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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Labò, Mario: Studi di architettua genovese, la villa Battista Grimaldi a Sampierdarena e il Palazzo d´Oria in "Strada Nuova"
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0079

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STUDI DI ARCHITETTURA GENOVESE

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Dei due tipi di colonne accennati, sono allegati gli schizzi, quotati (ciò che permise
di fare il confronto delle misure), e firmati distesamente: fatto alti 6 di settembre 1564 fea.
mano di me Jo: Bapta de Castello pictor di Bergamo, di mano propria. Tanti particolari sem-
brano messi apposta per evitarci qualunque incertezza. Si tratta proprio di Giambattista
Castello detto il Bergamasco.
Che a lui, che si firmava pittore ma esercitava, ed attivamente, anche l’architettura,
si chiedessero semplicemente le misure di colonne per marmai praticissimi, che colonne
qualunque avrebbero saputo fare senza bisogno di consigli, non parrà credibile a nessuno.
Se ne dava egli le misure, e ne stabiliva il numero, è perchè aveva divisato dove met-
terle; è perchè aveva fatto egli il progetto, o, come si diceva allora, il modello, del palazzo.
Il contributo di Andrea accertato dall’Alizeri cui accennammo si limita in un ca-
mino, ch’egli fece eseguire dallo stesso Bergamasco (il quale verosimilmente si occupò


Fig. 3. — Palazzo D’Oria: Pianta del piano nobile
(dal Rubens).

soprattutto del modello) e dallo scultore Gio. Giacomo Baracca detto il Valsoldo (che con
tutta probabilità ne fu il materiale esecutore). E siccome esso fu eseguito fra il 1562 e
il '64, bisogna pensare che Andrea Spinola lo abbia ordinato per proprio conto, mentre
si proponeva di costruirsi un palazzo insieme col fratello; e vi abbia poi rinunziato quando
a questi cedette l’intera proprietà del palazzo medesimo.
Ad ogni modo, esso avvalora il nostro documento, poiché dimostra che, anche
prima di affidargli il modello del palazzo, questi Spinola erano in rapporti col Berga-
masco.
Concludendo, osserviamo che le nostre ricerche, rivendicando al Bergamasco palazzo
D’Oria, conducono ad un curioso ed inatteso risultato. Questo, che mentre la Strada
Nuova era considerata una volta retaggio quasi esclusivo dell’Alessi, oggi il Bergamasco
vi acquista una parte importantissima. Infatti, egli può vantarvi ben tre palazzi, il
Carrega-Cataldi (n. 4), il Podestà (n. 7), ed ora anche il D’Oria; e così diversi uno dal-
l’altro, da attestare una ricchezza d’inventiva degna di nota anche in tempi famosi
per la fertilità delle fantasie.

Mario Labò.
 
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