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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Pellegrini, Anna: Di alcune opere poco note di Lorenzo di Credi
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0223

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DI ALCUNE OPERE POCO NOTE
DI LORENZO DI CREDI

Quando, nella più splendida fioritura deH’Umanesimo nel Quattrocento, la tradizione
mistica ebbe a sostegno il culto rinnovato di Platone, la schiera di Marsilio Ficino, del
Landino, di Pico della Mirandola trovò in Sandro Botticelli il più fedele interprete della
sua gentile idealità, nel campo pittorico.
Lontanissimo invece da questo indirizzo rimane il misticismo di Lorenzo di Credi,
il quale, come ci dice il Vasari, « fu molto parziale della setta di fra Girolamo da Ferrara ».
Nello strano contrasto che offre il Rinascimento, che da una parte rinnova il mondo clas-
sico e in esso vuole appagare il proprio sogno edonistico, e dall’altra, nell’inquietudine delle
coscienze, attende a conciliare l’antico col nuovo, mentre il Magnifico stesso, nei suoi ozi
geniali, fa seguire ai canti carnascialeschi le dotte disquisizioni intorpo all’immortalità
dell’anima, Lorenzo possiede il prezioso dono della fede semplice e candida d’un fanciullo.
Così egli non conosce le sottigliezze dei neo-platonici, e neppure le maliziose irriverenze,
se tali è lecito chiamarle, di Filippo Lippi, che riproduce e adora, nella Vergine, le sem-
bianze di Lucrezia Bufi, ma agli uni e agli altri risponde con la voce piana e soave delle
sue « Adorazioni ».
Fino da quando, « giovinetto di bellissimo ingegno e d’ottimi costumi », nello studio
del Verrocchio si lega a lui col vincolo di un’intima comunione spirituale, o quando, già
affrancatosi, crea le sue cose più belle, come V Annunciazione della Galleria dell’Accademia
in Firenze,1 V Annunciazione degli Uffizi, il tondo Borghese e quello Casati2 ■— per
citare solo alcune opere tra le più giovanili — lo vediamo sempre assorto in visioni placide,
in cui anche la gioia si esprime col raccoglimento e il dolore si muta in rassegnazione. Così
intorno alla nascita divina, il soggetto più di frequente trattato, non è più l’apparato
scenico del Medio-evo, tutto intento alla minuziosità iconografica, e scompaiono anche gli
angeli musicanti e danzanti di Piero della Francesca e di Botticelli, per dar luogo solo alla
calma, all’umiltà, al fervore: ma se anche non esulta più la festa del cielo e della terra,
spira tuttavia l’oblio dei dolori e la pace per l’affaticata umanità.
Poeta della malinconia e del silenzio, Lorenzo parla alle anime silenziose, effonde la
sua spiritualità profonda in opere che sono come stanze di una medesima laude sacra, fila
di una stessa trama, ordita pazientemente tra le mura di uno studio, tranquille come quelle
d’un chiostro.
Tale egli appare anche in altre opere poco note, delle quali ora parlerò, come la
Madonna di John Lucy a New York, il Ritratto di giovane donna (n. 80) del Museo Federigo
a Berlino, che ebbe già le più svariate attribuzioni, V Annunciazione del Barone Lazzaroni
a Parigi, l’incoronazione della Vergine presso Lord Wantage, ecc.
Un’attribuzione fantastica: « Scuola ferrarese del sec. xv », reca pure un disegno degli
Uffizi (n. 298), a punta d’argento con lumi di biacca (fig. 1), che fu già dato al Mantegna,
e che con tutta certezza, anche dopo una breve osservazione, si può invece assegnare a

1 Fu rivelata recentemente da A. Venturi ne millas, a Palazzo Barberini. Fu illustrato da
L’Arte, 1925. A. Colasanti in Bollettino d’arte, ecc., novembre
2 Già a Milano, ora a Roma, presso M. Coro- 1922.

L’Arte, XXIX, 23.
 
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