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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Venturi, Adolfo: Per Antonio Pollaiolo
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0217

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PER ANTONIO POLLAIOLO

Abbiamo già parlato di un quadro di Antonio Pollaiolo, nascosto sotto la designazione
di Scuola de] Verrocchio nella Galleria Nazionale di Londra: Tobia e l’angelo. Il ricono-
scimento di questa pittura rese più facile l’attribuzione al grande scultore di un’ammirabile
statuina in terracotta e di un quadro raffigurante la Madonna col Figlio (fig. i), ambedue
attribuiti ad Andrea Verrocchio nel Museo Federigo a Berlino. Non conosciamo pitture
certe del Maestro di Leonardo se non il Battesimo di Cristo, dipinto in collaborazione
ol discepolo, ma in quest’opera la forma ossuta del Battista e il volto scialbo dell’angelo
dii grossi occhi a fior di pelle, se hanno in comune con le immagini del quadro di Berlino
la rotondità dei lineamenti, non ne rispecchiano l’incisiva sottigliezza dei contorni
arcuati e vibranti. Lo stesso confronto può ripetersi con la Madonna scolpita dal Verrocchio
mi Museo Nazionale di Firenze e col ritratto muliebre a matita nella Raccolta Malcolm
dii Museo Britannico. Nel quadro di Berlino i lineamenti sono rotondi, rotonde le pal-
pebre, come nel disegno del Verrocchio, ma contornate da un orlo metallico; le labbra
sono a festoni, molli nel disegno, guizzanti nel quadro; dei capelli, sciolti e ondati a Londra,
mossi dall’aria a un leggiadro arruffio, appena si scorge, nel quadro di Berlino, dietro il
puro cristallo del velo, una spirale metallica; il colore, nel Battesimo ombrato, è nella
Madonna limpido e puro, tutto penetrato di luce; infine il paese, irregolare e pittoresco
per giochi d’ombra nel quadro Uffizi, anche nella parte a sinistra, opera esclusiva del
Verrocchio, nel quadro del Museo Federigo si stende piano, ben delimitato da qualche
altura nei suoi confini, diviso per strie parallele d’alberi, in una di quelle visioni pano-
ramiche predilette dallo scultore, pittore, orafo Antonio Pollaiolo. Quel paese definito
da precisi termini geometrici trova il suo naturale completamento nelle due parallele
segnate dai piani marmorei del parapetto di un terrazzo e del bancale che forma piedi-
stallo a Gesù; tra quei due limiti si eleva il gruppo divino benedicente la terra. L’ombra
non vela la meravigliosa trasparenza delle carni, d'incorruttibile cristallo, e nella luce
che forma la sostanza dei volti verdognoli sfiorati appena di roseo, un orlo di luce più
intensa affila il contorno della guancia, il contorno del polso e della mano. Un velo,
meraviglioso ornamento, raccoglie l’immacolato chiarore del volto di Maria e lo ravviva
con incisi riflessi argentini.
Rigida s’innalza la Vergine nella solidità adamantina della forma, ma quella rigi-
dezza è sorretta dall’elastica fibra delle creature di Antonio Pollaiolo, da un’energia tanto
più pronta allo scatto quanto più contenuta. La mano forma angolo col polso, alla ma-
niera pollaiolesca, e il pollice a contrapposto s’inarca; le pieghe del manto son cuspidate;
le pieghe della veste, con frequenti ammaccature e spigoli di continuo interrotti, mar-
tellate in lamina metallica da una mano rapida e nervosa, imprimono incessanti vibra-
zioni alla stoffa. Oscillano, a cagione di questa mobilità di linee e di superfici, luci rosa e
ombre vermiglie sulla veste rossa; il manto azzurro lascia scorgere, dilagando sul parapetto,
un risvolto di velluto verde olivo, su cui più viva risplende la fiamma della rossa sciarpa.
Orafo di genio, come nei quadri di Londra, Antonio Pollaiòlo tesse ricami leggieri sul
fondo rosa gemmato di una manica, sul fondo rosso di una sciarpa, simile a quella del
Tobiolo di Londra e di un arciere nel Martirio di San Sebastiano; compone un suntuoso col-
lare di perle, d’oro e gemme a Maria; forma del velo biancazzurro, a fitte pieghe argentine,
un meraviglioso serto di cristallo. La cintura, rete di ricami d’oro su fondo verde, rotonda
 
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