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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Venturi, Adolfo: Per Tiziano
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0240

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ADOLFO VENTURI

Appunto forse la bella novità decorativa della composizione racchiusa in un ovato
fece pensare al genio che più di tutti impersona, nel Veneto del Cinquecento, la fantasia
dell’effetto ornamentale. Ma, superato il primo inganno, noi vediamo quanto la com-
posizione stessa, tutta di morbide forme che si abbandonano entro la curva della cornice
e si fondono una nell’altra, sia lontana dalle composizioni a piani sfaccettati, a cartocci
brillanti, che nell’arte di Paolo riflettono la fantasia di un raffinato decoratore e antici-
pano i frastagli settecenteschi. Qui il morbido pennello forma le masse a larghe indolenti
ondulazioni, in un’atmosfera calda e quasi madida di luce. E quella luce, sui due volti
accostati, nel centro, si trasforma in sorriso, nel sorriso tizianesco denso di sensuale dol-
cezza, ignoto alla serena indifferenza di Paolo per ciò che esprime passione, gioia o dolore.
Il quadro è dipinto sulla tela spigata, direttamente, senza imprimitura, e serba in-
tatti la trasparenza e il calore del pennello tizianesco nel momento stesso che vedeva
nascer la meravigliosa Danae della Galleria di Vienna. Il contrasto, voluto in questo
quadro tra la figura della vecchia, impastata di mota aurea sotto la pioggia d’oro, e la dia-
fana e calda bianchezza della ninfa, nel quadro di Monaco si ripete fra Antiope e il fauno,
fulvo sotto la tenda rossa, di un rosso che si estingue nel viola: non solo, ma in entrambe le
opere, Tiziano si vale dello stesso mezzo pittorico per aggiunger valore alla luce involgente
i corpi delle ninfe: la mascheretta d’ombra, idealmente diafana, calata a metà del volto,
intorno all’umido splendore dell’occhio. Sul cuscino velato d’azzurro, accanto al Satiro
fulvo, entro la conca formata dai panneggi e da Giove, Antiope appare al nostro sguardo
come la perla nella conchiglia schiusa.
Il Correggio, colorendo l’Antiope del Louvre, pone la ninfa spiata dal Satiro in un
vasto scenario di bosco parato d’ori dall’autunno; Tiziano stesso, nel dipingere la sua pri-
mitiva Antiope, figura un bosco popolato di pastori, un amoretto arciere che scocca le
frecce sulla ninfa sorpresa dal Satiro; nel quadro di Monaco, invece, richiamano le vicende
degli amori di Giove soltanto le due orecchie faunesche e i due cornetti, che ripetono,
con i dentini aguzzi tra le labbra schiuse della donna, e con i pendenti di perle e la
sclerotica dell’occhio, il trillo d’argenti caro al Vecellio.
Lasciato il mondo della mitologia, Tiziano ci dice una frase di un canto d’amore,
colta a volo; trasforma il suo quadro in un sorriso di umanità felice; presenta due busti
racchiusi nello spazio di un breve ovato, come un frammento di scena amorosa riflessa
dalla velata superficie di uno specchio, nell’intimità di un’alcova. Un raggio di sole cade
in un caldo nido di guanciali e di stoffe, svelando ai nostri occhi la diafana Antiope,
la perla.

Adolfo Venturi
 
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