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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 13.1910

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Fasc. 3
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24136#0269

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CORRIERI

227

anche, come direbbero i francesi, serie di altrettanti
revenants.

Dott. Giulio Carotti.

Notizie dagli Abruzzi.

La cripta della Cattedrale di Sulmona. — Nel-
l’anno 1807, per la solita biasimevole smania di ab-
bellire, i canonici della Cattedrale sulmonese, volendo
dare un aspetto allegro alla cripta, ebbero l’infelice
ispirazione di farla intonacare e decorare con stucchi.
I fusti delle quattordici colonne e delle dodici semi-
colonne, furono, quindi, rivestiti di finti marmi ed i

attesa di nuove e concrete disposizioni, le quali cer-
tamente non si faranno attendere a lungo, perchè è
vivo desiderio di tutti che a questa parte del cospicuo
tempio sia restituito il primitivo aspetto.

Narrano gli scrittori locali1 che la Cattedrale di
Sulmona fu edificata su gli avanzi di un tempio dedi-
cato ad Apollo ed a Vesta 2 e intitolata alla Vergine,
e che, dopo la morte del vescovo Panfilo, avvenuta
tra il vii e l’vin secolo, prese il nome di lui. Queste

Fig. 1 — Sulmona, Cattedrale. Pianta della cripta.

capitelli, mutilati vandalicamente, vennero sostituiti
con altri goffissimi, a volute di gesso.

Tre anni fa, d’accordo con l’arcidiacono, tentai
qualche ricerca, liberando dalle sovraposizioni due
capitelli del terzo ordine del colonnato e 11’ebbi un
risultato splendidissimo, perchè vennero in luce due
capitelli romanici della prima metà del secolo xi, quelli
originali della importante costruzione.

Mi affrettai a dare comunicazione dei saggi al Mi-
nistero della P. I. e la Commissione centrale per i
monumenti e le opere d’antichità e d’arte, visto che
le ricerche da me iniziate avrebbero potuto portare
a interessanti scoperte, consigliò la continuazione degli
scandagli. Onde, con quella cautela raccomandata
dalle autorità, rimisi in vista, dopo qualche mese, parte
delle archeggiature, pochi fusti di colonne, e tutti i ca-
pitelli primitivi, molti dei quali trovai addirittura svi-
sati dalle funeste martellate ottocentesche. Compiuti
questi primi tentativi, i lavori rimasero interrotti, in

affermazioni, non sono abbastanza confortate dalla
storia.

Notizie certe incominciamo ad avere solo da docu-

1 E. De Matteis, Dell’ hi storia de’ Peligni. Ms. presso P. Picci-
rilli. V. Mazara, Histór. legai, eccles. Subitoti. Ms. bibl. Mazara.
Di Pietro, Memorie slor. della città di Sulmona, Napoli, 1805.

2 Non è da scartare in tutto l’affermazione degli storici sulmo-
nesi, basata su un’antica iscrizione incisa in una lapide, che era
avauti l’altare della cripta (vista dal De Matteis intorno al 1660),
considerando che su le rovine dei templi in onore degli dei falsi e
bugiardi sorsero chiese cristiane. Nel caso nostro, però, non è pos-
sibile adagiarsi su quanto era riferito nella detta lapide, ora smar-
rita, che portava una data mal sicura. Qualche mese fa, poco lungi
dalle absidi, mentre si eseguiva uno scavo per la fondazione di
una casa, vennero in luce, alla profondità di oltre un metro, tre
tombe, accosto a vecchi muri di incerto e vario spessore. Due di
queste tombe erano composte di blocchi di pietra lavorata e da
avanzi di trabeazioni e di basamenti di stile classico, appartenenti,
senza dubbio, ad un cospicuo edificio romano. Che sia stato pro-
prio qui il tempio di Apollo e di Vesta? Non è da scartare in
tutto, come ho detto, l’affermazione degli storici sulmonesi.
 
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