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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Venturi, Adolfo: Scelta di rari disegni nei musei d´Europa
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0025

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SCELTA DI RARI DISEGNI NEI MUSEI D’EUROPA

Disegno ormai ben noto di Giambellino nel periodo mantegnesco è lo studio di
quattro Santi nella Galleria del duca di Devonshire a Chatsworth (fig. i), riconosciuto
dal Richter che pose con la sua attribuzione un fondamento alla raccolta dei disegni
dell’umanissimo pittore. Il marmo del Mantegna s’intenerisce, nel disegno di Chatsworth,
al multiplo gioco dei riflessi tra l’ombra, che movon l’aria intorno ai volti; le forme si
allungano e si restringono, le mani poggiate sui volumi vibrano sensitive e una mitezza
pensosa succede alla grandezza augusta delle immagini di Andrea. È il momento in cui
Giambellino dipinge il Transito del Prado, lasciando entrare per l’ampia apertura sulla
laguna l’aria che sospinge pallidi cirri nel cielo crepuscolare e muove ombre e luci sulle
vesti alluminate d’oro, sui volti dolenti. San Giovanni, con la grazia delle lunghe anella,
si ripete dal disegno del duca di Devonshire al quadro del Prado.
Più tardo è un altro studio di Giambellino, ancora ignoto nella Galleria degli Uffizi.
Figura S. Girolamo penitente (fig. 2) in piedi, poggiato a una roccia sopra un fondo di col-
line arborate. Il Santo s’innalza gigante sul paese, ma una rassegnata e dolce stanchezza
tien sospeso il braccio armato del sasso mentre gli occhi si chinano verso il crocefisso:
l’asceta feroce contro sè stesso, animato d’eroico fanatismo, quale solevano rappresen-
tarlo i padovani e i ferraresi, diviene un vecchio pensoso e mite, abitatore non di uno
squallido paese, ma di un angolo di terra ridente e animato. Filari di alberi coronano
la collina dominata da un castelluccio, e verso quel ninnolo turrito, da una minuscola
città, mondo pittoresco veduto al microscopio, sale una strada cinta di mura e di castelli.
Simili paesi si vedono nel primo quadro compiuto da Giambellino sotto l’influsso di
Piero della Francesca, l’ancona di Pesaro, e particolarmente nella veduta campestre che
s’apre dietro lo schienale del trono; la figura, per il sicuro e largo modellato, subito ri-
chiama le immagini di Santi in quell’ancona e il San Pietro Martire della chiesa parroc-
chiale di Monopoli, di poco antecedente. Il segno, marcato e fitto nel foglio di Chatsworth,
varia di consistenza e di spessore, dal fondo minuto alla testa dolcemente ombrata, ai
panneggi indicati appena da un tratto rado e tremulo, aderenti alla forma di cui seguono
e commentano con estrema facilità la posa, proprio come si vede nel San Giuseppe della
Natività di Pesaro. La delicatezza del segno è estrema, nel contorno tremulo che appena
suggerisce la roccia e nei tratteggi che variano l’intensità della luce sulla soleggiata cit-
tadina ai piedi del colle animato di mobili ombre, la testa curva e i riccioli della barba,
fiocchi vaporosi come quelli del San Girolamo, candido vecchierello inginocchiato da-
vanti alla croce nella predella dell’ancona di Pesaro. Il colore delicato e trasparente,
l’atmosfera mossa da fiochi lumi e da ombre leggiere, consueta alle pitture di Giambel-
lino, trovano rispondenza intiera nel segno tremulo e sensitivo che immerge la testa
del San Girolamo in un’aria dolcemente agitata da riflessi.
Sebbene sia già noto, vogliamo riprodurre su queste pagine uno dei pili rari disegni
del Quattrocento veneto: una cerimonia sacra di Gentile Bellini (fig. 3), nel castello del
duca di Devonshire a Chatsworth, schizzo rapidissimo a penna e matita rossa, che sembra
per un prodigio trasportarci dal Quattrocento nel mondo impressionistico. Si snoda il
serpe del corteo con le immagini tese, lunghe e rettilinee dei magnati veneziani, a
noi ben note dai quadri di Gentile, sfilano le figurine compassate e rigide, ma le chiazze

L'Arte, XXIX, 1.
 
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