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Napoli nobilissima — 5.1896

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Faraglia, N. F.: I dipinti a fresco
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Colonna di Stigliano, Fabio: Castel sant'elmo
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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0068

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52

NAPOLI NOBILISSIMA

grandi maestri del rina-
scimento umbri e to-
scani. D’altra parte, l’e¬
spressione non esagerata
di un sentimento misti-
co, che predomina, non
è disgiunta dallo studio
della realtà, e nel viso
della maggior parte delle
persone si scorge la li-
nea caratteristica del ri-
tratto, le opere archi-
tettoniche sono ripro-
dotte minutamente, e,
dicasi ciò che si voglia,
il tipo delle chiese è
tutto toscano. Nè sono
una creazione fantastica
il paesaggio, i laghi, le
balze rotte, isolate, spar-
se d’alberi; perchè chi
va per l’Umbria, rivede
quel paesaggio caratteri-
stico.
continua.

N. F. Faraglia.


Affreschi dell'Atrio di S. Severino.
Vita di S. Benedetto. Il Miracolo del crivello.

Infatti tra ’l fermento
del popolo, e il calun-
niarsi a vicenda de’ prin-
cipi per quella uccisione,
la plebe fu in armi, va-
riamente istigata. Il du-
ca di Du razzo volle far
mostra di punire i regi-
cidi: e Ludovico di Ta-
ranto, temendosi con
quelli confuso, adunò in
buon numero plebe e
ribaldi e li chiuse nel
castello di S. Erasmo,
affinchè, quando il duca
si trovasse a passare là
sotto, fosse preso ed uc-
ciso. Ma il duca adunata
la sua gente sulla piazza
delle Correggie (*), ne
mandò parte a provo-
care i rinchiusi nel ca-
stello; i quali, vedendo
gli assalitori darsi ben
tosto alla fuga, non so-
spettando l’inganno, u-

CASTEL SANT'ELMO
ni.
Vicende dell’antico castello di S. Eramo.
Cinque anni dopo essere stato costruito, cioè nel
1348, il piccolo castrum Belfortis sosteneva il suo primo
assedio, difeso dagli Ungheri contro Giovanna I d’Angiò.
Ma sarebbe impossibile trattare delle vicende di quella
fortezza senza parlare, per sommi capi almeno, delle vi-
cende, dei moti, delle guerre che funestavano sì a lungo
Napoli e il Regno, dopo la morte di Roberto il Savio.
Al mite sovrano successe nel 1343 la diciassettenne ni-
pote Giovanna, sposa del proprio cugino Andrea, figlio
del re d’Ungheria. Ma il gran numero di principi reali
viventi alla corte di Castelnuovo, le passioni, gli intrighi,
le congiure ebbero presto per effetto la morte di Andrea,
strangolato nel settembre del 1345: e così — scriveva il
cronista — incominciava « mala danza per lo Reame et
per li Signori per questa facenda»!1).

(1) Diurnali detti del duca di Monteleone, pubblicati a cura di N. F.
Faraglia, Napoli, 1895, presso la Soc. di St. patria, pag. 5.

scirono dalla fortezza;
e nell’inseguimento venner giù fino alla piazza delle Cor-
reggie, dove, accerchiati, furono quasi tutti uccisi, salvo
pochissimi che nuovamente salvaronsi nel castello (2 3 4).
Tuttavia, due anni dopo, il matrimonio della vedova
Giovanna con Ludovico di Taranto parve tranquillare le
cose: se non che il re Ludovico d’Ungheria, ch’avea fino
allora minacciato di venire a far le vendette del suo con-
giunto strangolato, nel gennaio del 1348 scendeva dav-
vero nel regno: sì che Giovanna pensò bene a salvarsi in
Provenza, trascinandosi appresso il marito, pur « usando
quest’atto di amorevolezza » di sciogliere dal giuramento
di fedeltà i castelli tutti del regno, per evitare al soprav-
venire degli Ungheri « sacco o morte, e ruina di Ter-
re » (3). Così al re d’Ungheria fu facile la conquista: ma
la peste, scoppiata in Napoli, lo costrinse a partirne, la-
sciandovi tuttavia presidii nei castelli Nuovo, dell’Uovo e
di S. Eramo (4). Nel settembre, accolti magna laude in Ur-

(1) Di questa piazza resta anch’oggi memoria in quella via cor-
rottamente detta della Corsea.
(2) Dominici de Gravina, Chronicon de rebus in Apulia gestis, Nap.,
1890, p. 40.
(3) Istoria del Regno d’incerto autore (Ang. di Costanzo), Collez.
Gravier, p. io.
(4) De Blasiis, Case angioine, in Arch. star, napol., XII, 371.
 
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