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Napoli nobilissima — 5.1896

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Blessich, Aldo: L'abate galiani geografo
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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0161

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apoli nobilissima

RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

Voi. V.

Fasc. X.

SOMMARIO.
L’abate Galiani geografo (1757-1787). A. Blessich.
La cappella espiatoria di Corredino al Mercato. L. de la
Ville sur-Yllon.
Castel S. Elmo. VI. La sollevazione di Masaniello. VII.
Altre vicende di Sant’Elmo fino al 1734. F. Colonna di
Stigliano.
Notizie ed osservazioni. Don Fastidio.


L’ABATE GALIANI GEOGRAFO
(1757-1787)

Si è fino ad oggi tanto parlato di Ferdinando Ga-
liani che ai più sembra impossibile esservi su di lui an-
cora qualche cosa da dire. Ma l’arguto abate, oltre d’es-
sere stato letterato e satirico, fu anche minerologo (0,
geologo (1 2), e, sopratutto, appassionato cultore di cose geo-
grafiche, lato quest’ultimo assai importante e quasi com-
pletamente ignoto.
Economista profondo, egli coltivò la geografia alla stre-
gua delle proprie tendenze: s’occupò insomma della parte
politica seguendo minutamente i progressi delle esplora-
zioni, ma non dimenticando, come vedremo, quella « geo-
grafia di casa nostra » che ad ogni altra preferiva ed al

(1) È noto che offerse a Benedetto XIV una collezione minera-
logica vesuviana accompagnata da una interessantissima dissertazione
oggi ancora inedita.
(2) In Francia certamente si era appassionato di questa geniale
disciplina tanto da promettere alla d’Epinay la pubblicazione d’un
suo « Système sur l’origine des montagnes ». « C’est alors que je
ferai voir que notre globe a des saisons à lui... Je ferai voir alors que
l’Amerique est une Asie ebauchée, parce qu’elle est de beaucoup plus
moderne » (7 die. 1771). Quell’opera gli stava a cuore; la storia
delle montagne supera quella degli uomini, e desidera la peste per
avere un po’ di riposo da poterla distendere! (11 gemi. 72); ma l’agio
gli mancò sempre, ed anch’essa fa parte di quella serie d’opere pro-
gettate e non eseguite, incominciate e non terminate che gli autori
amano di più.

cui incremento dedicò gran parte della sua esistenza. Ciò
induce a credere avere egli sin da que’ tempi intuita la
somma importanza che ha per un popolo l’esatta cono-
scenza del suo ambiente esterno, necessaria per reagire
in certo qual modo alla sua azione modificatrice e, nello
stesso tempo, per eseguire quelle trasformazioni fisiche
atte a soddisfare vitali bisogni economici e sociali.
A perfezionare questa conoscenza geografica indispensa-
bile ai progressi della navigazione e del commercio, egli
si fece tra noi meridionali il patrocinatore d’una nuova
corrente d’idee che ebbero per risultato immediato le o-
pere immortali di G. A. Rizzi-Zannoni. E proprio questo
suo generoso contributo offerto alla patria ed alla scienza
con la presente memoria mi propongo di togliere dall’oblio.
I.
Poco più che trentenne, nel 1759, l’illustre abate era
già segretario dell’ambasciata napoletana a Parigi. Il dimo-
rare in quel centro così altamente intellettuale dovè a lui,
d’ingegno così pronto e vivace, riescire d’incitamento a
grandi idee e vaste imprese come quella della Carta geo-
grafica della Sicilia prima o sia regno di Napoli.
Nella costruzione di queste carte i Francesi allora erano
i primi, e per questo primato sin da’ tempi di Luigi XIV
aveano sentito il bisogno di migliorare il patrimonio car-
tografico nazionale, che però solo dopo la pace di Aix-la-
Chapelle (1748) fu veramente da Cesare Francesco Cas-
sini di Thury arricchito con la grande Description géome-
trique de la France (1.86400) terminata agli albori del
presente secolo (0. L’immensa opera, dapprima sussidiata
dallo Stato e poi da una società privata, era adunque in
formazione quando il Galiani stava a Parigi, e mi par di

(1) Cfr. A. Blessich, Per la storia della grande carta topografica
della Francia di C. F. Cassini di Thury, in « Riv. Geografica Italiana» ,
v. Ili, pp. 119-124; id., I lavori geografici di C. F. Cassini di Thury,
in « Bollettino della Soc. Geografica Italiana », serie III, volume IX,
PP- 253-256.
 
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