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Napoli nobilissima — 5.1896

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La ville sur-Yllon, Ludovico de: Le navate minori del duomo
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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0099

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

83

Sul sarcofago è distesa la statua del Cardinale in veste
pontificale dipinta in nero, ed ai fianchi due angeli che
alzano le cortine della nicchia, in fondo alla quale si vede
una riga di personaggi, forse i parenti dell’estinto: sul
coperchio della nicchia stanno le statue della Vergine e
di due sante, aventi ai piedi quella del defunto inginoc-
chiato. Sullo zoccolo che sostiene la statua giacente, c’è
questa iscrizione in caratteri gallofranchi:
f CLARUS IN EXCELSA CARBONUM PARTENOPEA
INGENUA TELLURE SATUS DE STIRPE COLUMNAS
INTER APOSTOLICAS VELUT IGNE MICANTIUS ASTRUM
CARDINEIQ. CHORI LUX GLORIA SPES QUOQ. MULTIS
CUI SABINENSIS APEX TITULUMQ. SUSANNA DEDERE
CRIMINA QUI LAVACRO LAXABAT CUNCTA SECONDO
f ET PIUS IN CUNCTIS SOLERSQUE AD MISTICA REBUS
CONSILII PROBITATE NITENS DUX QUOQ. ORDINIS ALTI
CORPORE MARMOREA JACET HAC FRANCISCUS IN ARCHA
LETUS IN ETHEREA PLAUDIT SET SPIRITUS AULA
ANNO MILLENO DOMINI QUINTO QUATRICENO
OCTAVA DENAQ. DIE JUNII REQUIEVIT.
Questa bella scultura è certamente di scuola fiorentina
e sbagliano di molto quegli scrittori, fra cui il Perkins, che
la attribuiscono all’Abate Antonio Baboccio da Piperno
prestando fede al De Dominici; il quale, oltre all’affer-
mazione falsa che sul sepolcro sia inciso il nome del Ba-
boccio, inventa pure una storiella dell’inaugurazione del
monumento. Basta osservarla anche superficialmente per
notare quanto l’eleganza e la correttezza del disegno di
essa contrasti colle sculture originali, sì, ma rozze e scor-
rette del Baboccio, le quali risentono l’influenza di una
scuola tedesca tutta diversa da quella fiorentina.
Sotto l’altare sono collocate le ossa di trentasei corpi
di Martiri che stavano nella chiesa di S. Gaudioso a Capo
Napoli e qui trasportati dopo l’incendio appiccato a quella
Chiesa dai Francesi nel 1799 alla presa di Napoli.
II cardinale Sisto Riario Sforza nel 1854 fece rinnovare
questa cappella ed ornarla di stucchi: l’altare è dedicato a
S. Susanna. Dalla famiglia Carbone il patronato passò ai
Brancia, poi ai Cantelmo e da questi ai Tocco di Monte-
miletto.
La prima cappella della navata minore a sinistra è quella
dell’antica e nobile famiglia dei Filomarino. Nel 1845 fu
dedicata alla B. Francesca delle Cinque piaghe, Alcante-
rina, e fu rinnovata, cioè furono tolti gli antichi sepolcri
e spalmata di stucco. Quei vecchi marmi però per for-
tunato caso e contrariamente all’uso vandalico, che hanno
coloro che sono preposti alle chiese, non furono rotti,
ma buttati in un oscuro angolo di una vecchia sacristia
abbandonata e là rimasero fino al 1884. Allora furono per
cura del Principe della Rocca, erede dei Filomarino, ri-
messi al posto da essi già occupato. Sul muro a sinistra

c’è un’urna su cui è scolpito un cavaliere inginocchiato
avente ai due lati due scudi con l’antica arme dei Filo-
marino, che erano i gigli sparsi traversati da una banda.
Intorno si legge: Hzc jacet dominus Loffridus Filomarinus
Senescallus domini ducis Calabrie qui obiit anno domini
MCCCXXXV die XV mensis aprilis ter. ind. Quest’urna
era un antico sarcofago romano, di cui fu scolpita la parte
posteriore e conservata l’anteriore, sulla quale è figurato
un baccanale: quest’ultima rivolta verso il muro, ma ne
è alquanto distaccata, sì da farvi riconoscere l’antico bas-
sorilievo.
Al di sopra è una lapide col bassorilievo di una donna
con corona sul capo (T) e coll’iscrizione: Hic jacet domina
Trudella Filomarino de Neapoli fi.Ua d.ni Lofiridi Filomari-
ni Senescalli domini regis que obiit a. d. MCCCXXXV die
XXV mensis septembris ind. tertia.
Sul muro dirimpetto è posta una lapide, sulla quale è
incisa una figura di cavaliere armato di cotta e maglia,
avente in testa un piccolo elmo rotondo con l’iscrizione:
Hic jacet dominus Gregorius Filomarinus qui obiit anno Do-
mini MCCCXXIV die primo mensis martis VI ind. Vos qui
legitis orate prò me.
Nella seguente cappella della famiglia Teodora l’arco è
di marmo di bello stile del rinascimento con due colonne
scandiate e capitelli corinti! : è tutta del secolo XVI. In-
nanzi all’altare c’è un bel bassorilievo di Giovanni Mer-
liano da Nola rappresentante la Deposizione di Gesù e
nel gradino sotto si legge in grossi caratteri: Vidi et
CREDiDi. La cappella è dedicata a S. Tommaso Apostolo.
E sull’altare si vede un quadro firmato dal discepolo di
Giorgio Vasari, Marco Pino da Siena, nel 1573, rappre-
sentante Gesù in mezzo agli apostoli e S. Tommaso, che
gli tocca la piaga del costato.
Sul muro accanto si vede il busto di M.° Ant.° Filo-
marino fatto dallo scultore Giuliano Finelli per ordine del
Cardinale Ascanio Filomarino, il quale eresse questo e
gli altri due di Tommaso Filomarino Maresciallo e Gran
Siniscalco del Regno ai tempi di Alfonso I d’Aragona, e
Giov. Batt.a Filomarino Capitano di Carlo V in Africa,
in Francia e nelle Fiandre, anche per opera del Finelli.
Il Cardinale Filomarino aveva una grande smania di met-
tere i suoi stemmi ed iscrizioni in sua lode da per tutto
e ne sono ancora piene le chiese ed il palazzo arcivesco-
vile napoletano.
Sullo stesso muro si eleva il bel sepolcro che Pio V
fece fare al cardinale Alfonso Carafa, arcivescovo di Na-
poli, nipote di papa Paolo IV, che, involto nella catastrofe

(1) Di questo bassorilievo si parla in questo stesso numero a pa-
gina 96 e se ne dà un’incisione.
 
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