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GUGLIELMO PACCHIONI
Tra gli evangelisti della volta e i dottori ne’ pilastri è riconoscibile la mano dell’allievo
nei Santi Luca e Matteo, nel San Tommaso, che ha evidentissimi riscontri col Sant’Antonio
d’Aracoeli e, per quanto è possibile vedere sotto il generale rifacimento, anche nel San Gregorio.
Oltre a questi notevoli particolari di esecuzione, Benozzo dipinse interamente i festoni
verdi che dividono gli spicchi della volta; le cornici alternate di fogliami e testine intorno
ai riquadri delle pareti e (checché si sia pensato a proposito del preteso classicismo del
Gozzoli e dell’ostinato goticismo dell’Angelico) anche le goticissime e irrealissime nic-
chiette dei pilastri complicate di strane modanature e di esilissime colonnine, a convincersi
della qual cosa basta osservare le altre simili che circa un paio d’anni più tardi il Gozzoli
dipingeva a Montefalco nella chiesa di San Francesco (cito ad esempio quelle de’ Santi Elea-
zaro e Lodovico).
Questa attiva partecipazione al lavoro del maestro riuscì per un certo tempo a modellare
lo spirito dell’allievo sulle forme gentili apprese con studiosa diligenza, sebbene alquanto
Fig. 2 — Benozzo Gozzoli : Montefalco, San Fortunato. Lunetta sulla porta.
disformi dalle più spontanee tendenze; e quando a Montefalco (1450) Benozzo cominciò a
lavorare da solo si studiò di ripetere, quanto più fedelmente gli fu jmssibile, le forme apprese
dall’Angelico, di riprodurre con esattezza il suo tenue colorito, di raccogliere sulle sue figure
quanto più potesse dello spirito mite, delicato, dolcissimo di quello ; tanto che sarebbe ora
assai difficile dire se gli angioletti adoranti che stanno sulla porta della chiesa nel piccolo
chiostro di San Fortunato siano stati condotti su disegni dell’Angelico o siano in tutto opera
del Gozzoli.
Ma il temperamento artistico di Benozzo era troppo poco affine a quello dell’Angelico
per riuscire a fondere intimamente con le proprie tendenze le forme artistiche del maestro,
e d’altra parte l’arte del nostro domenicano era in se stessa troppo compiuta e troppo per-
sonale per consentire ad altri di continuarla e svilupparla ancora.
Allontanatosi dal maestro il Gozzoli, non ostante il visibile sforzo fatto per rimanere
nella via già battuta, fu costretto ben presto ad abbandonare quelle forme che tra le sue
mani si imdavano facendo sempre più vuote e più false, finché non si sviluppò a poco a poco
e non diede frutto il buon germe, dal quale è poi nata la sua arte semplice, spontanea e
sincera.
GUGLIELMO PACCHIONI
Tra gli evangelisti della volta e i dottori ne’ pilastri è riconoscibile la mano dell’allievo
nei Santi Luca e Matteo, nel San Tommaso, che ha evidentissimi riscontri col Sant’Antonio
d’Aracoeli e, per quanto è possibile vedere sotto il generale rifacimento, anche nel San Gregorio.
Oltre a questi notevoli particolari di esecuzione, Benozzo dipinse interamente i festoni
verdi che dividono gli spicchi della volta; le cornici alternate di fogliami e testine intorno
ai riquadri delle pareti e (checché si sia pensato a proposito del preteso classicismo del
Gozzoli e dell’ostinato goticismo dell’Angelico) anche le goticissime e irrealissime nic-
chiette dei pilastri complicate di strane modanature e di esilissime colonnine, a convincersi
della qual cosa basta osservare le altre simili che circa un paio d’anni più tardi il Gozzoli
dipingeva a Montefalco nella chiesa di San Francesco (cito ad esempio quelle de’ Santi Elea-
zaro e Lodovico).
Questa attiva partecipazione al lavoro del maestro riuscì per un certo tempo a modellare
lo spirito dell’allievo sulle forme gentili apprese con studiosa diligenza, sebbene alquanto
Fig. 2 — Benozzo Gozzoli : Montefalco, San Fortunato. Lunetta sulla porta.
disformi dalle più spontanee tendenze; e quando a Montefalco (1450) Benozzo cominciò a
lavorare da solo si studiò di ripetere, quanto più fedelmente gli fu jmssibile, le forme apprese
dall’Angelico, di riprodurre con esattezza il suo tenue colorito, di raccogliere sulle sue figure
quanto più potesse dello spirito mite, delicato, dolcissimo di quello ; tanto che sarebbe ora
assai difficile dire se gli angioletti adoranti che stanno sulla porta della chiesa nel piccolo
chiostro di San Fortunato siano stati condotti su disegni dell’Angelico o siano in tutto opera
del Gozzoli.
Ma il temperamento artistico di Benozzo era troppo poco affine a quello dell’Angelico
per riuscire a fondere intimamente con le proprie tendenze le forme artistiche del maestro,
e d’altra parte l’arte del nostro domenicano era in se stessa troppo compiuta e troppo per-
sonale per consentire ad altri di continuarla e svilupparla ancora.
Allontanatosi dal maestro il Gozzoli, non ostante il visibile sforzo fatto per rimanere
nella via già battuta, fu costretto ben presto ad abbandonare quelle forme che tra le sue
mani si imdavano facendo sempre più vuote e più false, finché non si sviluppò a poco a poco
e non diede frutto il buon germe, dal quale è poi nata la sua arte semplice, spontanea e
sincera.