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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Pellegrini, Anna: Di alcune opere poco note di Lorenzo di Credi
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0232

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iq4 M2WA PELLEGRINI
pigro corso d’acqua, ogni cosa ha gentilezza lirica, e trova profonda risonanza nell’anima
delle tre sacre creature; il paese, visibile dall’arcata di destra, con le sue casette aggruppate
quasi a far bella mostra di sè, con la stradicciola che s’inerpica verso l’alto con prospettiva
imperfetta, allontana da Lorenzo, sempre attento e scrupoloso, e ci fa vedere, forse, anche
l’opera di scolari. È qui, sembra, un’ingenuità senza pretese, un facile invito al vivere
tranquillo, un’attrattiva bonaria, ignoti al fine garbo di Lorenzo, che unisce sempre il
paese alle sue creature con un vincolo ideale e per mezzo di esso ci guida all’astrazione
dei sacri pensieri.
La ripetizione di tipi e figure già usati, che notammo nell’ Annunciazione Lazzaroni,
e che si accentua negli anni tardi, conduce Lorenzo all’infiacchimento dell’ Incoronazione
della Vergine della Collezione Wantage.1 Ad essa non si giunge certo d’un tratto, ma
per gradi: già in opere finissime, del tempo migliore, quali la Madonna e Santi della Pina-
coteca di Dresda, o il Noli me tangere del Louvre, l’eccessiva delicatezza degli atteggia-
menti è indizio di diminuito vigore. E ogni vita si spenge nella ripetizione che di quest’ul-
timo quadro egli dà più tardi, nel Noli me tangere e nel Cristo e la Samaritana degli Uffizi,
come nulla più resta dell’ossatura verrocchiesca — che già si attenua nel Battesimo di
Fiesole — nell’ancona di S. Maria delle Grazie a Pistoia, o nel tondo capitolino.
Appunto alla pala di Pistoia, alla quale però resta inferiore, si ricollega l’Incoronazione
Wantage, specialmente per le due sante inginocchiate. Ordine, simmetria e meticolosa cura
dispongono ancora il gruppo delle due sante e dei due santi in basso, e le figure di Maria
e dell’Eterno che l’incorona. Ma i tipi, tratti da vecchi cartoni già usati, si ripetono in
queste immagini senza vita, dove assenza di pensiero rispecchiano i visi scialbi, assonnati,
scoloriti da vecchiaia, e nelle forme manca la struttura interna. Così il santo vescovo, ad
esempio, s’intristisce come il San Michele nella Sacrestia del Duomo a Firenze, dipinto
circa nel 1523, o il San Giuseppe, opera di scuola, pure nel Duomo fiorentino. Insieme
con i segni di debolezza comuni a tutte le opere del nostro nell’ultimo tempo, la tavola
dell’ Incoronazione, infatti, ci mostra forse anche gli sforzi di adattamento di discepoli
che — se tutti del medesimo talento del Sogliani, il più noto — non furono davvero
eccellenti.
In complesso, la figura che si avvicina di più alle creazioni migliori del maestro è
quella della Vergine; ma non più egli offre alle sue creature gli inni, gli incensi, le dolci
preghiere della giovinezza: pure restando paziente e devoto, Lorenzo lascia ormai vedere
la sua povertà spirituale.
Così, restringendo le sue cure a perfezionare la tecnica, desideroso d’ottenere la levi-
gatezza dello smalto e la massima trasparenza e fusione delle tinte, come narra il Va-
sari, e riponendo la propria originalità nella finezza del segno, nella grazia dell’espressione
tenera e mistica, egli si ritira in un mondo tutto suo, popolato di devote immagini, liscian-
dole e guastandole infine con le soverchie carezze. E le sue Vergini, ripetute sullo stesso
stampo, perdono a poco a poco la luce divina e le bellezze umane, allo stesso modo che
sul viso dei suoi putti, dapprima solo troppo malinconici, poi addirittura sonnolenti,
sfioriscono sempre più le grazie dell’infanzia.
Ma dalle sue creature giovanili, che sentono la fede come placida contemplazione,
come intima dolcezza, abbandono, fiducia; dalle sue tranquille solitudini, non liete della
perenne primavera peruginesca, avvolte in una fredda luce invernale, ornate, come pae-
saggi di fiaba, di minuziose bellezze nei prati fioriti e nei giardini pettinati, sembra an-
cora venire fino a noi una promessa di pace.
Anna Pellegrini

1 È ricordata assai brevemente da Costanza Jocelyn Foulkes, «Le esposizioni d’arte italiana
a Londra », in Archivio storico dell’Arte, 1894.
 
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