Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

DOI Artikel:
Brizio, Anna Maria: Studi su Gaudenzio Ferrari [2]
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0196

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
STUDI SU GAUDENZIO FERRARI
{Continuazione e fine, vedi numero precedente)

Anzitutto, nell’analisi che stiamo intraprendendo degli elementi di cui si intesse lo
stile gaudenziano, è opportuno insistere sulle caratteristiche provinciali che ne formano
la base. Parlando di provincialismo riguardo a Gaudenzio si vuol significare che il fondo
della sua arte, sebbene influenze molteplici lo modifichino e molte volte lo mascherino,
non si riattacca al Rinascimento, la grande civiltà che allora rappresentava il novello
orientamento dello spirito umano e che nelle arti figurative si manifestava con indirizzo
intellettualistico e formale, ma si ricollega, come già dicemmo, alla locale scuola lombarda
e si alimenta di derivazioni dal gran filone dell’arte gotica, che ancora si manteneva,
sebbene quasi ormai sopraffatto, nei centri minori. Coll’assegnare alla produzione gau-
denziana un carattere provinciale si vuol determinare insieme che essa ha origini locali e
paesane e che, sopratutto, essa è, nel suo complesso, in ritardo di fronte al moto arti-
stico italiano del tempo, e si vale di schemi iconografici e di forme stilistiche ormai sorpas-
sate, come avviene appunto in provincia dove la tradizione è più tenace e l’evoluzione
delle forme e della sensibilità più diffìcile e più lenta. Nel concetto di provincialismo è
incluso dunque, oltre quello di derivazione lombarda, anche il concetto di goticismo. Anche
a questo proposito una spiegazione della parola si impone. Non intendo dire che Gaudenzio
sia un « gotico » nel senso comunemente usato, che il suo stile cioè sia contessuto di ele-
menti materialmente gotici; intendo dire che della civiltà gotica egli conserva nell’intimo
alcuni modi fondamentali di sentire: l’amore per i colori intensi, alternati con vivace
senso decorativo che tendono ad appiattire la forma, le eccellenti capacità di narratore;
si sente, considerando le sue opere, ch’egli non si propone soltanto di risolvere un pro-
blema figurativo, come è carattere saliente degli artisti intellettualistici della Rinascenza,
ma vuole anche illustrare efficacemente il fatto ch’egli traduce in visione e vuole comu-
nicare allo spettatore la commozione che il suo animo ne risente, commozione psicologica,
beninteso, e non estetica. Questo valore psicologico-religioso dell’opera di Gaudenzio è
stato sempre rilevato all’unanimità dai suoi storici, a cominciare dal Lomazzo. « Per dare
moti a’ Santi, e ad Angeli convenienti (benché sia mal conosciuto) non fu secondo il
mio vecchio precettore Gaudentio »1 «...(si vede) in Gaudentio la devozione che si
trova espressa nei libri dei Santi ».2 « Il Ferrari ha dimostro i moti della maestà reli-
giosa, della prudenza, della temperanza, della pietà, della giustitia, della grafia, della
fede, della equità e della clemenza ». 3 E tutti gli storici posteriori insistettero sulla
religiosità del pittore, persino proclamata pubblicamente dal Sinodo Novarese del 1660:
« Gaudentius noster in iis plurimum laudatur, opere quidem eximio, sed magis eximie
pius ». 4 Anche il non essersi mai allontanato dalla trattazione di soggetti religiosi — il
Lomazzo parla di un Ratto di Prosevpina eseguito per il Re di Francia, ma a noi non ne
è rimasta traccia — non è certo secondo i gusti del '500, amante dei soggetti mitologici
e profani, ma piuttosto secondo le tradizioni medioevali di devozione e di culto.

1 Trattato, pag. 112. 4 Decreta Synodalia Ecclesiae Novariensis, No-
2 Trattato, pag. 283. variae, 1660, pag. 159.
3 Idea, pag. 46.
 
Annotationen