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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Venturi, Adolfo: Capolavoro d´Antonio Pollaiolo nella Galleria Nazionale di Londra
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0080

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CAPOLAVORO D ANTONIO POLLAIOLO
NELLA GALLERIA NAZIONALE DI LONDRA

In quel grande emporio d’arte che è la Galleria Nazionale di Londra, porta l’attri-
buzione alla scuola del Verrocchio un quadro che riflette, come le opere di Sandro
Botticelli, raccolte nelle vicine sale, il massimo splendore raggiunto dall’arte fioren-
tina sulla fine del Quattrocento: Tobia e VAngelo. Le due figure si elevano giganti sul
paese piano, chiaro di toni, corso dalle acque di un fiume: l’Angelo quasi raggiunge
con la biondissima testa e col nimbo di cristallo il margine superiore del quadro. E
subito il contorno arrovellato, tutto angoli e curve nervosamente tronchi, le articola-
zioni dei polsi, che si flettono sin quasi a spezzarsi, l’elasticità scattante del passo e del
gesto, ci rivelano il nome del grande scultore, pittore, orafo, che, con Filippo Lippi, fu
maestro a Sandro Botticelli. La mano di Tobiolo, passando sotto il braccio dell’Angelo,
si tende ad arco, e tutta la personcina snella vibra nel passo: il manto cilestre si dibatte
al vento, la sciarpa si torce come coda di delfino che sferzi l’onda; anche i riccioli
schioccano dalla fronte del bellissimo fanciullo in fischianti serpentelli. Ogni linea riflette
la nervosa vitalità della linea di Antonio: i peli che ondeggiano e s’increspano, viventi
uno ad uno nella massa del cagnolino di bianca seta, leggiera e fremente, gli acuti
gomiti del fiume e delle strade, persino le erbe uncinate, che s’incurvano con flessibilità
di penne, aggrappandosi ai sassi vitrei e preziosi. Con la linea vibra la luce, com-
mentando ogni segno, ogni rilievo, coi riflessi di metallo o di vetro, coi rapidi guizzi.
L’orafo di genio, il disegnatore d’arazzi, che ci ha dato i meravigliosi tessuti del-
l’Opera di Santa Maria del Fiore, si rivela nella ricchezza dei fregi che ornano il manto
rosa dell’Angelo, nelle marezzature argentee del raso, nel ricamo condotto filo per
filo, a gradazioni sottilissime di rilievo e di colore, dalla ruggine all’oro, sulle bianche
maniche dell’Angelo. Dalla manica di velluto amaranto che stringe il braccio di Tobiolo,
i fili aurei del ricamo, intrecciati con arte di perfetto arazziere, traggon faville come
dal damasco di Apollo e dal velluto verde di Dafne, nel quadretto della Galleria di
Londra: la sciarpa, dello stesso tono rosso amaranto, è traversata da serpentine righe
verdi e oro, proprio come quella che s’arrotola intorno alla cintura di un arciere nel
terzo quadro della Galleria Nazionale londinese, appartenente ad Antonio Pollaiolo: Il
martirio di San Sebastiano. Nessun particolare sfugge all’energia della linea di Antonio e al
suo cesello di orafo; nò i fili increspati e soffici dell’orlo di pelliccia che adorna la giornèa
dello snello Tobiolo, nè i cordoni di chiara seta sulla testa dell’Angelo, nè le scaglie sfa-
villanti del pesce, o l’occhio incastonato come gemma entro l’orbita rilucente. Tutto
diviene prezioso al passaggio delle due immagini di eleganza e di giovinezza: la roccia
ha vene di cristallo, i sassi appaion trasparenti e lievi, perle rosee e opaline sull’aridità
del piano. Nelle ali tricolori dell’Angelo brilla tutto lo splendore dell’oro e delle gemme.
Mai altrove l’indomita energia del pittore delle Forze d’Èrcole si alleò così sponta-
neamente, come in questo quadro, alla eleganza del profilo muliebre da lui segnato sul
fondo cilestre del ritratto Poldi Pezzoli: vibrano i gentili lineamenti di Tobiolo, che
fissa, sospeso il respiro, il volto della sua guida; alla forte testa dell’Angelo i riccioli di
pallida seta formano aureola di bellezza.
 
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