RITRATTO D’UNO SCARLATTI DIPINTO DA JACOPO DEL CONTE
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in uno dei tre uomini che fanno gruppo a sinistra
(particolare dell’ Apparizione dell’ angelo a Zac-
caria) (fig. 3). Questo carattere non è transitorio
nell’arte di Jacopo Del Conte, ma persiste quale
segno tangibile della sua personalità e, in queste
pitture romane, noi sentiamo l’artista che, seb-
bene travolto nella corrente Michelangiolesca,
subisce l’influenza del Salviati il quale aveva
lavorato nella medesima chiesa, influenza che per-
dura nel quadro di Pitti.
Ma se vi è un nesso stilistico, non vi è una con-
temporaneità di esecuzione. Dal cenno vasariano
noi sappiamo che Jacopo Del Conte aveva già
finiti i suoi affreschi con la Predica di San Gio-
vanni Battista e L’apparizione del! angelo a Zac-
caria (fig. 4), quando sotto ad essi nel 1538 Fran-
cesco Salviati dipinse La Visitazione e, forse, la
data di esecuzione è di poco anteriore. Il ritratto
di Pitti è già un’opera della seconda metà del secolo
xvi e appartiene al periodo di piena maturità del-
l’artista cioè al decennio che va dal 1560 al 1570.
Ritornando ora all’esame del costume del gio-
vane, noteremo nel fermaglio eburneo della cin-
tura uno stemma che ho potuto identificare per
quello della famiglia Scarlatti, (fig. 5) Fatta questa
constatazione, bisognava conoscere il nome del gio-
vane che, nel suo ritratto, ci appare quale un col-
lezionista di opere d’arte, piuttosto che un inna-
morato, giacché quella scatoletta racchiude una
figura ideale muliebre di tipo classico, anziché un
ritratto e, credo debba essere pure scartata l’ipo-
tesi si tratti di un artista in atto di mostrare l’o¬
pera sua.
Ho consultato un raro volume di Eugenio Ga-
murrini1 che fa la storia genealogica della fami-
glia Scarlatti, con lo scopo di rintracciare qualche
elemento chiarificatore, ma la mancanza di qual-
siasi confronto iconografico lascia nel mistero la
ersonalità del ritrattato.
La fama come ritrattista di Jacopo Del Conte
a Roma fu ricordata dal Vasari, poi dal Buglione
e più tardi del Lanzi; papi, cardinali, ambascia-
tori, principi, dame, vollero essere da lui effigiati.
Alcuni dei personaggi, dipinti da Jacopo Del
Conte negli affreschi della Compagnia della Mise-
ricordia dei Fiorentini a Roma, sono veri e propri
ritratti, così le tre figure virili nella Predica di
San Giovanni Battista, di cui non si vedono che
le teste, l’una dietro il Battista, l’altra a sinistra
dietro il giovane palafreniere che tiene per il morso
il cavallo, il terzo dietro la giovane donna seduta
sul primo piano a sinistra con due bambini presso
di sé; ed anzi questa testa di giovane nella incas-
SCARIATTI
Fig. 5- — Stemma della Famiglia Scarlatti
nel fermaglio della cintura.
(Vedi: ritratto fig. i).
satura degli occhi, nel taglio della bocca, presenta
spiccate somiglianze stilistiche col ritratto fioren-
tino.
Jacopo Del Conte lasciò erede dell’arte sua,'
come ritrattista, lo scolaro Scipione Pulzone da
Gaeta, ed una evidente testimonianza di questa
derivazione dal maestro l’abbiamo nel ritratto di
Ferdinando Dei Medici quando era cardinale, alla
Galleria Pitti, ricordato e magnificato per la sua
accuratezza dal Buglione nella vita del Pulzone.
Speriamo che ulteriori indagini possano sve-
larci il nome del giovane Scarlatti e, che questo
ritratto serva pure ad identificarne altri di Jacopo
Del Conte, che certamente si devono trovare nelle
raccolte principesche di Roma, ove appunto egli
svolse la sua feconda opera di ritrattista.
Odoardo H. Giglioli.
1 Euc. Gamurrini, Continuazione genealogica delle Fa-
miglie toscane e umbre, Roma, Komareck, 1691.
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in uno dei tre uomini che fanno gruppo a sinistra
(particolare dell’ Apparizione dell’ angelo a Zac-
caria) (fig. 3). Questo carattere non è transitorio
nell’arte di Jacopo Del Conte, ma persiste quale
segno tangibile della sua personalità e, in queste
pitture romane, noi sentiamo l’artista che, seb-
bene travolto nella corrente Michelangiolesca,
subisce l’influenza del Salviati il quale aveva
lavorato nella medesima chiesa, influenza che per-
dura nel quadro di Pitti.
Ma se vi è un nesso stilistico, non vi è una con-
temporaneità di esecuzione. Dal cenno vasariano
noi sappiamo che Jacopo Del Conte aveva già
finiti i suoi affreschi con la Predica di San Gio-
vanni Battista e L’apparizione del! angelo a Zac-
caria (fig. 4), quando sotto ad essi nel 1538 Fran-
cesco Salviati dipinse La Visitazione e, forse, la
data di esecuzione è di poco anteriore. Il ritratto
di Pitti è già un’opera della seconda metà del secolo
xvi e appartiene al periodo di piena maturità del-
l’artista cioè al decennio che va dal 1560 al 1570.
Ritornando ora all’esame del costume del gio-
vane, noteremo nel fermaglio eburneo della cin-
tura uno stemma che ho potuto identificare per
quello della famiglia Scarlatti, (fig. 5) Fatta questa
constatazione, bisognava conoscere il nome del gio-
vane che, nel suo ritratto, ci appare quale un col-
lezionista di opere d’arte, piuttosto che un inna-
morato, giacché quella scatoletta racchiude una
figura ideale muliebre di tipo classico, anziché un
ritratto e, credo debba essere pure scartata l’ipo-
tesi si tratti di un artista in atto di mostrare l’o¬
pera sua.
Ho consultato un raro volume di Eugenio Ga-
murrini1 che fa la storia genealogica della fami-
glia Scarlatti, con lo scopo di rintracciare qualche
elemento chiarificatore, ma la mancanza di qual-
siasi confronto iconografico lascia nel mistero la
ersonalità del ritrattato.
La fama come ritrattista di Jacopo Del Conte
a Roma fu ricordata dal Vasari, poi dal Buglione
e più tardi del Lanzi; papi, cardinali, ambascia-
tori, principi, dame, vollero essere da lui effigiati.
Alcuni dei personaggi, dipinti da Jacopo Del
Conte negli affreschi della Compagnia della Mise-
ricordia dei Fiorentini a Roma, sono veri e propri
ritratti, così le tre figure virili nella Predica di
San Giovanni Battista, di cui non si vedono che
le teste, l’una dietro il Battista, l’altra a sinistra
dietro il giovane palafreniere che tiene per il morso
il cavallo, il terzo dietro la giovane donna seduta
sul primo piano a sinistra con due bambini presso
di sé; ed anzi questa testa di giovane nella incas-
SCARIATTI
Fig. 5- — Stemma della Famiglia Scarlatti
nel fermaglio della cintura.
(Vedi: ritratto fig. i).
satura degli occhi, nel taglio della bocca, presenta
spiccate somiglianze stilistiche col ritratto fioren-
tino.
Jacopo Del Conte lasciò erede dell’arte sua,'
come ritrattista, lo scolaro Scipione Pulzone da
Gaeta, ed una evidente testimonianza di questa
derivazione dal maestro l’abbiamo nel ritratto di
Ferdinando Dei Medici quando era cardinale, alla
Galleria Pitti, ricordato e magnificato per la sua
accuratezza dal Buglione nella vita del Pulzone.
Speriamo che ulteriori indagini possano sve-
larci il nome del giovane Scarlatti e, che questo
ritratto serva pure ad identificarne altri di Jacopo
Del Conte, che certamente si devono trovare nelle
raccolte principesche di Roma, ove appunto egli
svolse la sua feconda opera di ritrattista.
Odoardo H. Giglioli.
1 Euc. Gamurrini, Continuazione genealogica delle Fa-
miglie toscane e umbre, Roma, Komareck, 1691.