INTRODUZIONE
Sull'opera di Giorgio Vasari posso trattenermi brevemente, perché
esistono già da parecchio tempo gli ottimi Vasaristudien del mio com-
pianto amico e compagno di lavoro Wolfgang Kallab, da me pubbli-
cati dopo la sua immatura morte. Il fatto che essi non abbiano incon-
trato speciale favore e che si sia preferito trascurarli, riflette un lato
caratteristico della nostra disciplina che manca di fermezza interiore
e che insegue gli scopi più svariati.
Giorgio Vasari proviene da una famiglia di artigiani; il nonno,
dello stesso nome, nella sua città di Arezzo, dove il nostro nacque nel
1511, aveva esercitato l'arte della ceramica, là esistente fin da tempi
antichissimi e donde deriva anche il nome della famiglia (vasaio).
Figlio di una sorella del suo bisavolo Lazzaro deve essere stato quel
Luca Signorelli, la cui bella figura di vecchio produsse un'impressione
profonda nel fanciullo sensibile, come un primo ricordo d'infanzia, a
quanto egli riferisce nell'aneddoto cosi ben narrato nella vita del
grande pittore cortonese (ed. Milanesi, III, 693). Può darsi che qui
si manifesti già la tendenza dell'aretino a mescolare fantasticamente
la verità e la finzione nella sua vita ed a mostrarsi fin dai primi
anni riconosciuto ed eletto dal genio : la sua affermazione che quel
Lazzaro fosse un pittore non è stata seriamente confutata dall'infelice
tentativo del Milanesi di identificarlo con un semplice sellaio, citato
nei catasti di Cortona; anche qui sembra, aver prevalso l'ingenua fede
nei documenti che spesso si attribuisce a quel degno ricercatore. È
certo però che il Vasari ha abbellito molto l'opera di quest'avo pittore
e soprattutto ci viene il sospetto che nella seconda edizione, reso ar-
dito dal successo, abbia messo il modesto pittore di cassoni della
prima edizione sopra un piedistallo molto più elevato, attribuendogli
una grande importanza locale ed uno studio molto attivo. Questo na-
turalmente ci rende non meno scettici riguardo a quello che ci dice
del nonno, l'abile vasaio, ed alle sue riproduzioni degli antichi
vasi aretini che facevano bella mostra di sé in varie case. Ci colpisce
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Sull'opera di Giorgio Vasari posso trattenermi brevemente, perché
esistono già da parecchio tempo gli ottimi Vasaristudien del mio com-
pianto amico e compagno di lavoro Wolfgang Kallab, da me pubbli-
cati dopo la sua immatura morte. Il fatto che essi non abbiano incon-
trato speciale favore e che si sia preferito trascurarli, riflette un lato
caratteristico della nostra disciplina che manca di fermezza interiore
e che insegue gli scopi più svariati.
Giorgio Vasari proviene da una famiglia di artigiani; il nonno,
dello stesso nome, nella sua città di Arezzo, dove il nostro nacque nel
1511, aveva esercitato l'arte della ceramica, là esistente fin da tempi
antichissimi e donde deriva anche il nome della famiglia (vasaio).
Figlio di una sorella del suo bisavolo Lazzaro deve essere stato quel
Luca Signorelli, la cui bella figura di vecchio produsse un'impressione
profonda nel fanciullo sensibile, come un primo ricordo d'infanzia, a
quanto egli riferisce nell'aneddoto cosi ben narrato nella vita del
grande pittore cortonese (ed. Milanesi, III, 693). Può darsi che qui
si manifesti già la tendenza dell'aretino a mescolare fantasticamente
la verità e la finzione nella sua vita ed a mostrarsi fin dai primi
anni riconosciuto ed eletto dal genio : la sua affermazione che quel
Lazzaro fosse un pittore non è stata seriamente confutata dall'infelice
tentativo del Milanesi di identificarlo con un semplice sellaio, citato
nei catasti di Cortona; anche qui sembra, aver prevalso l'ingenua fede
nei documenti che spesso si attribuisce a quel degno ricercatore. È
certo però che il Vasari ha abbellito molto l'opera di quest'avo pittore
e soprattutto ci viene il sospetto che nella seconda edizione, reso ar-
dito dal successo, abbia messo il modesto pittore di cassoni della
prima edizione sopra un piedistallo molto più elevato, attribuendogli
una grande importanza locale ed uno studio molto attivo. Questo na-
turalmente ci rende non meno scettici riguardo a quello che ci dice
del nonno, l'abile vasaio, ed alle sue riproduzioni degli antichi
vasi aretini che facevano bella mostra di sé in varie case. Ci colpisce
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