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Napoli nobilissima — 5.1896

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Croce, Benedetto: Il bassorilievo del sedile di porto
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Ceci, Giuseppe: La chiesa di S. Teresa agli studi
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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0087

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

71

« donna, nubile o maritata, lascia cadere un anello in
« mare. Un pescatore, o marinaio, per mercede d’un ba-
« ciò, o per amore, si getta nell’onde. Secondo la ver-
« sione italiana, egli pesca l’anello, e ne ha o non ne ha il
«compenso. Secondo la versione francese, si annega»!1).
Ma, se debbo dire il mio parere, io mi accordo con l’o¬
pinione di quelli che negano qualunque connessione tra
questa canzone e la leggenda di Cola Pesce (2).
continua.
Benedetto Croce.

LA CHIESA DI S. TERESA AGLI STUDI

Si ascende alla chiesa di S. Teresa per una scalinata
a due rampe, costruita nel 1835 sotto la direzione dell’ar-
chitetto Antonio Annita e ornata con alcuni bassorilievi
scolpiti da Pasquale Ricco. A metà della salita, sotto il
terrazzo che precede la chiesa, è l’antica farmacia del con-
vento esercitata ora da un privato.
Due colonne di verde antico ■—■ la sola cosa notevole
nella facciata molto comune della chiesa — fiancheggiano
la porta di entrata. Di buona architettura è l’interno, ben-
ché la demolizione della cupola, che pesava troppo sui
muri della crociera e venne perciò sostituita nel 1835 da
una meschina scodella, abbia fatto perdere molto di luce
e di armonia all’edificio. Sgradevole impressione fa anche
il vedere nude e biancastre le pareti dell’unica nave e
della crociera mentre le cappelle hanno quasi tutte la
pomposa decorazione barocca.
I Teresiani che nel primo decennio del secolo XVII
elevarono questo tempio su disegno dell’architetto Giovan
Giacomo di Conforto, non ebbero poi l’agio di compierne
la decorazione con quella magnificenza che avevano desi-
derata. Pel solo altare maggiore i frati spesero più di
centomila scudi: « comprarono » — narra il Celano —
« una bellissima custodia dalle monache di S. Liguoro
(cioè S. Gregorio Armeno), alle quali era costato con la
direzione del padre Cangiano Teatino da poco men che
diecimila scudi e la tolsero per ridurre l’altare alla bene-

(1) Nigra, o. c., p. 355.
(2) Lo Ullrich (recens. cit.), a mostrare la connessione tra la
leggenda e la canzone, ricorda, fra l’altro, un articolo pubblicato su
una rivista tedesca del 1885, e tradotto dall’italiano, che riferisce una
leggenda siciliana simile affatto alla ballata dello Schiller. Ma lo
scritto italiano è una novella del Cesareo, pubbl. sul Fanj. della do-
men., e poi in Legg. e fantasie, Roma, 1893, che s’appoggia appunto
sulla ballata dello Schiller. — Due versioni greco-moderne della can-
zone contiene l’articolo di Gustav Meyer, intitolato poco esatta-
mente: Il Cola Pesce in Grecia, neWArch. per lo studio delle trad. popol.,
XIV, pp. 171-2.

dettina, e col disegno di Dionisio Lazzari fecero che mu-
tasse forma, dandoli più altezza ed accrescendolo di co-
lonne. Vi vecero gli scalini, i piedistalli, tutti di pietre pre-
ziose, di lapislazzuli, di agate, di diaspri ed altre, uniti tutti
di rame dorato, ed un paleotto, dove vi sta una prospet-
tiva di un tempio di bassorilievo tutto di pietre preziose
e rame dorato; opera che quando nelle solenni festività
si scuopre, chiama la curiosità di molti ad osservarla,
come cosa unica e maravigliosa » (*).
Per soddisfare ora questa nobile curiosità bisogna re-
carsi alla cappella di palazzo reale, dove l’altare fu tra-
sportato dopo la prima soppressione degli ordini religiosi.
Al suo posto si vede ora un altro altare di marmo giallo
e verde, inquadrato da ornati in bronzo dorato, tolto ad
un’altra chiesa, a quella del Divino Amore. Gira intorno
al presbiterio un’elegante balaustrata di finissimi marmi,
e le pareti del coro sono coverte da tre grandi dipinti.
In quello di fronte, tirato giù alla brava, Paolo de Matteis
rappresentò la Madonna del Carmine che dà lo scapolare a
S. Simone Stock, mentre S. Teresa scrive la sua regola.
Quelli dei lati — il Natale e l’Epifania — furono dipinti
da un laico Teresiano. Ai lati dell’altare maggiore si apro-
no due cappelle: quella della parte dell’epistola ha le pa-
reti rivestite di marmi colorati e un importante dipinto,
disgraziatamente in cattivo stato, attribuito a Fabrizio San-
tafede. Vi è rappresentato un S. Giuseppe che regge fra
le braccia il Bambino, di una concezione abbastanza rea-
listica, specialmente per quel che riguarda il Bambino che
pare un ritratto a dirittura.
L’altra cappella, dalla parte dell’Evangelo, è sacra alla
fondatrice dell’ordine, S. Teresa di Gesù. Fu decorata a
spese di Giovan Vincenzo Cosso, patrizio del sedile di
Nido, il quale, appunto per questo scopo e per la fonda-
zione di una libreria nella casa di Torre del Greco, aveva
nominati suoi eredi nel 1637 i frati Teresiani (2). Diretta
da Cosimo Fanzaga, che vi eseguì pure tutti i lavori di
scultura e di stucco, la decorazione di questa cappella
riuscì un po’ sovraccarica di ornamenti, di colori, di do-
rature. Massimo Stanzioni vi dipinse con molta vivezza
di tinte i freschi della volta, e Giovanni Balducci la ta-
vola dell’altare dove è copiato il ritratto di S. Teresa di-
pinto dal vero dallo spagnuolo Fra Giovanni della Mi-
seria. Dietro la tavola si conservava la riproduzione in ar-
gento di quella statua di S. Teresa scolpita dal Fansaga,
che ancora si osserva nella chiesa di S. Teresella a Ghiaia.
Questa riproduzione fu fusa nel 1798, quando il Governo

(1) Ediz. Chiarini, V, 261.
(2) Archivio di Stato, monasteri soppressi, voi. 296: Platea e conto
della cappella della N.S. Madre Teresa, secondo la disposizione del quon-
dam D. Vincenzo Cosso.
 
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