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Napoli nobilissima — 5.1896

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Colonna di Stigliano, Fabio: Castel Sant'Elmo
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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0018

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NAPOLI NOBILISSIMA

se non che queste sole sono oggi rimaste; il corpo del
nobile uccello è sparito, e da lontano sembra proprio di
vedere la ruota alata delle società ferroviarie. Più in basso,
ai lati, sono scolpiti due fanti spagnuoli con l’arme di
Carlo V sullo scudo: sotto si legge questa epigrafe, ricor-
dante la costruzione dell’odierno castello:
IMPER. CAROLI V. INVICT. AVGVST. C/ESAR. IVSSV.
AC PETRI TOLETI VILL/EFRANCH/E MARCHION.
IVSTISS. PROREG. AVSPICHS.
PIRRHVS ALOYSIVS SCRIVA VALENT.
DIVI JOANNIS EQVES
CzESAREVSQVE MILITVM PR/EFECTVS
PRO SVO BELLICIS IN REBUS EXPERIMENTO
FACIVNDVM CVRAVIT
M.D.XXXVIII.
Da questa porta comincia la rampa coperta, larga e
comoda per farvi salire cavalli ed artiglierie. Dalle feritoie
che s’aprono ad ogni poco nelle mura si vede la straor-
dinaria grossezza di queste. Finalmente si arriva in cima:
siamo sulla piazza del castello, veramente ampia, con due
caseggiati nel mezzo che ricordano — non altro che per
la loro posizione — l’antica cittadella o maschio della
fortezza. In uno di essi è la chiesetta parrocchiale del
forte, che fu costruita nel 1547 da un Pietro Prati, se-
condo l’iscrizione tramandataci dal Parrino C1): ed è dedi-
cata a S. Erasmo.
Ma non ci sembra davvero di essere in una fortezza:
tuttavia, poiché vediamo che c’è ancora da montar più
in alto, così vien naturale la voglia di salire sulla ban-
china. Ma è un nuovo disinganno: si direbbe di essere
sopra una terrazza che giri intorno intorno al Castello.
Ed il meglio che si possa fare è di compiere questo giro:
così, mentre si segue il contorno stellato del forte, go-
diamo lo stupendo spettacolo del panorama di Napoli e
dei suoi dintorni. Se da S. Martino la vista è splendida,
da Sant’Elmo è più bella ancora, perchè siamo più in alto:
inoltre possiamo godere il panorama da tutti i lati. Affac-
ciandoci al parapetto, il fossato sembra assai più profondo:
le mura del forte vi si vedono discendere a picco. Spin-
gendo lo sguardo intorno si scorgono nei luoghi opportuni
le varie opere esterne di fortificazione: e guardando an-
cora più lontano appare subito come il castello si trovi
in luogo eminente ed atto a battere la città intera. Per
l’altezza a cui ci troviamo, questa sembra quasi meno
ampia, e raccolta tutta sotto di noi: così che si comprende
bene come questo castello, che oggi non minaccia più
alcuno, dovesse essere un vero incubo per Napoli, quando
dalle sue cannoniere e di sopra i suoi parapetti s'affaccia-
ci Parrino, Teatro eroico e politico dei governi de’ Viceré, Nap.,
ed. 1878, I, 196.

vano lucenti i bronzi sterminatori; e si sapeva che v’erano
soldati risoluti a tutto, e munizioni senza fine, ed ogni
cosa necessaria in abbondanza, sì da durarvi più mesi.
Anche gli altri castelli dovevano in parte subire la sua
tirannia, perchè tutto sottoposti: esso solo, sulla sommità
d’una collina, circondato di profondi fossati, fabbricato in
gran parte nella roccia, sembrava dovesse star saldo e
sicuro come la montagna stessa. E doveva dalla città ap-
parire ancor più minaccioso, quando all’infuori di pochis-
sime altre fabbriche, tra cui il monastero di S. Martino,
le sue mura massiccio s’elevavano solitarie sulla collina
allora quasi disabitata.
Seguitando a passeggiare sulla banchina, è da notarsi in
una delle punte del forte il cannone del mezzogiorno
volto a nord-est, il solo cannone, di tanti che ve n’erano
che sia oggi rimasto su Castel Sant’Elmo. Infine, ognuno
degli angoli saglienti è guardato da una garitta, in mura-
tura, o più italianamente da un casotto per la sentinella.
In uno di questi ho notato, tra le mille altre, la seguente
iscrizione a lapis: « Garibaldi visitò queste batterie il
giorno 29 settembre 1860. »
E con questo, sulla parte superiore di Castel Sant’Elmo
non c’è più nulla da vedere. I due caseggiati, cui ho ac-
cennato, non si possono visitare, perchè destinati oggi a
carcere militare: e ad ogni modo essi son cosa tutta
moderna, perchè l’antico maschio del Castello andò per
aria nel 1587, come dirò a suo luogo.
Ma chi sale a Sant’Elmo, dopo la spianata testé de-
scritta, discende a visitarne i sotterranei: perchè questa
è certo la parte più interessante d’una visita al Castello.
Una grossa porta ferrata, che si trova circa alla metà
della rampa coperta, introduce ai sotterranei. Essi sono
molto ampi e seguono fedelmente il contorno della for-
tezza. Non manca loro nulla di quello che potrebbe far
fare un po’ di retorica: le mura spesso bagnate dall’umi-
dità, i calcinacci e le pietre ingombranti il suolo, i pipi-
strelli svolazzanti nell’aria greve ed oscura. Sembrano dei
grandiosi corridoi, e non sono tutti allo stesso livello:
quindi si sale e si scende spesso. Le mura che li racchiu-
dono sono in gran parte il tufo stesso della collina: quelle
esterne sono di uno spessore straordinario: certe canno-
niere sembrano lunghi corridoi. Le mura dalla parte in-
terna sono roccia, e contengono nel loro seno due grandi
cisterne, sottoposte alla piazza del forte: una delle due è
immensa, d’un trenta metri per quaranta. Il Celano, par-
landone con un periodo poco felice: « vi è una cisterna
— scrive — dalla quale sono state cavate tutte le pietre,
che han servito per la fabbrica del Castello: ed è così
grande, ed abbondante d’acqua, che in sei anni consuman-
dosene, senza tifose, per servizio di tutto il presidio del
quale può esser capace, non verrebbe a mancare mezzo
 
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