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Napoli nobilissima — 5.1896

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Montemayor, Giulio de: La piazza della sellaria
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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0074

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58

NAPOLI NOBILISSIMA

Anche questa strada fu coverta per l’occasione d’un
cielo « di panni azurri con stelle d’oro, e con lo sole, e
« con la luna d’oro, et uno Pianeta grande in lo mezzo
« del predetto cielo, quale pianeta era lo Dio Giove se-
« dendo regalmente incoronato.
« Tutti li guarnimenti, tanto delli giostranti come delli
« cavalli, erano di borcato; li cavalli erano coverti insino
« a terra tutti di broccato e seta finissime. E li mante-
« nitori » — i tenitori cioè della giostra, quelli che so-
« stenevano la sfida e firmavano il cartello, e vestivano,
« per farsi riconoscere, la stessa divisa {livrea'), -— « furo
« tredici di librerà predetti. Lo primo » — a scendere
in lizza contro di essi — « fu il Duca di Calabria, D. Al-
« fonso d’Aragona. Uscio trionfosamente vestito, sopra

Armatura di giostra del sec. XV.
(Dal Livre des tournoìs di Re Renato).
« l’arme, tutto di broccato riccio, e pareva una spuma
« d’oro tralucente; e li guarnimenti dell’ cavallo con le
« sue barde, erano coverti longhe insino a terra del me-
« desimo broccato; e portava in testa sopra l’elmetto per
« cimiera una sedia reggia, come di prospera di coro
« d’Ecclesia. Arrivato sonato le trombette; corse, e scon-
« trò quattro volte, e ruppe quattro lanze grosse degnissi-
« mamente. Appresso uscio D. Federico d’Aragona, che
« uscio molto ricco; tutto vestito esso e lo cavallo di
« broccato d’oro tirato finissimo, tutto ricamato d’oro, e
« le barde coverte del medesimo insino a terra; et esso
« portava alla testa del frontale del cavallo una penna di
« color bianca, et alla cimmera sopra l’elmetto, portò un

Sellaria » per la giostra degli 8 d’ottobre 1478 « dove stette lo Re
e la Regina e per l'altre finestre stettero tutte le Signore e Dame di
Napoli e molti Signori. In piedi della Sellaria » fu fatto un gran bo-
sco, tutta la strada fu « affrascata » e i cavalieri giostrarono trave-
stiti da fiere.

« grande e bello pennacchio bianco; tutto con quello del
« cavallo guarnido di xisole d’oro e d’argento, longhetti
« come seme di cocozze. Longhette, stampate, tralucevano
« ch’era a vedere meraviglia; e portava 16 muzzi di spo-
« la, tutti vestiti con calze divisate turchine e lionate a
« quattro quarti, et una robetta corta di brocati d’oro la-
« votati riccamente, con le penne in testa guarnite con
« xisole d’oro et argento, tutti. Et entrato lo predetto
« Don Federico, corse due grosse lanze con quelle delli
« mantenitori. Si scontrò e ruppe tutte due le lanze molto
« acconze; e questi era bello alto: parea un’aquila; e tutto
« lo suo vestire, e delli suoi staffieri, era alla foggia Fran-
« zese. Appresso vennero alla giostra li tre altri Fratelli,
« vestiti tutti d’una librerà, a cavallo come S. Giorgi], e
« con cavalli finissimi; tanto essi come li
« cavalli coverti insino a terra, sop." le
« barde, d’uno damasco bianco franciati,
« con certi giarretti con li garofali, d’oro
« finissimo, che era belli a vedere; con le
« cimiere con una spera di sole d’oro so-
« pra l’elmetti, poi tutti guarniti di pennac-
« chi grandissimi bianchi. E portavano 30
« muzzi di spoli, diece per uno, con le
« calze bianche, e li gipponi del medesimo
« damasco bianco d’oro come li padroni,
« fioreggiato a giarretti e garofali d’oro fi-
« riissimo: con certe barrette dal medesimo
« damasco bianco d’oro, come li padroni,
« con le penne, tutti, in testa, e le calze
« pinte tutte bianche con fiori dorati ».
Tutti corsero poi al catafalco e, toltisi gli
elmetti, fecero reverentie al Re. E subito dopo
venne una gran confezione e collatione che fu distribuita
alle dame pei catafalchi con getto di confetti al popolo.
La « sedia reggia », che il Duca di Calabria portò per
cimiero, era un’impresa o insegna della Casa d’Aragona (0.
E così pure nel disegnino che diamo, tratto da una
delle miniature del famoso codice del Torneo di re Renato,
che è alla Naz. di Parigi, i duchi di Bretagna e di Bor-
bone portano per cimiero ed invenzione le insegne delle
rispettive case. Sono armati di spada e non di lancia,
perchè dovevano combattere in un torneo e non in una
giostra.
Altre notizie, sul modo come era combattuta una gio-
stra a quel tempo, si possono ricavare dalla descrizione, che
è nello stesso Compendio di cronache, delle giostre fatte a
Napoli per la venuta dell’imperatore Federico III, nell’a¬
prile del 1452.

(1) Cfr. Filangieri, Lucrezia d’Alagno, in A. S. N., a. XI, 1886,
pag. 123.
 
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