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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Pittaluga, Mary: Opere del Tintoretto smarrite o di malsicura identificazione, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0062

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OPERE DEL TINTORETTO SMARRITE
O DI MALSICURA IDENTIFICAZIONE <•>

GIÀ IN VENEZIA
Chiese.
S. Angelo. — Dio Padre: è ricordato solo
dalla Cronaca, nell’edizione del 1793, come esi-
stente in sacrestia. Opera di tal soggetto il Thode
ricordava nei magazzini della Pinacoteca di Ber-
lino, proveniente dalla raccolta Solly. fiRep. f.
Kunstw. XXIV, 1901, 440).
S. Anna. — Augusto e la Sibilla Tiburtina:
Borgh. 451 la dice nella Chiesa; Rid. II, 9, nella
Scuola, dove nel Seicento l’opera sarebbe stata tra-
sportata. La chiesa fu distrutta nel 1634 Per desi-
derio della Madre Gabriella Marcello, che voleva
farla ricostruire a sue spese (Mart. 23, 24). Il
Baldinucci nel 1770 descrive ancora l’opera in
Sant’Anna (VI, 357); non però lo Zanetti (1771),
nè il Forestiero illuminato (1796). Il Thode (Rep.
/. Kunstw. 1901, XXIV, 440) ricorda una lettera
di Marietta Robusti al cav. Gaburri di Firenze,
in cui si fa menzione di una stampa del padre
G. A. Lorenzirii da una Sibilla del Tintoretto. Da
questo spunto, egli crede di poter giungere ad una
conclusione: poiché il Lorenzini riordinò la rac-
colta del Granduca di Toscana, nel 1699, questo
quadro potrebbe tuttora trovarsi in una delle gal-
lerie fiorentine, e precisamente a Pitti, dove si
identificherebbe col n. 257, rappresentante la
Sibilla Tiburtina ed Augusto, ascritta a Boni-
facio. Ma l’ipotesi è del tutto infondata. Mi chiedo,
anche, come Marietta ha potuto sapere di una
stampa del Lorenzini, il quale visse fra il 1665 e
il 1740.
Il Boschini (p. 158) ricorda in questa chiesa una
copia in ricamo della Crocifissione della Scuola di
S. Rocco, eseguita da Ottavia e Ferina Robusti,
religiose nel monastero di S. Anna; copia che ora
(*) Il presente elenco integra il catalogo delle opere
sicure e di collaborazione, annesso al volume II Tintoretto,
Bologna. N. Zanichelli, 1925.
Par ovvio ricordare che, per i quadri smarriti, non si
hanno elementi di giudizio intorno alla validità dell’attri-
buzione: si cita sulla fede dei vecchi scrittori.

si trova nella Galleria di Vienna; è datata, 6 aprile
1*609 a Venezia. La stessa notizia è data da un
documento del Museo Correr (cod. Gradenigo
1791 II, carta 67).
S. Apostoli. — Sette storie di Apostoli: Mart.,
150: «alcune disegnate e principiate da I. R. Tin-
toretto, ma per la sua morte poi tutte terminate
da Domenico »; Bosch., 433, le attribuisce sen-
z’altro a Domenico, e le dice poste su una cornice;
Cron. 323, come Mart. Sulla fine del Settecento
scomparvero dal luogo. Zanetti e Forestiero illu-
minato non le nominano più.
S. Benedetto. — La Vergine e Santi: Sans.,
46; Borgh., 451; Rid. II, 9: « ma, essendosi rin-
novata quella chiesa furono levate le pitture e
alcune solamente rimesse »; fra queste, di Tinto-
retto, soltanto i pannelli dell’organo, (oggi agli
Uffizi e ad Amsterdam, raccolta Lanz). Di questa
pala, nè della seguente, nessuno parla più, se non
il Baldinucci (VI, 357), il quale, tuttavia, non è
per gli artisti veneti fonte attendibile, citando
spesso su testimonianze di molto anteriori.
La Natività: Sans., 46: « et dipinse nella Cap-
pella Contarina... il presepe »; Borgh., 541; La
cappella Contarmi fu innalzata da Domenico Con-
tarmi nel 1520 e ricostruita nel 1572 da Angelo
Contarmi. Il Thode [Rep. f. Kunstw., XXIV, 1901,
441) suppone che questo quadro dovesse esser col-
locato nel 1572: ciò contrasterebbe, nondimeno,
con i vecchi scrittori che dicono queste opere tutte
giovanili.
S. Cassiano. — I Santi Cassiano e Cecilia:
Borgh., 521; Zan., 155; Galliccioli, VI, 200: sta-
vano sull’arco della cappella a sinistra dell’altare
maggiore ed erano i portelli del vecchio organo.
Nella chiesa si contenevano le reliquie di Santa Ceci-
lia, che, insieme a S. Cassiano, vi aveva la scuola.
S. Cosmo alla Giudecca. — Crocifissione:
Rid. II, 33; Mart., 255; Bosch., 402; Ritr., 429;
Cron., 453; Zan. 217; Forestiere illuminato, 259.
È probabile che l’opera fosse ancora nella chiesa
sul finire del Settecento.
 
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