solftitium aeftivum decrefcit ,
tum ufque adalterum hyemale Solftitium au-
gefcit .
Hinc autem illud nihilo minus evidenter
colligitur, Plinium , cùm fcriberet, cui par
sieret umbra, lapideum illud stratum , non Obe-
lifci magnitudinem refpexiffe . Meridiana enim
hyemalis Solftitii umbra altitudinem Obelifci
hìc Roma; aequare omnino non poteft , quam
nimirum plufquam duplo excedit. Res qui-
dem eft admodum manifefta . Romana Poli al-
titudo eft graduum circiter 42 , ac totidem
gradibus a Goeli vertice iEquator diftat. Si
alii gradus 23 t adjiciantur , quibus ab JE-
quatore diftat Solftitii hyemalis punélum , ha-
bebitur diftantia Solis ab ipfo Coeli vertice in
ejufdem Solftitii meridie graduum 65 | . Si al-
titudo obelifci alfumatur prò finti toto , um-
bra ipfa erit hujus diftantia tangens , qua; ilio
divifo in partes 10 , eft partium 22 quam-
proximè ; ac proinde ipfum bis continet, &
quintam pr£eterea ejufdem partem . Quamob-
rem altitudini Obelisci umbra eo die par effe
omnino non potuit; adcoque illa umbra; aequa-
litas ad ipfum lapideum ftratum referatur om-
nino neceffe eft.
Inde vero & illud consequitur, Plinianam
loquendi formulam ad magnitudinem Obelifci,
ajqualitatem cum obelifci magnitudine nequa-
quam requirere , fed fatis effe, ut ftrati , &
Umbrie magnitudo eafit, quam Obelifci magni-
tudo requirit, qua Obelifci magnitudini refpondeat,
ut ad ejus magnitudinem dicantur extitiffe . Mi-
rum fané videri poffet, si quifpiam hxc duo in-
ter se omnino pugnantia simul conjungeret :
ftratum illud meridiana; linea; ufum habuiffe ,
in qua singulis anni diebus Obeliscus apice um-
bra; sua; meridiem , ac diei ipfius magnitudi-
nem denotaret; de ipsum stratum Obelisci ma-
gni-