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Napoli nobilissima — 5.1896

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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0175

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

T59

NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
I GRANILI.
I Granili, come tutti sanno, furono costruiti nel secolo passato da
Carlo III per conservarvi i grani della città, garentendola così dalle
carestie, che in quell’epoca affliggevano il popolo.
Ridotti più tardi a caserma e rinforzati da Ferdinando II con grossi
torrioni, furono sempre tinti in rosso, coloro che, annerito dal tempo,
dà ad essi un aspetto venerabile ed imponente.
Ora pare che il Genio Militare sia venuto nella determinazione di
ridipingerli, ed ha cominciato la sua opera vivificatrice nella parte infe-
riore del secondo torrione. Ma quali colori ha scelto, Dio mio? Ha
tinto il fondo in grigio-perla e l’ha contornato con fasce color burro-
frescolW Può immaginarsene l’effetto. Quel povero vecchio edilìzio
sembra tutto mortificato e vergognoso per lo sfregio inflittogli dall’A-
pelle del Genio Militare! Però guardando bene quel pezzo di pittura,
una orribile idea mi traversa la mente. Le finestre sono munite di
gelosie di legno, segno evidente che lì c’è la prigione della caserma:
mi è nato il sospetto che la scelta di quei colori si sia applicata colà
per accrescere la pena, duplicare, triplicare, centuplicare il tormento
di quei poveri prigionieri! Infatti, qual più terribile tortura che di es-
ser chiuso in una prigione grigio-perla con fasce burro-fresco? È tale
una crudeltà, una così grande raffinatezza di barbarie, da non trovar
riscontro se non in quelle di Tiberio, di Nerone e di Falaride, il ti-
ranno di Agrigento, quello che arrostiva i suoi nemici nel toro di
bronzo :
Il bue cicilian, che mugghiò prima
Col pianto di colui, e ciò fu dritto,
Che temprato l’avea colla sua lima, etc.
Chi sa che non sorga l’idea di tingere la parte superiore in verde-
pistacchio con fasce color viola del pensiero? Così l’edificio dei Granili
diventerà il più allegro della città e servirà a mettere di buon umore
i viandanti che entrano in Napoli da quella parte.
*
* *
Commissione provinciale dei monumenti.
Si è riunita il giorno cinque ottobre. Il Comm. Palizzi riferì in-
torno ai lavori nella Chiesa dell’arciconfraternita degli Accenditori; e
la Commissione unanimemente approvò la proposta del relatore, che
s’opponeva all’abbattimento della pregevole chiesa proposto per am-
pliare i locali della Clinica ostetrica.
Si approvò pure la proposta del Duca di Andria relativa ai re-
stauri da eseguirsi nella chiesa di S. Maria del Parto a Mergellina,
dove trovasi il sepolcro di Iacopo Sannazzaro.
II Duca di Andria riferì infine intorno all’importante quistione
dell’isolamento di Castelnuovo, e la Commissione accolse all’unani-
mità le sue proposte.
*
# #
Tre orefici napoletani del s. XVI.
Mancano aWIndice degli artefici del Filangieri. Si chiamavano
M. Marco Andrea d’Ancora, M. Annibaie d‘Ancora e M. Lorenzo de
Lorenzi. Nel 1551 le galere spagnuole comandate dal viceré di Sicilia
D. Giovanni de Vega e da D. Garzia de Toledo, figlio del viceré di
Napoli, tornavano da una vittoriosa impresa sulle coste d’Africa. La
città di Napoli deliberò di offrire a D. Garzia una collana d’oro, e
ne affidò il lavoro ai tre artisti sunnominati. Questi pregarono Luigi
Tansillo di trovar loro « qualche belle fantasie, ond’elli potessero
« adornar la collana d’oro ». E il Tansillo fece il progetto della col-

lana, la quale doveva essere di 15 pezzi : « sette si scolpiranno di
« storie appartenenti all’ordine della impresa, eligendo le più nota-
« bili; e sette d’invenzioni convenienti ed adattate alla verità del
« fatto, ed alla gloria del detto signore, e nel rimanente, che sarà
« quel pezzo estremo, che pende sul petto in mezzo, si scolpirà la
« persona sua come in miraglia. Saranno i detti pezzi tramezzati ed
« incatenati, di maniera che sempre dopo l’istoria segua l’invenzione,
« le quali continuamente s’appiglieranno l’una all’altra non meno
«d’intendimento che di loco». E raccomandava agli orefici: «Non
« lasserò di ricordarvi, che sì come io mi sono ingegnato di fare che
« le invenzioni non solamente sodisfacciano all’intelletto, ma che di-
« lettino agli occhi, .trovando cose da scolpirsi, ch’abbian bella appa-
« renza, sì come si può vedere nella invenzion del carro trionfale, ed
« in quella di Sicilia, ed in tutte le altre, così ancora vi debbiate in-
« gegnare voi di fare che le nude istorie e le invenzioni si vestano
« e si aiutino di adornamenti e di fregi, ponendogli e spargendogli
« dove a voi parrà che meglio si convengano. E che sì come io nelle
« nove invenzioni m’ho servito di antichi versi or di Virgilio, or
« d’altri (il che in sì fatte cose tene grazia), che così voi nelle mo-
li derne istorie vi debbiate servire d’antichi trofei e d’arme e d’inse-
« gne ». Espone quindi minutamente le invenzioni e le istorie. Così
•— diceva il Tansillo — anch’io contribuisco ad onorar D. Garzia:
« perciocché se gli scultori vi pongono l’artificio, voi signori la dili-
« genzia, Napoli la cortesia e l’oro, io vi pongo lo spirito; col quale
« il muto oro parla, e loda questo nostro vincitore ». Il discorso del
Tansillo fu stampato quando il lavoro non era ancora compiuto, per
servire di sprone « ai maestri che quelle hanno ora sull’incudine, i
« quali se ben sono da voi iscusati, se s’indugiano a darlavi, per-
« chè non si possono trattare i metalli, come le carte, nè adoperare
« i martelli come le penne, pure, veggendo questo nelle altrui mani,
« s’ingegneranno d’indugiar meno a dar quelle nelle nostre ». Tale
interessante documento fu ristampato dal Fiorentino nelle note alla
sua edizione delle Poesie liriche edite ed inedite del Tansillo, Napoli,
Morano, 1882, pp. 279-289.
*
* *
Cannoni protestanti nei castelli di Napoli.
A S. Elmo ancora ai principi del seicento si vedevano parecchi
grossi cannoni tolti all’elettore di Sassonia nella guerra di Smacalda.
Uno, ch’era volto contro la città, portava in rilievo l’immagine di
Martino Lutero con questi versi tedeschi:
Fiir ein Sàngerin bin ich gegossen:
Und gebrauch mein Stimm unverdrossen,
In Sachsen war ich wol beschossen
Gegen den Teufels und Bapsts genossen.
che si traducono : « Nel fondermi mi dettero nome la Cantatrice,
e fo uso incessante della mia voce. In Sassonia fui gagliardemente
adoprata contro i compagni del Diavolo e del Papa. » Seguiva l’indi-
cazione del fonditore Michael Andreas Pitznitz, ed alcuni righi di
note musicali con le parole: von edler art (in modo nobile).
Anche in Castelnuovo c’erano parecchi cannoni della stessa pro-
venienza, ossia tolti a Giovan Federico di Sassonia quando fu vinto
e fatto prigioniero dopo la battaglia di Miihlberg del 1547. Il più
grande di essi portava l’immagine del Principe con le parole: Verbum
Domini manet in aeternunr, ed in tedesco: Walt mass in alien Dingen
(la forza decide in tutte le cose). — Nel Castello del Carmine c’era
un’armeria in cui si conservava tra l’altro la corazza portata da Fran-
cesco I a Pavia.
 
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