Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

DOI Artikel:
Scrinzi, Alessandro: Bartolomeo Bellano
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0286

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
BARTOLOMEO BELLANO

Da « magister Belanus aurifex quondam ser
Johannis civis et habitator Paduae in centrata
vadicrissorum » e da Anna., di cui ignorasi il ca-
sato, nacque Bartolomeo forse qualche anno in-
nanzi il 1435.1
« Patavus » lo dice l’iscrizione apposta alla sta-
tua di papa Paolo II, innalzatagli dai Perugini
nel 1467; ma probabilmente lombarda era la sua
famiglia, la quale trasse forse origine dall’omonimo
paese della regione comasca, culla tradizionale di
numerosi e valenti artefici.
L’anno di nascita si può determinare con una
certa approssimazione tenendo presente la po-
stilla fatta dal magistrato al documento del 1451,
con cui l’orefice Bellano viene esonerato da ogni
imposta.2 3 Ma se in quell’anno Bartolomeo era
considerato ancora « picelo », non si deve dimenti-
care il fatto che dieci anni dopo egli aiutava già
Donatello nel lavoro dei pergami di S. Lorenzo.
Tale collaborazione, affermata dal Semrau e dal
Venturi, appare pienamente comprovata, se non
da documenti scritti, dallo stile di alcuni bassori-
lievi del tutto simile a quello delle opere successive
del Bellano.3
Nel 1465 il padre, prima d’intraprendere un
viaggio ad Assisi, fece testamento lasciando eredi
di tutti i suoi beni i figli Bartolomeo e Maria. Nes-
sun’altra notizia di qualche interesse offrono i
documenti sulla giovinezza dello scultore.
Il Vasari nella prima edizione delle Vite (1550)
ne sottace perfino il nome; nella seconda così ne
scrive: « ...infiammato dalle molte lodi che sentiva
dare a Donato scultore fiorentino che allora lavo-
rava in Padova, e dal desiderio dell’utile che me-
diante l’eccellenza dell’opere viene in mano de’
buoni artefici, si acconciò con esso Donato per im-
parar la scultura, e vi attese di maniera, che con

1 Cfr. il testamento dell’orefice Bellano nell’Arch. Not.
di Padova, Lib. I. Abbreviai. Francisci a Sancto Daniele
not., 1451-1465, c. 376.
2 La postilla, già nota, dice: « Posto in niente per esser
povero et con una man guasta e per aver fioli sie piceli e
una madre vechia al lecto ».
3 Semrau Max, «Bartolomeo Bellano von Padua», in Do-
natellos Kanzeln in San Lorenzo, 1891.

lo aiuto di tanto maestro conseguì finalmente
l’intento suo, onde prima che Donatello partisse
di Padova finite l'opere sue aveva tanto acquisto
fatto nell’arte, che già era in buona aspettazione
e di tanta speranza appresso al maestro che me-
ritò che da lui gli fussero lasciate tutte le masse-
rizie, i disegni, e i modelli delle storie che si ave-
vano a fare di bronzo intorno al coro del Santo in
quella città. La qual cosa fu cagione che partito
Donato, come si è detto, fu tutta quell’opera pub-
blicamente allogata al Vellano nella patria con
suo molto onore... ».*
Pur accogliendo con molta cautela le notizie
tramandate dal Vasari, specialmente quelle su
artisti con cui egli non ebbe dimestichezza, e ri-
pudiando nel caso particolare quelle riferentesi
ai supposti disegni e modelli donatelliani per le
storie del Santo, sembra ragionevole l’ipotesi che
nella bottega del grande scultore fiorentino en-
trasse veramente Bartolomeo ove si consideri,
oltre il carattere della sua arte, che per quanto
modesta rimane pur sempre nell’ambito donatel-
liano, il fatto che nel 1461 egli collaborava ai per-
gami di S. Lorenzo.
Il 5 novembre 1466 il Consiglio dei Priori e
Camerlenghi delle arti di Perugia avendo deli-
berato di innalzare una statua a Paolo II Barbo,
dopo di aver ottenuto l’assenso pontificio all’at-
tuazione di tale progetto, affidò l’esecuzione del-
1’ opera a « Bartolomeus alias Bellanus de Flo-
rentia ».2
Questo appellativo, apparso molto oscuro al
Mariotti ed al Rossi, 3 si spiega ragionevolmente,
senza bisogno di pensare a possibili errori nei do-
cumenti, ammettendo una più o meno lunga di-
mora dell’artista in codesta città.

1 II cognome dell’artista, alterato dal Vasari, venne rista-
bilito nella sua esatta grafia dal Cecchetti (« Saggio di co-
gnomi ed autografi di artisti in Venezia », in Arch. Ven.,
N. S.. t. XXXIV, 1887), che pubblicò per primo parte del
suo testamento.
2 Mariotti, Lettere pittoriche, pag. 113 0 segg.
3 Rossi Adamo, « Documenti intorno alla statua dai
Perugini innalzata a Paolo II0 etc. », in Giorn. di erudiz.
artistica, voi. Ili, pag. 81 e segg., Perugia, 1874
 
Annotationen