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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Venturi, Adolfo: Tre ignorati quadri di Giambellino
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0096

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ADOLFO VENTURI

inconsueto, si sentono in. ogni particolare della scena, negli episodi slegati, nel fanciullesco
gruppo del satiro con la ninfa immersa in religiosa contemplazione. A fatica la fantasia del
vecchio Giambellino si studia di ricostruire la leggenda d’Orfeo, trovatore in abbiglia-
mento fiorito: la folla degli animali è ridotta al minimo, quaglie, galletti, galline faraone che
passeggiano per la spianata come sopra un’aia, beccando granellini dal suolo e camminando
impettiti; un cervo si allunga sull’erba, una tigre si lecca una zampa: nessun essere di quel
mondo mansueto sembra seguir l’onda sonora: solo una piccola faraona si è messa, attento
scolaretto, davanti al musico, e apre il becco come per cantare. Ma questo impaccio,
certo maggiore che nel quadro di Alnwich, dove la cerchia delle figure sedute e lo statuario
gruppo delle giovani dee in cammino si costruiscono in ordine architettonico, aumenta
l’incanto della scena composta con grazia arcaica, con ingenuità fanciullesca. Il candore
periato delle figurine muliebri, non solide e scultorie come nel quadro di Alnwich, ma
soffici, con braccia e gambe flessibili ed esili, trova eco nella luce che imperla il fogliame del
bosco e si smorza sui tronchi e sul colle, come di morbida felpa. La maga bellissima,
dalle braccie esili e fluide come nastri, Tanagra scolpita in puro alabastro, segna un
cerchio con la bacchetta di fata, e par che il suo gesto tragga dal fogliame, agitato
dall’aria alla mattinale luce, uno zampillo di note argentine.

Adolfo Venturi.
 
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