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Napoli nobilissima — 5.1896

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Croce, Benedetto: Leggende di Luoghi ed edifizii di Napoli
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Faraglia, N. F.: I dipinti a fresco
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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0151

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

135

« possibile, non ostante le mie lettere al Sindaco, al Con-
« siglio municipale e ad altri di ottenere alcun ragguaglio
« sconosciuto sul conto di lui » (x). Recentemente, il Ma-
resca ha rinvenuto alcune sue lettere dirette al Micheroux,
nelle quali dà notizia delle forze di cui disponeva e delle
operazioni che andava compiendo (1 2 3 4). Ma il ritratto che
ne fa il Coco è pienamente confermato dal seguente brano
di una Cronaca inedita, che c’informa anche delle vicende
di lui dopo il 1799:
« Mercoledì 30 settembre 1801. Questa mattina è venuto
« nele carceri della Vicaria il celebre Mammone arrestato
« dal Principe di Hassia Philippstadt in Gaeta nel Mona-
« stero degli Agostiniani, ove trovavasi travestito per im-
« barcarsi e uscire dal regno. Costui fu capo d’insorgenza
« in Abruzzo e si dichiarò generale; poi si rese il tiranno
« di quella provincia col pretesto di distruggere i giaco-
« bini e commise degli eccessi di crudeltà che sono in-
« credibili. Per darne un saggio, accenno i seguenti fatti:
« avendogli riferito il carceriere che le carceri erano an-
« guste per tanti arrestati che ci erano, egli, a sangue
« freddo, gl’impose di scannarne trenta acciò si sfollassero.
« Diede una tavola e fece trovare per ogni coverta una
« testa di fresco recisa e di una, premutone il sangue nel
« vino, se lo bevette. Con una mazzola dava in testa di
« coloro che caduti erano in sua disgrazia o perchè ric-
« chi o perchè avevano bella moglie, figlia o sorella, e così
« ammazzavali. Si è vantato che tutto facesse colla intel-
« ligenza di S. M. la Regina. Si mandò contro di lui il
« generale di Broccard, che ne disperse la compagnia non
« senza pericolo perchè dal Mammone gli fu tirato una
« fucilata che per poco noi colpì » (3).
Ed a proposito dell’altro capo d’insorgenza, il cui so-
prannome aveva un significato simile al cognome di Mam-
mone, a proposito di Michele Pezza detto Fra Diavolo,
mi si permetta di accennare di passaggio, — e giacché
siamo a parlare di leggende —, che costui, mentre ancora
era in vita, porse argomento a un romanzo storico, ch’è
in un raro libercoletto che io posseggo, e s’intitola:
« Les exploits et les amours de Frère Diable, General de l’ar-
« mée du Cardinal Ruffo, Traduit de l’italien de B. N.,
« par A. C. E., à Paris, chez Ouvrier, Libraire, An. IX,
« 1801 (di pp. 179 in 32.0) » (4). L’incisione innanzi al

(1) I Borboni di Napoli, III, 271, 326.
(2) B. Maresca, Il cavalier Antonio Micheroux nella reazione napo-
letana del 2799, studio storico, Napoli, Giannini, 1895 (estr. dall’Arch.
Stor. Napoli), pp. 157-9, x6i. Quasi nulla che non sia già nel Coco
contiene il cap. VII del libro del Conforti, La Repubblica napoletana
e l’Anarchia regia, Avellino, 1890.
(3) Diario napoletano manoscritto, 1798-1825, nella Bibl. della Soc.
Stor. Napol.
(4) Il B. N. deve essere Bartolomeo Nardini, il noto autore delle
Memorie sulla rivoluzione del 99 (pubbl. in frane, nel 1803, traduz.

frontespizio rappresenta Fra Diavolo in abito da frate, ar-
mato di carabina, pistola, pugnale, sciabola ed accetta: nel
romanzo, egli è fatto calabrese e la scena delle sue azioni
è messa in Calabria; ed infine vi si dice che, trattato in-
gratamente dal re, da sanfedista si mutò in giacobino e
corse a rivoltare i popoli della Calabria; ma che le truppe
del re repressero prontamente l’insurrezione, e il pertur-
batore fu preso e condotto a Napoli, dove « un vii gibet
vit terminar ses jours ». Tutte invenzioni, tranne l’ultimo
particolare della morte sulla forca, che fu invece una pre-
dizione! Cinque anni dopo questa augurosa fantasia del suo
romanziere, Fra Diavolo, ch’era diventato colonnello di
Ferdinando IV, essendosi recato per conto della corte bor-
bonica e degli inglesi sul continente per ripetere contro
la seconda conquista francese il giuoco ben riuscito del
99, fu catturato a Baronissi, condotto a Napoli, giudicato
sommariamente, ed impiccato nel Largo del Mercato il
12 novembre 1806 (’).
Mi si perdoni la divagazione, e passiamo al terzo vo-
lumetto dell’opera del Dalbono.
continua.
Benedetto Croce.

I DIPINTI A FRESCO
DELL’ATRIO DEL PLATANO IN S. SEVERINO

III.
Dopo la terza istoria dei fatti di S. Benedetto, si avverte
agevolmente un mutamento di colorito, di stile, in gene-
rale di fare, cessa la nota gaia caratteristica della scuola
umbra: i sei freschi seguenti sono condotti più severa-
mente. Anche il tipo di S. Benedetto muta.
Nei tre primi il Santo adolescente ha una certa aria
donnesca; nei seguenti il tipo umano diviene più mistico

ital., Napoli, 1864). Anche nelle Memorie il Nardini dice che Fra Dia-
volo era calabrese, e parla della taglia messa sulla testa di lui dal
Preside di Catanzaro, e lo fa tornare in prigione dopo le vittorie del
99 (cfr. p. 61, 152). È noto invece che, nel 99, « in ricompensa del-
« l’attaccamento mostratosi alla Reai Corona da D. Michele Pezza
« nelle riferite azioni e resa di Gaeta, si degnò Sua Maestà rimune-
« rarlo col grado di Colonnello e un’annua pensione ». (Petromasi,
Spedizione del Cardinal Ruffo, pp. 87-88).
(1) Sulla fine di Fra Diavolo si vegga uno scritto di Giustino
Fortunato, nella Rassegna settimanale, voi. Vili, n. 202, 13 novem-
bre 1881. Lungamente racconta la sua cattura il Dumas, così nei Mé-
moires, cap. CXXII, come ne I Borboni di Napoli, VI, 318-341. Era
allora ancor vivo, a Napoli, il figliuolo di Fra Diavolo, il cav. Pezza;
ma « il suo silenzio » — scrive il Dumas — ci ha costretti a ricorrere
« alle memorie del generale Hugo, alla memoria dei contemporanei,
« ed ai giornali di quel tempo ». Il colonnello Sigisberto Hugo, che
I eseguì la cattura, poi generale, era il padre di Victor Hugo.
 
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