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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 13.1910

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Fasc. 3
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24136#0265

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MISCELLANEA

223

« vese, per il quale la figura di Cristo come quella
« degli angeli dimostrano forme troppo magre ».

Questa osservazione però non ci fa meraviglia, per-
chè ogni volta che lo Schmarsow vuol togliere un
quadro a Melozzo, accusa le figure di troppa ma-
grezza non prendendo in considerazione di Melozzo
altro che le figure più sviluppate e più maestose del
suo ultimo tempo.

Portiamo intanto a confronto il Cristo Giudice con
altre figure delle opere più certe del Forlivese, co-

mare borsette triangolari assai caratteristiche. E se
noi prendiamo in esame i piedi della figura di Cristo
Giudice, specialmente il destro, vedremo che esso è
uguale a quello di Cristo in Gloria sia nel modellato,
sia nella forma e nella movenza del pollice alquanto
grosso e un poco volto in su. Questi segni caratte-
ristici dei piedi si ritrovano anche nella figura di San
Sebastiano del quadro della Corsiniana.

Un altro confronto assai importante ci sembra
quello della mano destra alzata in atto di benedizione

Melozzo da Forlì : Affresco sopra il monumento Coca. Roma, Santa Maria sopra Minerva.

minciando con una delle principali, quella del « Cri-
sto in Gloria » del Quirinale.

Sebbene le due figure non offrano una grande so-
miglianza tipica, noi tuttavia non avremo difficoltà di
ammettere un analogo legame nel sentimento gene-
rale tanto più che la concezione in ambe le opere è
di una medesima originalità, e rivela l’arte di saper
dare nuova vita ai soggetti in apparenza più usati.
Il modo poi di disporre i panneggiamenti, di rendere
la pesantezza della stoffa accenna al medesimo artista:
sì nell’uno, come nell’altro manto di Cristo, le pieghe
sono ampie, con solchi profondi e di una plasticità
veramente scultoria.

In ambe le composizioni queste pieghe s’aggrup-
pano riccamente sul davanti, con la tendenza a for-

del Cristo della Minerva con quella medesima di San
Marco Papa.

La costruzione e l’ombreggiatura di questa mano
si rivela in tutto simile. Si paragonino le giunture
del mignolo piegato in giù, dalle nocche fortemente
marcate: particolarità che si trova ripetuta con la
stessa intensità nell’ima come nell’altra opera, no-
nostante l’ostacolo del guanto nella mano del Pon-
tefice.

Ma siccome la prudenza non è mai troppa quando
si cerca di stabilire i caratteri di una composizione,
come quella in questione, io propongo di esaminare
anche gli angeli del dipinto della Minerva, scegliendo
per il nostro confronto quello più tipico alla maniera
del forlivese, che si vede al lato destro del dipinto,
 
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