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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Scrinzi, Alessandro: Bartolomeo Bellano
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Sinibaldi, Giulia: Guglielmo di Marcillat: pittore di affreschi
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0305

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GUGLIELMO DI MARCILLAT
PITTORE DI AFFRESCHI

Gli affreschi di Guglielmo de Marcillat nella
cattedrale aretina, considerati opera non riuscita
all’effetto, da chi modernamente scrisse o di pro-
posito o per incidenza sul pittore vetraio, non fu-
rono inquadrati, rispetto alle qualità d’arte, nel-
l’altra produzione sua. 1 2 3 1 Se ne ostacolava, in tal
modo, la comprensione. Messi in rapporto con
le vetrate del maestro, alcuni di essi mostrano
quanto di efficace e di artistico egli fosse capace
di produrre, altri a quanto di freddamente razio-
nale egli intendesse; l’opera dà, cioè, la possibilità
di comprendere il suo programma aprioristico più
che non possano le vetrate, dove l’arte la vince
sempre bellamente su quello. Per le sue qualità
positive, poi, essa, anche perchè appartiene all’ul-
timo periodo, che è il migliore, dell’attività del
Marcillat, ha importanza; la più tarda parte spec-
chia in vero gli estremi sviluppi delle sue pitture
su vetro, il risolversi dell’intimo lavorio nell’espres-
sione perfetta.
Il pittore francese venne a Roma per dipingere
a papa Giulio II vetrate in Vaticano, 2 * 4 già godendo,
secondo la verisimile affermazione vasariana, fama
di bravura nell’arte sua. Del resto non era più
molto giovine. 3

1 Girolamo Mancini, Guglielmo de Marcillat, Firenze,
Carnesecchi, 1909, pag. 39-40; Alessandro del Vita, Il
Duomo di Arezzo, Milano, Alfieri e Lacroix, 1914, pag. 63, 64.
Entrambi gli scrittori notarono che la pittura del Marcillat
migliora in progressione di tempo.
2 Vasari, Le Vite, Sansoni, Firenze, IV (1879), pag. 418-
419. Tale notizia si ritiene confermata dalla seguente nota
di pagamento dei registri papali: « 1510 junii 8: Ducatos 107,
et bononienses 5 similes, de mandato sub die xxi aprilis
magistro Guilelmo Franazo (Francesco?) vitrario prò non-
nullis rebus expositis in fabricatione fenestrarum et vi-
treatarum palatii apostolici numeratos sibi ». (Mancini,
op. cit., pag. 12, n. 4).
Il Vasari dice che una vetrata esisteva ancora ai suoi
tempi nella stanza della Segnatura.
3 II Muntz fece l’ipotesi che il Marcillat venisse a Roma
nel 1506 (Mancini, op. cit., pag. 4, n. 2). La prima data
documentata della dimora del pittore a Roma è quella del
19 ottobre 1509, di cui s’iscrive la bolla papale, che gli con-

Nel 1515 4 lasciò Roma per Cortona, dove
andò a lavorare per Silvio Passerini e dove rimase,
pure assentandosi parecchie volte, una delle quali
per recarsi a Roma, fin verso il termine del 1518.
Dopo un soggiorno a Roma, durante il quale spesso
andò in Arezzo, qui si stabilì dalla metà del 1520
e stette, poche volte allontanandosene per breve
tempo, fino alla morte.
L’ultimo giorno dell’anno 1520 ebbe dall’opera
del Duomo di Arezzo l’incarico di decorare di pit-
ture le volte delle prime tre campate della nave
maggiore della cattedrale. Assolto il compito nel
maggio del 1525,5 gli fu allogata verso la fine del-
l’anno seguente la decorazione di sei volte nelle
navate laterali: ne condusse, però, una sola.
Tali dipinti sono le sole cose a buon fresco con-
servate e note del pittore vetraio.6
Sebbene egli non fosse propriamente nuovo alla
pittura a buon fresco, tanto poco l’aveva speri-

cede di passare a altro ordine monastico. Tale grazia, in-
dice di una speciale benevolenza del pontefice, fa pensare
che il maestro vetraio avesse già operato al servizio di lui.
« Continuo familiare del papa » egli è poi chiamato in un’al-
tra bolla del 15 febbraio 1510, per la quale ricevè una se-
conda concessione (Mancini, op. cit., pag. 16, 17).
Scrive il Vasari che il Marcillat morì di sessantadue anni
nel 1537: si sa che invece l’anno di morte fu il 1529. Il Va-
sari, tuttavia, che lo conobbe bene, poi che l’ebbe maestro,
poteva, scrivendo a distanza di alquanti anni, sbagliare
la data della morte; impossibile mi pare che la memoria
non gli conservasse l’età dell’artista, almeno approssima-
tiva. Se questi morì di oltre sessant’anni nel 1529, era, ve-
nendo a Roma, sulla quarantina.
4 Da quest’anno s’iniziano i registri del Marcillat. Per
la cronologia trattane vedi Mancini, op. cit.
5 Le date dell’inizio e del compimento del lavoro in
ognuna delle tre volte sono rispettivamente: 13 giugno 1521,
27 settembre 1522, 6 aprile 1523, 15 aprile 1524, 24 luglio
1524, 17 maggio 1525. (Mancini, op. cit., pag. 81).
6 II primo gennaio 1523 il Marcillat accettò di dipingere
una cappella nella chiesa di S. Francesco in Arezzo. L’opera
gli fu pagata il 15 febbraio 1525 (Mancini, op. cit., pag. 53
e 85).
Delle pitture oggi esiste soltanto un resto sbiadito.
 
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