Di una Madonna del Bachiacca attribuita a Raffaello
di Giovanni Poggi-Firenze.
La tavoletta che qui si pubblica1), ritrovata nel 1875 a Carpenedo in una casa
di artigiani, e posseduta ora da monsignor Giacomo Bertoldi in Asolo-Veneto. Nelle
gazzette del tempo fu giudicata opera della prima maniera di Raffaello o, almeno,
«lavoro pregevolissimo della sua scuola»2). Il Morelli invece l'attribuiva, meglio che
a Raffaello, al fiorentino Francesco Ubertini detto il Bachiacca: «Un piccolo quadro
che pochi anni fa si trovava in possesso del prete don Giacomo Bertoldi a Carpenedo,
presso Mestre, da lui tenuto per un Raffaello Sanzio, consenzienti alcuni amici dell'
arte di Venezia. In quel quadro .... la composizione e di un artista ancora ine-
sperto, l'atteggiamento della Vergine ricorda la scuola perugina, mentre il paesaggio
e la scala dei colori richiamano giä vivamente il Franciabigio».") Ma l'opinione del
Morelli, con cui del resto consentirono tutti i conoscitori, restö quasi ignorata dal
pubblico. Lo stesso possessore del quadro volle dimostrare l'attribuzione a Raffaello
con un apposito libro.4) Di recente, i giornali hanno ripreso a parlare di un Raffaello
sconosciuto ed inedito, e un artista genovese, Franco de Amicis, ha pubblicato uno
studio critico su «Raffaello Sanzio da Urbino e la sua madonna della Missione che
si conserva in Asolo-Veneto nella Raccolta Bertoldi».5) Mi e parso perciö opportuno
ravvivare il ricordo dell' opinione autorevole del Morelli, adducendo a sostegno alcuni
fatti e considerazioni nuove.
Un semplice sguardo al quadretto di Asolo basta, per chiunque abbia familiaritä
con la pittura fiorentina del primo Cinquecento, a provare la veritä delle considerazioni
esposte dal Morelli. La composizione, il tipo della Vergine e del bambino Gesü, il
modo con cui e trattato il paesaggio e sono dipinti gli alberi le rocce e le piccole
figure del fondo, la tonalitä fredda del colorito, una certa grossolana rozzezza nella
disposizione delle pieghe, tutto indica chiaramente e suggerisce il nome dell' Ubertini.
Il confronto con una tavoletta del Bachiacca — ritrovata di recente nei magazzini
della galleria degli Uffizi ed esposta nella prima sala Toscana — convincerä i piü restii.
9 Su legno di pioppo, alta 0. 28 larga 0. 21.
2) Cfr. la Gazzetta di Venezia del 21 Aprile 1875.
, I. Lermolieff, Kunstkritische Studien über Italienische Malerei: Die Galerien
Borghese und Doria Panfili in Rom, Leipzig, 1890, p. 132—133. Dell' ediz. ital. di U Hpeplh
Milano, 1897, cfr. la pag. 99.
4) G. Bertoldi, Di una nuova tavola di Raffaello, Asolo, 1897, pp. 224.
5) F. de Amicis, Raffaello Sanzio da Urbino e la sua madonna della Missione
che si conserva in Asolo-Veneto nella raccolta Bertoldi, Genova, 1906, pp. 53.
di Giovanni Poggi-Firenze.
La tavoletta che qui si pubblica1), ritrovata nel 1875 a Carpenedo in una casa
di artigiani, e posseduta ora da monsignor Giacomo Bertoldi in Asolo-Veneto. Nelle
gazzette del tempo fu giudicata opera della prima maniera di Raffaello o, almeno,
«lavoro pregevolissimo della sua scuola»2). Il Morelli invece l'attribuiva, meglio che
a Raffaello, al fiorentino Francesco Ubertini detto il Bachiacca: «Un piccolo quadro
che pochi anni fa si trovava in possesso del prete don Giacomo Bertoldi a Carpenedo,
presso Mestre, da lui tenuto per un Raffaello Sanzio, consenzienti alcuni amici dell'
arte di Venezia. In quel quadro .... la composizione e di un artista ancora ine-
sperto, l'atteggiamento della Vergine ricorda la scuola perugina, mentre il paesaggio
e la scala dei colori richiamano giä vivamente il Franciabigio».") Ma l'opinione del
Morelli, con cui del resto consentirono tutti i conoscitori, restö quasi ignorata dal
pubblico. Lo stesso possessore del quadro volle dimostrare l'attribuzione a Raffaello
con un apposito libro.4) Di recente, i giornali hanno ripreso a parlare di un Raffaello
sconosciuto ed inedito, e un artista genovese, Franco de Amicis, ha pubblicato uno
studio critico su «Raffaello Sanzio da Urbino e la sua madonna della Missione che
si conserva in Asolo-Veneto nella Raccolta Bertoldi».5) Mi e parso perciö opportuno
ravvivare il ricordo dell' opinione autorevole del Morelli, adducendo a sostegno alcuni
fatti e considerazioni nuove.
Un semplice sguardo al quadretto di Asolo basta, per chiunque abbia familiaritä
con la pittura fiorentina del primo Cinquecento, a provare la veritä delle considerazioni
esposte dal Morelli. La composizione, il tipo della Vergine e del bambino Gesü, il
modo con cui e trattato il paesaggio e sono dipinti gli alberi le rocce e le piccole
figure del fondo, la tonalitä fredda del colorito, una certa grossolana rozzezza nella
disposizione delle pieghe, tutto indica chiaramente e suggerisce il nome dell' Ubertini.
Il confronto con una tavoletta del Bachiacca — ritrovata di recente nei magazzini
della galleria degli Uffizi ed esposta nella prima sala Toscana — convincerä i piü restii.
9 Su legno di pioppo, alta 0. 28 larga 0. 21.
2) Cfr. la Gazzetta di Venezia del 21 Aprile 1875.
, I. Lermolieff, Kunstkritische Studien über Italienische Malerei: Die Galerien
Borghese und Doria Panfili in Rom, Leipzig, 1890, p. 132—133. Dell' ediz. ital. di U Hpeplh
Milano, 1897, cfr. la pag. 99.
4) G. Bertoldi, Di una nuova tavola di Raffaello, Asolo, 1897, pp. 224.
5) F. de Amicis, Raffaello Sanzio da Urbino e la sua madonna della Missione
che si conserva in Asolo-Veneto nella raccolta Bertoldi, Genova, 1906, pp. 53.