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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Pittaluga, Mary: Opere del Tintoretto smarrite o di malsicura identificazione, [1]
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Bollettino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0065

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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

I - Teorie sull’arte, sulla storia e critica artistica,
sulla pedagogia artistica. Ricerche tecniche.
Storie generali, lessici artistici.
Pettorelli (Arturo), Il Bronzo e il Rame nel-
l’arte decorativa italiana (225 tavole, riproduzione
in parte inedita di opere dal periodo etrusco
all’epoca moderna). Testo esplicativo, studio sulla
tecnica fusoria e saggio bibliografico. Lìrico
Hoepli, Milano.
Il testo esplicativo, dopo un saggio bibliografico raffaz-
zonato da chi non ha confidenza con la letteratura artistica,
è veramente di uno schematismo rapido ed elementare sui
bronzi etruschi e romani, paleocristiani e medioevali, della
Rinascenza e del Cinquecento, del Seicento e del Settecento,
neoclassici e moderni. Dopo questo, l’A. parla de « La tec-
nica fusoria del bronzo ». Ora il libro, serie di saggi di scul-
ture in bronzo e in rame, senza un criterio storico, senza
classificazioni di sorta, non potrebbe servire se non agli isti-
tuti d’arte applicata all’industria; ma, per essi, converrebbe
fare una raccolta secondo criteri! didattici e tecnici con or-
dine speciale di cose, con una scelta delle più rare, con parti-
colari che mettano in evidenza il valore della fattura artistica.
Si è molto lavorato in questi ultimi anni, a mettere in luce,
a classificare, placchette, medaglie, piccoli bronzi. Sopra
questi ultimi, Guglielmo Bode ha composto grandi volumi
in folio. Ora di tutto questo lavoro dovrebbe profittare la
scuola d’arte in un senso, quella di storia dell’arte nell’al-
tro. Il libro che abbiamo sott’occhio è un libro di figure, ben
riprodotte, ma non particolarmente utili alle due scuole.
Peccato, perchè vi son profuse tante nobilissime cure edito-
riali O. M.
III. - Arte romanica.
Eugenio Oliviero. Il castello e la Casa forte di
S. Giorio in Val di Susa. Torino, Fr. Bocca 1925.
Un accurato e attento studio sul castello di Giorio in Val
di Susa, rappresentante ancora, nello stato ruinoso in cui
oggi si trova uno dei più importanti nuclei rimasti di forti-
ficazioni medievali del Piemonte. Infatti pari all’importanza
storica del castello è quella architettonica, essendo questa
costruzione un completo esempio di castello, ricetto e forti-
ficazione medievale, con tutti i mezzi escogitati dagli archi-
tetti per la difesa quando l’assalitore non disponeva ancora
di mine e di cannoni, nè trascurabile chè gli architetti sep-
pero raggiungere effetti artistici di primo ordine. Dopo aver
accuratamente studiato muro per muro, quasi pietra per

pietra, con l’aiuto di una importante serie di documenti.
L’A. giunge a concludere che la storia architettonica del
castello di S. Giorio e della sua Casa forte va dal 1000 a
tutto il sec. xii con insignificanti modificazioni apportate
nel '500 e nel ’óoo. „
13. o.
A. Kingsley Porter, Romanesque sculpture of
thè pilgrimage roads, in ten volumes. Boston,
Marshall Jones Company, 1923.
L’A., al quale già dobbiamo un’opera ben meditata sulla
architettura lombarda, ci presenta in un denso volume i
resultati delle sue ricerche intorno alla scultura romanica,
dopo avere studiato il complesso problema mediante la co-
noscenza e l’esame diretto dei monumenti e con l’aiuto di
uno scelto materiale, in gran parte inedito che, in 1527 ta-
vole raccolte in altri nove volumi, viene a formare un pre-
zioso corpus, un indispensabile strumento di lavoro per chi
si accingerà a seguire un tale campo di studi. E sebbene
il libro tratti della più elevata produzione romanica di
Francia e di Spagna, tocca spesso questioni della nostra
scultura medioevale: ciò che lo rende di più vivo interesse
per noi.
Premettiamo avanti di addentrarci in un esame del vo-
lume, che la tendenza a ringiovanire i monumenti, invalsa
nella critica più recente, ha finito col dar luogo ad una con-
fusione che sfugge forse a chi si occupi di un singolo argo-
mento, ma che appare ben chiara a chi abbracci, con lar-
ghezza d’indagine, l’intero orizzonte. La fioritura romanica
si fa iniziare di solito col secolo xn; ma, quando notizie certe
di tempo più antico vengono in nostro aiuto e non contra-
stano con l’esame dello stile, perchè non datare i monumenti
in base ad esse, anziché secondo un’arbitraria valutazione
estetica tanto più fallace nel periodo che studiamo? Basta
citare per convincerci della possibilità di errore anche da
parte dei più esperti, un singolo caso: il Bertaux giudica
della fine del secolo xi l’ambone di Canosa di Puglia fir-
mato da un maestro Acceptus; il Wackernagel scopre poi
i frammenti di altri due pulpiti della stessa arte, uno a Si-
ponto ed uno a Monte S. Angelo, dei quali il secondo col
nome dell’artefice e la data 1041; ed ecco arretrata di circa
mezzo secolo una attività scultoria eccellente. D’altra parte
opere sicuramente riferibili al secolo xi ci stupiscono per la
loro perfezione tecnica e la loro evidenza plastica non solo
se condotte nelle arti del metallo, ma anche nella scultura
in pietra, come la lastra tombale con la stilizzata figura di
S. Isarno (1048) già in S. Vittore ed ora nel Museo Borély
di Marsiglia; i rilievi del portale di S. Emmeran a Regens-

L’Arte, XXIX, 6.
 
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