202 Serie de’ Ritratti di Pittori
~ o p qj ftudj fu’ dipinti di Raffaello , eh’ erano in quella galleria ; per-
Palma lochè offervato dal Duca 1’ avanzamento , che egli faceva , ed
il gran defiderio , che avea di viepiù imparare , rifolvè di in-
viarlo a Roma , raccomandato al Cardinal Giulio della Rovere
fuo fratello , acciocché poteffe aver tutto il comodo di farfi
valentuomo . In Roma pertanto s’ efercitò Iacopo con affidua
applicazione fulle ftupende opere del Buonarroti, di Raffaello
e di Polidoro ; dimodoché da’ fuoi ftudj , e da alcuni com-
ponimenti , eh’ ei fece , effendo flato riconofciuto per un bra-
vo e fpiritofo artefice , fu da molti fuoi protettori pofto in
confiderazione appretto a Gregorio XIII. , che appunto facea
profeguire gli ornati a una parte della loggia Vaticana .
Quantunque 1’ età troppo giovane d’ Iacopo doveffe trat-
tenere il Pontefice dall’ impiegarlo in lavori di tanto impegno ;
non oftante per le ottime informazioni , eh’ avea della fua abili-
tà , lo fece ammettere aneli’ effo tra’ più provetti maeftri , che
attualmente operavano in quel loggiato . In effo pertanto in-
ventò e colorì con grand’ applaufo , quando Crifto rimprovera
a’ Farifei la loro ipocrifia , per 1’ accufa data agli Apoftoli ,
d’ efferfi nutriti in giorno di Sabato con pochi granelli di fru-
mento , cavati dalle fpighe non per anche mietute ( « ) .
Altre opere conduffe parimente il Palma non folo nel Va-
ticano , quanto ancora per Roma , e fpezialmente nelle chiefe
di Santa Maria , e de’ Santi Vincenzio ed Anaftafio in Tre-
vi (*) . Ed alcune ne mandò pure in varj tempi di Venezia ,
le quali prefentemente fi veggono nelle chiefe di Santa Maria
della Scala , e di San Silveftro a Monte Cavallo .
Dopo la permanenza di otto anni fatta dal Palma in Ro-
ma , ritornò ad Urbino per inchinarli a quel Duca , che tanto
lo avea beneficato e protetto , e per fargli vedere il copiofo
frutto de’ fuoi ftudj . Indi trasferitoli a Venezia , incontrò fui
principio grandiflima difficoltà nell’ ottenere qualche lavoro , a
cagione delle numerofe fcuole de’ grand’ uomini , che vi fiori-
vano . Pure alla fine dopo aver colorite diverfe operette , eb-
be l’incontro di fare una tavola per la fagreftia di San Giorgio
maggiore, eh’ efprimeva una Prefentazione al tempio ( ? ) .
Per
0
(i ) Vi ha inoltre chi reputa opera de’ pennelli d’Iacopo (2) Quelle a cagione di varj abbellimenti, e per la nuo-
il lavoro di tutta quell’ arcata , o almeno , che fia co. va facciata efterna fi fono perdute .
lorica co’difegni, ch’egli ne avea fatti» (3) Alcuni credono, che quella tavola fia opera del Salviati,
~ o p qj ftudj fu’ dipinti di Raffaello , eh’ erano in quella galleria ; per-
Palma lochè offervato dal Duca 1’ avanzamento , che egli faceva , ed
il gran defiderio , che avea di viepiù imparare , rifolvè di in-
viarlo a Roma , raccomandato al Cardinal Giulio della Rovere
fuo fratello , acciocché poteffe aver tutto il comodo di farfi
valentuomo . In Roma pertanto s’ efercitò Iacopo con affidua
applicazione fulle ftupende opere del Buonarroti, di Raffaello
e di Polidoro ; dimodoché da’ fuoi ftudj , e da alcuni com-
ponimenti , eh’ ei fece , effendo flato riconofciuto per un bra-
vo e fpiritofo artefice , fu da molti fuoi protettori pofto in
confiderazione appretto a Gregorio XIII. , che appunto facea
profeguire gli ornati a una parte della loggia Vaticana .
Quantunque 1’ età troppo giovane d’ Iacopo doveffe trat-
tenere il Pontefice dall’ impiegarlo in lavori di tanto impegno ;
non oftante per le ottime informazioni , eh’ avea della fua abili-
tà , lo fece ammettere aneli’ effo tra’ più provetti maeftri , che
attualmente operavano in quel loggiato . In effo pertanto in-
ventò e colorì con grand’ applaufo , quando Crifto rimprovera
a’ Farifei la loro ipocrifia , per 1’ accufa data agli Apoftoli ,
d’ efferfi nutriti in giorno di Sabato con pochi granelli di fru-
mento , cavati dalle fpighe non per anche mietute ( « ) .
Altre opere conduffe parimente il Palma non folo nel Va-
ticano , quanto ancora per Roma , e fpezialmente nelle chiefe
di Santa Maria , e de’ Santi Vincenzio ed Anaftafio in Tre-
vi (*) . Ed alcune ne mandò pure in varj tempi di Venezia ,
le quali prefentemente fi veggono nelle chiefe di Santa Maria
della Scala , e di San Silveftro a Monte Cavallo .
Dopo la permanenza di otto anni fatta dal Palma in Ro-
ma , ritornò ad Urbino per inchinarli a quel Duca , che tanto
lo avea beneficato e protetto , e per fargli vedere il copiofo
frutto de’ fuoi ftudj . Indi trasferitoli a Venezia , incontrò fui
principio grandiflima difficoltà nell’ ottenere qualche lavoro , a
cagione delle numerofe fcuole de’ grand’ uomini , che vi fiori-
vano . Pure alla fine dopo aver colorite diverfe operette , eb-
be l’incontro di fare una tavola per la fagreftia di San Giorgio
maggiore, eh’ efprimeva una Prefentazione al tempio ( ? ) .
Per
0
(i ) Vi ha inoltre chi reputa opera de’ pennelli d’Iacopo (2) Quelle a cagione di varj abbellimenti, e per la nuo-
il lavoro di tutta quell’ arcata , o almeno , che fia co. va facciata efterna fi fono perdute .
lorica co’difegni, ch’egli ne avea fatti» (3) Alcuni credono, che quella tavola fia opera del Salviati,