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Napoli nobilissima — 5.1896

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La ville sur-Yllon, Ludovico de: Le navate minori del duomo
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Croce, Benedetto: Il bassorilievo del sedile di porto
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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0101

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

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screpolarla. Vogliamo augurarci che l’E.mo nostro Arcive-
scovo il Cardinal Sanfelice, il quale, come benedettino, deve
avere a cuore la conservazione delle opere di arte, voglia
scongiurarne la distruzione staccandola dal muro e facen-
dola ripulire con criterio e gusto. Simile sorte aspetta i due
quadri di Giovanni Balducci attaccati ai muri laterali: anzi
quello a sinistra, che rappresenta S. Agnello, è già distrutto
e poco potrebbe ricavarsene perchè il colore se ne distacca
a pezzi. L’altro è in migliore stato e vi è dipinto S. Gen-
naro, che ha inginocchiati ai piedi il Cardinal Gesualdo ed
un fanciullo, che regge le ampolle del sangue, nel quale si
vogliono riconoscere le sembianze di Ascanio Filomarino,
che poi fu anch’egli Cardinale ed Arcivescovo di Napoli.
Dirimpetto a questa cappella, in una delle colonne del-
l’ultimo pilastro a diritta vedesi infissa una verga di ferro,
che è il passo napoletano di palmi 7^/2, pari a metro 1,89,
col quale si misuravano, secondo l’antico costume, i ter-
reni della nostra città e del suo territorio. Nel medio evo
si usava di conservare nelle chiese le pubbliche misure
perchè vi rimanessero intiere ed inalterate: ut integra et
incorrupta servarentur.
Avanti a questo pilastro rimase fino al 1745 il magni-
fico sepolcro di marmo scolpito ed adorno di musaici, che
Umberto d’Ormont eresse nel 1315 all’Arcivescovo Aigle-
rio, morto nel 1282: ma fu distrutto dal Cardinale Spi-
nelli, il quale pare che avesse preso l’impegno di spazzar
via dal Duomo tutto quello che vi era rimasto di bello
e di antico! Senza l’opera distruggitrice di molti nostri
Arcivescovi, il Duomo sarebbe ora un museo di scolture
e pitture medioevali, rese venerabili dalla tinta loro data
dal tempo. Ma! tempus edax, homo edacior!
Ludovico de la Ville sur-Yllon.

IL BASSORILIEVO DEL SEDILE DI PORTO
E LA LEGGENDA DI NICCOLÒ PESCE

III.
Il Cervantes, in un passo del Don Quijote (P. II, c. 18),
menziona il Pesce Niccolò: « digo que ha de saber nadar,
« corno dicen que nadaha el pexe Nicolas ó Nicolao ». Ma
il Cervantes poteva conoscere la notizia non solo per la
la lettura degli scrittori italiani a lui ben noti, ma anche
per l’opera assai divulgata di Pedro Mexia. Onde l’Ullrich
conclude di non saper nulla sulla letteratura propriamente
popolare in Ispagna relativa a questo tema (T).

(1) « Von eigentlicher volksthumlicher Litteratur in Spanien in
« Betreff der Tauchersage ist mir nichts bekannt » (Die Tauchersage,
estratto, p. 21).

Se non che, lo stesso Pedro Mexia comincia il suo
racconto col riferirsi alle leggende popolari: « Ricordomi
« haver sin da fanciullo udito dire a vecchi di un Pesce
« Cola, che era homo, et andava per il mare nuotando,
« con molte cose favolose di lui, le quali tutte io per
« tali giudicai sempre finché, dopo l’haver io molti libri
« letti, trovai cose così piene di meraviglia scritte che,
« se io le havessi da uomini di poca autorità udite, le
« havrei pigliate per vanità e bugia »; e cita il Fontano
e il D’Alessandro. Pietro Mexia era di Siviglia e morì
circa il 1552 (’). Si dovrebbe dunque ammettere che sulla
fine del s. XV o i principi! del XVI, nell’Andalusia, si
raccontassero popolarmente le avventure di Niccolò Pesce.
Ciò non farà meraviglia, quando si ripensi alle antiche e
strette relazioni della Spagna con l’Italia meridionale, e
specialmente con la Sicilia.
E, appunto, ad una tradizione spagnuola a me parve
che si riferisse un opuscolo popolare stampato nel 1608,
di cui trovai il titolo nel Supplemento al Brunet (1 2 3). La mia
indicazione riuscì di qualche interesse, e la Malusine an-
nunziò in una nota alla traduzione francese del mio opu-
scolo: « Nous recherchons cette rarissime publication ». Ma
pare che non abbia trovato niente; mentre le mie ricerche
hanno avuto, sebbene un po’ tardi, buona fortuna. Lo
stesso opuscolo l’ho ritrovato citato nell’Ensayo de una
biblioteca de libros raros y curiosos del Gallardo (3); e da
questo ho ricavato che una copia, l’unica forse che esista,
se ne conserva nella biblioteca dell’illustre orientalista
spagnuolo, Don Pascual de Gayangos. E per mezzo del-
l’egregio mio amico, il signor Don Rafael Altamira, diret-
tore del Museo pedagogico nazionale di Madrid, ho potuto,
finalmente, avere trascritto il curioso e rarissimo opuscolo.
Esso è in quarto, di otto carte, e porta il seguente
titolo:
Relacion de corno el pece Nico-
lao se ha parecido de nuevo en el mar) y habló con mu-
chos marineros en diferentes partes, y de las grandes
marauillas que les contò de secretos impor-
tantes ala nauegacion.
Este pece Nicolao es medio hombre, y medio pescado, cuya figu-
ra es està que aqui va retratada.
Lleua al fin una famosa receta para boluerse las viejas mocas,
hacienda lo en ella contenido.
Segue infatti la figura di un uomo qui desinit in piscem,
e poi la data di stampa:
Con licencia del Ordinario.
En Barcelona, por Sebastian de Cormellas, al Cali, Ano de 1608.
Vendente en la mesma Emprenta.

(1) Nicolas Antonio, Bibl. nova, II, 217-8.
(2) Supplément au Manuel du libraire, Parigi, 1880, II, 23.
(3) Voi. I, col. 960-1.
 
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