CORRIERI
più die ora non si vede, quantunque qualche traccia
se ne possa vedere ancora studiando attentamente il
quadro di Glasgow.
La magnifica Pietà (n. 80) della Collezione Cook,
attribuita al Moretto da Brescia (fig. 6), rimane pure
un problema insoluto ; poiché, se la Maddalena è opera
evidente del Bonvicino, non còsi il rimanente col colo-
rito vivace, coi tipi interessantissimi ma assai diversi
301
vori delle Gallerie Grafton. Con vero rammarico però :
poiché dovremo lasciare da parte il bellissimo ritratto
di Giacomo Doria (n. 59, app. a Sir Julius Wernher
Bart.) a lungo discusso nel Burlington Magazine (1903,
voi. 1 e II) ; i due magnifici ritratti del Van Dyck,
della marchesa Brignole Sale (n. 55, già nella Colle-
zione di Lord Warwick, e n. 58 al Duca di Abercorn),
uno dei quali è ora passato in America ; il ritratto di
Fig. 2 — Attribuito a Filippo Lippi : L’Adorazione de’ Maggi.
Collezione Cook a Richmond — (Fot. Anderson).
da quelli del Moretto, tanto da farci pensare a un
qualche artista indipendente di scuola bresciana, forse
anteriore al Moretto. Questo pittore sembra pure stret-
tamente legato alla scuola più antica per mezzo di un
trittico della chiesa di Sant’Afra il quale mostra al
confronto alcuni legami con la Pietà di San Giovanni
Evangelista. È una catena di riscontri che ci interessa
molto e che importa grandemente di studiare per ri-
conoscere, se è possibile, come nascano e si producano.
Per mancanza di spazio noi ci vediamo costretti a
far punto in questo breve riassunto di alcuni capola-
un preteso Giovanni Onigo (n. 60, Collezione Cook)
esposto già nel 1907 al Burlington Fine Arts Club,
dove fu attribuito a Giorgione ; tale attribuzione non
fu però mai presa sul serio e molti allora sospettarono
che fosse opera di Bernardino Licinio ; questa opi-
nione fu espressa dal noto critico inglese Claude Phillips
allorché scrisse sulla mostra alle Gallerie Grafton (otto-
bre 1909) e recentemente Mr. Herbert Cook, scrivendo
nel Burlington Magazine (marzo 1910) e illustrando
il ritratto, esprime la sua convinzione che con ogni pro-
babilità, l’attribuzione al Licinio sia la più verosimile,
più die ora non si vede, quantunque qualche traccia
se ne possa vedere ancora studiando attentamente il
quadro di Glasgow.
La magnifica Pietà (n. 80) della Collezione Cook,
attribuita al Moretto da Brescia (fig. 6), rimane pure
un problema insoluto ; poiché, se la Maddalena è opera
evidente del Bonvicino, non còsi il rimanente col colo-
rito vivace, coi tipi interessantissimi ma assai diversi
301
vori delle Gallerie Grafton. Con vero rammarico però :
poiché dovremo lasciare da parte il bellissimo ritratto
di Giacomo Doria (n. 59, app. a Sir Julius Wernher
Bart.) a lungo discusso nel Burlington Magazine (1903,
voi. 1 e II) ; i due magnifici ritratti del Van Dyck,
della marchesa Brignole Sale (n. 55, già nella Colle-
zione di Lord Warwick, e n. 58 al Duca di Abercorn),
uno dei quali è ora passato in America ; il ritratto di
Fig. 2 — Attribuito a Filippo Lippi : L’Adorazione de’ Maggi.
Collezione Cook a Richmond — (Fot. Anderson).
da quelli del Moretto, tanto da farci pensare a un
qualche artista indipendente di scuola bresciana, forse
anteriore al Moretto. Questo pittore sembra pure stret-
tamente legato alla scuola più antica per mezzo di un
trittico della chiesa di Sant’Afra il quale mostra al
confronto alcuni legami con la Pietà di San Giovanni
Evangelista. È una catena di riscontri che ci interessa
molto e che importa grandemente di studiare per ri-
conoscere, se è possibile, come nascano e si producano.
Per mancanza di spazio noi ci vediamo costretti a
far punto in questo breve riassunto di alcuni capola-
un preteso Giovanni Onigo (n. 60, Collezione Cook)
esposto già nel 1907 al Burlington Fine Arts Club,
dove fu attribuito a Giorgione ; tale attribuzione non
fu però mai presa sul serio e molti allora sospettarono
che fosse opera di Bernardino Licinio ; questa opi-
nione fu espressa dal noto critico inglese Claude Phillips
allorché scrisse sulla mostra alle Gallerie Grafton (otto-
bre 1909) e recentemente Mr. Herbert Cook, scrivendo
nel Burlington Magazine (marzo 1910) e illustrando
il ritratto, esprime la sua convinzione che con ogni pro-
babilità, l’attribuzione al Licinio sia la più verosimile,