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Bandini, Angelo Maria
De obelisco Caesaris Augusti e Campi Martii ruderibus nuper eruto commentarius — Rom, 1750 [Cicognara, 2516]

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https://doi.org/10.11588/diglit.8409#0213

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( LXXI )

tio, D. Augujlus addidit mìrabiletn usum ad depreben-
dendas Solis umbra*, dierumque, ac nociium ita ma-
gnitudine* , /irato lapide ad magnitudine»! Obelisci,
cuiparsieret umbra, bruma confetta die, sexta bora,
paulatimque per regulas [ qua funt ex are iuclusa ]
ftngulis diebtis decrefceret, ac rurfus augesceret : di~
gna cognita res,& ingenio sacundo Mathematici. Api-
ci auratam pilam addidit, cujus umbra vertice colligere-
tur in se ipfa , alias enormi ter jaculante apice, rat ione
[ ut serunt j a capite hominh intellecta1 .
Soggiunge Plinio, che quelloartisicio, osia Oro-
logio soJare, nella sua età più non corrifpondeva coli'
ombra da trent' anni prima1 : Hac observatio trigin-
ta jam fere annh non congruit, Jìve Solis ipstus diff'ono
curfu, & Cedi aliqua rottone mutato , fine univerfa
telluri aliquid a centro fuo dimota, ut deprahendi é?"
in aliti locis accipio : Jìve Vrbis tremoribus, ibi tan-
tum Gnomone intorto : fìve iuuudationibus Tiberis se-
dimento molis facto : quamquam ad altitudinem impojiti
oneris in terram quoque dicantur acia fondamenta .
Talmente che computando gli anni, i quali corfero
dall'anno decimo avanti G. C. e dell' x7. Conf. di Au-
gurio fin'all'anno fettanta, nel quale viveva Plinio
dopo la nafeita di Crifto , riconofeiamo , che queft'
Orologio folare non durò che per lo fpazio di ottanta
anni incirca.
Il P. Kircher nella sua Opera intitolata Obelifcus
Pampb. L. i. c. 9. parlando di queft' Qbelifco ci dà la
Tavola della quantità delle ombre, quali quello Gno-
mone fi reputa, che potetfè gettare, e divifa in xn.
parti. Inoltre la figura dell' Orologio di Campo Mar-
zo di ore ineguali alia latitudine di Roma di quaranta-
due gradi.
Pomponio Leto 5, ed Andrea Fulvio aflèrifcono,
come nella Cappella nuova de' Cappellani della
Chiefa di S. Lorenzo in Lucina folle cavandoli ai tem-
pi loro ritrovato un' Orologio bellillimo, e grande
di metallo che aveva i gradi, e le linee indorate con
il fuolo intorno di pietre quadrate , che pur molìra-
va le medefime linee, e negli angoli i quattro venti,
fatti a molàico con quella Ifcrizione . Ut Boreas
spirat. E ne'medelìmi termini fi esprime il Mar-
liani nella fua Vrbis Roma Topograpbia cap. 6.
Pietro Angelio Bargeo nella fua Epiftola : De pri-
•vatorum , publicorumque AUdificiorum everforibus, fo-
ftiene , che i Romani Pontefici impetrallèro dagl' Im-
pei adori Criftiani, che follerò atterrati gli Obelifchi,
per eiìèr quelli dedicati a gli Dei de' Gentili, e che
il loro zelo s' infiammallè particolarmente contro
quelli, i quali rapprefentavano fcplpita in geroglifici,
e mifterioii caratteri la seienza Fiiica, Politica, Mo-
rale , Teologica, e Magica degl'Egizzj. Ed in fat-
ti fi raccoglie, come tra tanti Obelifchi, quali al nu-
mero di 44. come fcrive P. Vittore De Regionibus
Vrbìs, furono condotti dall' Egitto a Roma, lìanfi
confervati intatti dall' universale mina, in cui non
surono involti quelli, ne'quali non apparivano scol-
piti fimboli fuperftiziosi . TalmentechèV Obelifco di
(1) Ts^.cbe nelle altre Edizioni di Tlinio leggesi': Ma-
nilius Maihematicus apici auratam pilam addidit . E quefli
è il celebre M. Manilio Toeta infierne > e Mattematico , di cui
abbiamo i cinqui Libri dell' ^Afironomia in verfi dedicati a
Ce/are ^iugufio.
(2) Mercati cap. xxxili.

Cajo rimase in piedi fopra la sua Baie predò la Sagre -
ftia della Chiefa di S. Pietro, donde fu condotto in
mezzo della Piazza : e 1' Obelisco , che era di orna-
mento al Mausoleo di Augusto pretto la Chiefa di
S- Rocco, quindi satto condurre alla Chiefa di S. Ma-
ria Maggiore : e quello eretto nella Villa Mattei, in
cui nella sola sua sommità si veggono impressii alcuni
Geroglisici, non surono gettati a terra, ed insranti.
Molti Pontesici di animo grande 4 , e generoso,
moslì dalla mirabile grandezza, e dalla magnisicenza
degli Obelischi, ebbero già il penfiero di rilevarli
dalle mine, e dirizzarli in luoghi nobili, ed appa-
renti di Roma per singolare ornamento della Città .
Il primo si rammemora Niccolò V., che fi era
proporlo di condurre l'Obelifco di Cajo fulla Piazza
di S.Pietro, e dirizzarlo incontro a quella Bafilica
nel medelimo luogo appunto, dove fi ammira col-
locato da Siilo V., lo che non potè efeguire prevenu-
to dalla morte . A Paolo II. si rinnovò il medelimo
defiderio , e di poi a Paolo III. Ne tenne quelli pro-
pofito con Michelangelo Buonarroti, che non volle
attendere a tanta imprefa , temendo, che la sama
fua già per il mondo chiara , acquiftata per le opere
certisiìme della fua arte , e della quale egli era ficu-
ro , non venifie a mancare per un' opera , della qua-
le egli non aveva mai fatta efperienza , in cafo che
tal'imprefa non gli folle riufcita, dubitando forfè,
die non fi aprirle nel muovere qualche fefsura del
marmo fatta per vecchiezza, ovvero altamente per
dilgrazia fpaccandofi l'Obelisco.
Gregorio XIII. anch' egli applicò l'animo a tanta
imprefa, mentre che nel principio del fuo Pontifica-
to accadde ellèrfi nel Cerchio Maflìmo feoperto il
tronco quadrato della Bafe dell' Obelisco di Augufto ,
il quale da Siilo V. pofeia ivi ritrovato rotto in tre
pezzi fu collocato avanti la Porta Flaminia . E nell'
anno nono tenne particolar difeorfo con Monfignor
Mercati , e coli' Architetto Camillo Agrippa per
trafportare avanti la Bafilica di San Pietro 1'Obeli-
fco di Cajo i ma ne lo ritraile la difsrazione di poter
dare compimento all'Opera.
Rifpetto all' Obelifco di Campo Marzo seoperto
fotto il Pontificato di Giulio II. narra il Mercati;,
come molti Signori in queir età proponevano al Pa-
pa , che fi faceilè dirizzare detto Obelilco insicine
coli' artifizio , che gì' era ftato fatto a torno antica-
menteiper la calcolazione di Manilio Mattematico :
aiìèrmando i vicini quali tutti, che in quel luogo
avevano cafa , che nel cavare le cantine aveano tro-
vate le figure dei fegni celefti, ed altre opere bellis-
lime fatte di Bronzo . Ma ritrovandoli allora il Pon-
tesice più6che mai occupato nelle guerre d' Italia,
scrive il medelimo Autore, che non potè applicare
1' animo ad una sì grande imprefa, e cosi dice , che
il Barbiere , il quale l'aveva feoperto , fi risolfe a ri-
coprire di nuovo un tanto miracolo dell' antichità
circa l'anno del Salvatore iyop.
La fteftà forte ebbe queft' Obelisco fotto Siilo V.,
come
(3) TJgonio delle Stagioni di Romap. 183.
(4) Mercati C:tp. xxxvi.
()■) Mercati ivi, e pag. 342.
(6) Antonio Lelio "Podagra in una poHilla fopra il libro
delle Ifcrivoni antiche, che fi trova nella Libreria Vatica-
na , ed ivi citato da! Mercati.
 
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