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Napoli nobilissima — 5.1896

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La Ville de la sur-Yllon, Ludovico: La via di Toledo sessant'anni fa
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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0145

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apoli nobilissima

RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

Voi. V.

Fasc. IX.

SOMMARIO.

La via di Toledo sessant’ anni fa. L. de la Ville sur-Yllon.
Leggende di luoghi ed edifizii di Napoli. LUI. B. Croce.
I dipinti a fresco dell’ atrio del Platano in S. Severino.
III. N. F. Faraglia.
Castel S. Elmo. V. Il castello nell’ epoca viceregnale.
F. Colonna di Stigliano.
La storia popolare spagnuola di Niccolò Pesce. B. Cr.
Notizie ed osservazioni. Don Fastidio.
Da libri e periodici. Don Ferrante.

LA VIA DI TOLEDO SESSANTANNI FA

Canto la strada che il viandante mena
Dal caffè d’Europa al Mercatello,
Un giorno di magnati illustri scena
Ed or di sarti e di modiste ostello:
Io voglio dire di Toledo il calle,
Antica sede di lampioni a palle.
Luigi Coppola nella strenna Riso e
Sbadigli del 1857.

Nella prima metà di questo secolo la strada di To-
ledo era ritenuta la più bella ed animata strada di
Europa. Lo Stendhal, nel vederla, esclama: « Voilà un des
« grands buts de mon voyage, la rue la plus peuplée et
« la plus gaie de l’Univers! (’) »
Toledo era in quel tempo, assai più di adesso, l’arteria
principale, il centro della città, la strada in cui si svolgea
tutta la vita officiale, commerciale, elegante e galante. Nei
giorni di festa essa brulicava di gente, che vi andava a
sfoggiare le nuove vesti e vi passeggiava a lungo: era il
convegno degli eleganti, degl’innamorati, degli oziosi, de-
gli uomini d’affari.
Essendo bandita la politica, la vita era assai semplice e
la gente s’interessava dei fatti più ovvii, guardava le vet-

(1) Stendhal, Rome, Naples, Florence, p. 241, ediz. Calman-Levy,
Paris, 1888.

ture che passavano e nominava le persone che vi erano
dentro: allora la differenza delle classi era assai distinta e
chi volea esser rispettato dovea aver carrozza propria.
Le carrozze da nolo erano pel medio ceto, per chi volea
pubblicamente far professione della scarsezza dei proprii
mezzi di fortuna. Perciò si vedeano avvocati, medici, bor-
ghesi, trascinati in carrozzoni vecchi, stile impero, con
vecchi cavalli e vecchie livree, spesso col domestico ag-
grappato sul predellino posteriore. Era assai conosciuta la
carrozza di Monsignor Perrelli, con cavalli vecchissimi e
due domestici dietro.
C’erano poi gli equipaggi eleganti, quelli del Principe
di Cassano, del Duca di Santa Teodora, del Principe di
Ottaiano e di altri signori, dei quali erano vantati i ca-
valli di sangue o, come si diceva, i cavalli forestieri. La
corte fastosa, gli ambasciatori delle potenze estere, sfog-
giavano il loro lusso specialmente negli equipaggi: i più
bei cavalli li ebbe, per un tempo, l’ambasciatore d’Austria,
che portava la livrea bianca. In alcuni, affianco al cocchiere,
si vedeva il Cacciatore, domestico vestito di verde, con
ricami e lacci d’oro sul petto, cappello a punte con piume
di cappone e largo coltello alla cintura di cuoio. Gli am-
basciatori godevano mille privilegi, infinite pretensioni, che
si arrogavano e faceano rispettare colla più meticolosa scru-
polosità. Si racconta che un giorno il Principe Esterhazy,
ambasciatore d’Austria, prese personalmente a scudisciate
in pubblica via il cocchiere della Regina Isabella, madre
del re Ferdinando II, perchè avea osato, un momento pri-
ma, sopravanzare la sua vettura.
Toledo non avea allora marciapiedi: i lampioni ad olio
erano sospesi a sbarre di ferro fisse nelle mura, il selciato,
in luogo di esser convesso come ora si usa, inchinava se-
condo il costume del tempo, verso il mezzo della via.
Per la mancanza di corsi sotterranei, che furono fatti verso
la fine del regno di Ferdinando II, nei giorni di pioggia
e di acquazzoni le acque delle grondaie e dei vicoli supe-
riori formavano una grossa lava, che percorreva trionfal-
mente Toledo, per gettarsi nelle due grandi chiaviche,
aperte una al largo della Carità, l’altra a S. Ferdinando
 
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