IV.
VISIONE STORICA GENERALE DEL VASARI
I passi più importanti per conoscere questa visione storica sono i
Proemi dell'opera collettiva e delle tre parti, poi l'epilogo, la Con-
clusione. Sappiamo già che il Vasari non fu il primo a trovare la no-
zione dello sviluppo storico. È vero che la letteratura precedente gli
aveva indicato e facilitato la via, ma egli concretò logicamente e grazie
alla- sua autorità e al suo influsso immenso, che giunge fino al tempo
presente, rese accessibile a tutti quell'idea. Questa visione è certa-
mente ottimistica e si distingue moltissimo, come già il Kallab ha
messo in evidenza, dal modo in cui per es. un Machiavelli considera
il tempo presente come una grande decadenza dall'età aurea della
libertà e dignità repubblicana. Pure bisogna qui subito ricordarsi
■della filosofia cristiana della storia fin dal tempo di Agostino, di cui
parleremo ancora più avanti, la quale contrasta coll'antico pessimismo
pagano per la sua fede in un progresso assoluto, sebbene proiettato
in una lontananza indefinita. Per il Vasari il presente è l'epoca che
ha prodotto il più grande artista ancora vivente di tutti i tempi e
paesi, culmine e corona ; abbiamo già ripetuto più volte che la prima
edizione trova la sua conclusione imponente ed armoniosa nella de-
scrizione dell'opera di quest'unico grande. Naturalmente si intuisce
il pensiero epigonico della discesa inevitabile, dopo questa meravi-
gliosa rivelazione.
Il Vasari ha certamente tolto dagli antichi pensatori l'immagine
della crescenza e della fioritura, presa a prestito dalla natura orga-
nica, che sta alla base di queste sue idee; scrittori popolari romani,
tome Floro e Velleio Patercolo, l'avevan già usata come paragone
nella vita delle nazioni e degli stati ; aveva già trovato da tempo ap-
plicazione anche nella critica stilistica letteraria, nelle raffigurazioni
di una latinità aurea, argentea e bronzea (qui però in forma di « pes-
simismo » crescente). Ma, da quel che possiamo vedere, lo sviluppo
VISIONE STORICA GENERALE DEL VASARI
I passi più importanti per conoscere questa visione storica sono i
Proemi dell'opera collettiva e delle tre parti, poi l'epilogo, la Con-
clusione. Sappiamo già che il Vasari non fu il primo a trovare la no-
zione dello sviluppo storico. È vero che la letteratura precedente gli
aveva indicato e facilitato la via, ma egli concretò logicamente e grazie
alla- sua autorità e al suo influsso immenso, che giunge fino al tempo
presente, rese accessibile a tutti quell'idea. Questa visione è certa-
mente ottimistica e si distingue moltissimo, come già il Kallab ha
messo in evidenza, dal modo in cui per es. un Machiavelli considera
il tempo presente come una grande decadenza dall'età aurea della
libertà e dignità repubblicana. Pure bisogna qui subito ricordarsi
■della filosofia cristiana della storia fin dal tempo di Agostino, di cui
parleremo ancora più avanti, la quale contrasta coll'antico pessimismo
pagano per la sua fede in un progresso assoluto, sebbene proiettato
in una lontananza indefinita. Per il Vasari il presente è l'epoca che
ha prodotto il più grande artista ancora vivente di tutti i tempi e
paesi, culmine e corona ; abbiamo già ripetuto più volte che la prima
edizione trova la sua conclusione imponente ed armoniosa nella de-
scrizione dell'opera di quest'unico grande. Naturalmente si intuisce
il pensiero epigonico della discesa inevitabile, dopo questa meravi-
gliosa rivelazione.
Il Vasari ha certamente tolto dagli antichi pensatori l'immagine
della crescenza e della fioritura, presa a prestito dalla natura orga-
nica, che sta alla base di queste sue idee; scrittori popolari romani,
tome Floro e Velleio Patercolo, l'avevan già usata come paragone
nella vita delle nazioni e degli stati ; aveva già trovato da tempo ap-
plicazione anche nella critica stilistica letteraria, nelle raffigurazioni
di una latinità aurea, argentea e bronzea (qui però in forma di « pes-
simismo » crescente). Ma, da quel che possiamo vedere, lo sviluppo