UN PRIMITIVO MELO ZZO DA FORLÌ
5i
china le spalle della Vergine, china la testa di Gesù, testa di angiolone aureolata dalla
gonfia capigliatura come quelle dei divini musici nell’abside dei Santi Apostoli; accoglie
il nudo vellutato in un grembo del manto di Maria, azzurro e verde, come in una culla
di soffice muschio.
Piero è il maestro dei grandi plastici, Antonello e Laurana, è il maestro di Giambel-
lino: il suo dominio è puramente quattrocentesco; Melozzo abbandona quel rigore per una
larghezza e rotondità di forme che. preludiano all’arte del Cinquecento. Ed è certo, il quadro
Benson, una delle sue opere maggiori per dolcezza di tessuti penetrati di luce e per ricchezza
di colore. Il Romagnolo che ha ideato la fastosa decorazione della cappella del Tesoro a
Loreto e acceso di sole i grandi angeli usciti dalla reggia del cielo a celebrar il trionfo di
Cristo nella chiesa dei Santi Apostoli, e creato uno scenario di turchese, d’oro, di marmi
preziosi a papa Sisto, trova modo, anche in questa semplice presentazione di un gruppo di
madre e figlio all’aperto, di esprimere il proprio amore per la suntuosità dell’ornamento e
dei tessuti, componendo delle sei ali, alle teste luminose dei cherubi, una pelliccia in cui
si mescolano tinte di porpora e d’oro, d’argento e di verde bronzo. Tutta la vita delle
immagini si concentra nelle pupille: appuntate al gruppo di madre e figlio, curiose, nei sera-
fini; dense di pensiero sotto la gravità delle palpebre, nella Vergine; calme nel bimbo
che guarda al mondo con placida lentezza.
Questa bella primizia dell’arte di Melozzo varrà a meglio spiegare la figura del Roma-
gnolo creatore di forme ampie e possenti, precursore del Cinquecento nell’enfasi eroica
delle immagini che ascendevano col Redentore entro la conca d’oro dell’abside dei Santi
Apostoli a Roma.
Adolfo Venturi.
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china le spalle della Vergine, china la testa di Gesù, testa di angiolone aureolata dalla
gonfia capigliatura come quelle dei divini musici nell’abside dei Santi Apostoli; accoglie
il nudo vellutato in un grembo del manto di Maria, azzurro e verde, come in una culla
di soffice muschio.
Piero è il maestro dei grandi plastici, Antonello e Laurana, è il maestro di Giambel-
lino: il suo dominio è puramente quattrocentesco; Melozzo abbandona quel rigore per una
larghezza e rotondità di forme che. preludiano all’arte del Cinquecento. Ed è certo, il quadro
Benson, una delle sue opere maggiori per dolcezza di tessuti penetrati di luce e per ricchezza
di colore. Il Romagnolo che ha ideato la fastosa decorazione della cappella del Tesoro a
Loreto e acceso di sole i grandi angeli usciti dalla reggia del cielo a celebrar il trionfo di
Cristo nella chiesa dei Santi Apostoli, e creato uno scenario di turchese, d’oro, di marmi
preziosi a papa Sisto, trova modo, anche in questa semplice presentazione di un gruppo di
madre e figlio all’aperto, di esprimere il proprio amore per la suntuosità dell’ornamento e
dei tessuti, componendo delle sei ali, alle teste luminose dei cherubi, una pelliccia in cui
si mescolano tinte di porpora e d’oro, d’argento e di verde bronzo. Tutta la vita delle
immagini si concentra nelle pupille: appuntate al gruppo di madre e figlio, curiose, nei sera-
fini; dense di pensiero sotto la gravità delle palpebre, nella Vergine; calme nel bimbo
che guarda al mondo con placida lentezza.
Questa bella primizia dell’arte di Melozzo varrà a meglio spiegare la figura del Roma-
gnolo creatore di forme ampie e possenti, precursore del Cinquecento nell’enfasi eroica
delle immagini che ascendevano col Redentore entro la conca d’oro dell’abside dei Santi
Apostoli a Roma.
Adolfo Venturi.