I MOSAICISTI SAMPIETRINI
SETTECENTO
FACILE notare che i musaici di San Pietro sono di
due specie : quelli delle cupole scintillano alla luce, gli
altri, quelli degli altari, sono opachi e come spalmati
di cera. I primi sono musaici di vetro, del sec. XVII,
i secondi sono musaici di stucco smaltato e sono del
secolo xvill. Fu veramente dopo la scoperta di questo
nuovo processo che fu costituito il laboratorio dei mu-
saicisti di San Pietro.
I documenti che possono informarci riguardo ai loro
lavori, sono conservati nell’Archivio della R. Fabbrica
di San Pietro e noi non crediamo che siano stati già
utilizzati. Il solo lavoro d’insieme scritto su questo
argomento è un articolo di alcune pagine uscito il
5 aprile 1845 nell 'Album di Roma, dove il canonico
Felice Giannelli si contentava di seguire una « memoria
per lo studio dei mosaici del Vaticano fatta dal sig. Vincenzo Colizzi Miselli l’anno 1811 »
e conservata in quell’Archivio. Noi vorremmo invece mostrare quali furono nel sec. xvin
le vicissitudini di questo laboratorio e i lavori che vi furono eseguiti.
Il musaico a Roma piacque sempre ed è inutile ricordare qui i capolavori ammirevoli
che ornano le basiliche cristiane e le chiese medioevali. Si sarebbe potuto temere che il
Rinascimento avrebbe abolito un tal mezzo di decorazione che sembra intonare male coi
nuovi elementi architettonici; ma il gusto della ricchezza e la ricerca dei materiali preziosi
dovevan condurre i partigiani dello stile gesuita a mescolare al fulgore dell’oro e ai colori
dei marmi lo scintillio dei musaici. La basilica di San Pietro era terminata; i sovrani pontefici
vollero dare alla chiesa del cristianesimo una veste degna di lei; Marcello Provinciali dti
Cento eseguì i cartoni di Muziano per la cappella Gregoriana e quelli del cavalier d’Arpino.
Verso il 1620 gli succedette Gio. Batta Calandra e noi vediamo nei conti che Cesare d’Arpino
riceveva nel 1628 200 scudi per il suo San Michele Arcangelo, e che nel 1630 il lavoro
del Calandra era stimato 1797 scudi.1
Nel 1731 la Cappella delle colonne riceveva il San Bonaventura dello stesso Calandra
e il San Tommaso d’Aquino veniva pagato 200 scudi a Lanfranco.2 Gli operai musaicisti
erano allora diretti da un softraintende lite ai lavori di musaico; questo incarico fu conferito
1 Archivio della R. Fabbrica di San Pietro, XIV, restaurato da Giov. Battista Fiani, fu dato da Cle-
c. 1. Nel 1759 questo musaico fu sostituito col San mente-XIV alla cattedrale di Macerata.
Michele di Guido Reni e nel 1771, dopo essere stato 2 Ibid., XIV, c. 1.
SETTECENTO
FACILE notare che i musaici di San Pietro sono di
due specie : quelli delle cupole scintillano alla luce, gli
altri, quelli degli altari, sono opachi e come spalmati
di cera. I primi sono musaici di vetro, del sec. XVII,
i secondi sono musaici di stucco smaltato e sono del
secolo xvill. Fu veramente dopo la scoperta di questo
nuovo processo che fu costituito il laboratorio dei mu-
saicisti di San Pietro.
I documenti che possono informarci riguardo ai loro
lavori, sono conservati nell’Archivio della R. Fabbrica
di San Pietro e noi non crediamo che siano stati già
utilizzati. Il solo lavoro d’insieme scritto su questo
argomento è un articolo di alcune pagine uscito il
5 aprile 1845 nell 'Album di Roma, dove il canonico
Felice Giannelli si contentava di seguire una « memoria
per lo studio dei mosaici del Vaticano fatta dal sig. Vincenzo Colizzi Miselli l’anno 1811 »
e conservata in quell’Archivio. Noi vorremmo invece mostrare quali furono nel sec. xvin
le vicissitudini di questo laboratorio e i lavori che vi furono eseguiti.
Il musaico a Roma piacque sempre ed è inutile ricordare qui i capolavori ammirevoli
che ornano le basiliche cristiane e le chiese medioevali. Si sarebbe potuto temere che il
Rinascimento avrebbe abolito un tal mezzo di decorazione che sembra intonare male coi
nuovi elementi architettonici; ma il gusto della ricchezza e la ricerca dei materiali preziosi
dovevan condurre i partigiani dello stile gesuita a mescolare al fulgore dell’oro e ai colori
dei marmi lo scintillio dei musaici. La basilica di San Pietro era terminata; i sovrani pontefici
vollero dare alla chiesa del cristianesimo una veste degna di lei; Marcello Provinciali dti
Cento eseguì i cartoni di Muziano per la cappella Gregoriana e quelli del cavalier d’Arpino.
Verso il 1620 gli succedette Gio. Batta Calandra e noi vediamo nei conti che Cesare d’Arpino
riceveva nel 1628 200 scudi per il suo San Michele Arcangelo, e che nel 1630 il lavoro
del Calandra era stimato 1797 scudi.1
Nel 1731 la Cappella delle colonne riceveva il San Bonaventura dello stesso Calandra
e il San Tommaso d’Aquino veniva pagato 200 scudi a Lanfranco.2 Gli operai musaicisti
erano allora diretti da un softraintende lite ai lavori di musaico; questo incarico fu conferito
1 Archivio della R. Fabbrica di San Pietro, XIV, restaurato da Giov. Battista Fiani, fu dato da Cle-
c. 1. Nel 1759 questo musaico fu sostituito col San mente-XIV alla cattedrale di Macerata.
Michele di Guido Reni e nel 1771, dopo essere stato 2 Ibid., XIV, c. 1.