L I R B O SECONDO. 12?
ingegni si compiace, come neli’acerbità de i Pomi immaturi.
Ma che la maturità tempestiua, apporta soauità ; i’altra fuor
tii tempo, si putrefà. Fù fatta vn’Impresa dell’Amendola sec-
ca, colmotto, 7\p£ C DVM CESSIT M M O J\, perdimo-
strar l’amor dopò morte i ma chi potrà conoscere ch’vn’Arbor Amor dopò
secco, sia l’Amendola ? morce.
Cap. LXXIIII.
V t t 1 i Fiori sono Ieroglisico della Speran- Fiorì, Sim*
za 5 la qual se quella che aspetta il bene, co- b°I 0 spe-
meladeftnisce Speusippo Platonico; come ranza*
peril contrariola Paura, è vn certo moto
nell’aspettar il male ; nulla cosa ci fà sperar
più sicuramente il bene de i frutti, che i fio-
ri . Ma quantunque sia di tutti i Fiori que-
sta prerogatiua , hanno gliAntichi concefìàlamaggiore al
Giglio. E quante volte si vedono Fiori nelle Medaglie, come
in quella di Alefìandro Pio, conI’Inscrittìone, STES rP V-
&LICM, in quella di Claudio con leparole, STEI VV-
BL 1 C ME ; in quella di Adriano , STESB^T. nonsotioal-
tro che Gigli. E Virgilio parlando della Speranza conceputa
di Marcello hauendo detto,
Intantumjpetollctauos
Finì con queste parole,
Tu Marcellus eris ; manibus datc Liliaplenìs »
Et
ingegni si compiace, come neli’acerbità de i Pomi immaturi.
Ma che la maturità tempestiua, apporta soauità ; i’altra fuor
tii tempo, si putrefà. Fù fatta vn’Impresa dell’Amendola sec-
ca, colmotto, 7\p£ C DVM CESSIT M M O J\, perdimo-
strar l’amor dopò morte i ma chi potrà conoscere ch’vn’Arbor Amor dopò
secco, sia l’Amendola ? morce.
Cap. LXXIIII.
V t t 1 i Fiori sono Ieroglisico della Speran- Fiorì, Sim*
za 5 la qual se quella che aspetta il bene, co- b°I 0 spe-
meladeftnisce Speusippo Platonico; come ranza*
peril contrariola Paura, è vn certo moto
nell’aspettar il male ; nulla cosa ci fà sperar
più sicuramente il bene de i frutti, che i fio-
ri . Ma quantunque sia di tutti i Fiori que-
sta prerogatiua , hanno gliAntichi concefìàlamaggiore al
Giglio. E quante volte si vedono Fiori nelle Medaglie, come
in quella di Alefìandro Pio, conI’Inscrittìone, STES rP V-
&LICM, in quella di Claudio con leparole, STEI VV-
BL 1 C ME ; in quella di Adriano , STESB^T. nonsotioal-
tro che Gigli. E Virgilio parlando della Speranza conceputa
di Marcello hauendo detto,
Intantumjpetollctauos
Finì con queste parole,
Tu Marcellus eris ; manibus datc Liliaplenìs »
Et