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Cellini, Benvenuto; Milanesi, Carlo; Milanesi, Carlo [Editor]
I trattati dell'oreficeria e della scultura: novamente messi alle stampe secondo la originale dettatura del Codice Marciano — Firenze: Felice le Monnier, 1857

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https://doi.org/10.11588/diglit.71583#0126

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DELL' OREFICERIA.

tità dessi commessione a dua o a tre di questi primi
gioiellieri vecchi, che andassino a veder Benvenuto, e
quando ei tigne il diamante, lui non lo tignessi senza il
lor consiglio; perchè questo diamante fu tinto e messo
in quel castone, che 1' ha auto Vostra Santità, in nella
gran città di Vinezia da un gioielliere che si domanda
Miliano Targhetta. Questo è uomo vecchio, nè mai c'è
stato notizia al mondo di altro uomo che meglio abbia
saputo accommodare in su la foglia et in su la tinta gioie. »
Il papa, affastidito da questo cicalone, gli disse che andassi
e vedessi di fare tutto quello che gli pareva che fussi il
meglio. Allora questo uomo andò a trovare Raffaello del
Moro fiorentino, e Guasparre Romanesco, i quali erano
dua uomini i più intelligenti di Roma nei casi delle gioie,
e con essi venne a bottega mia da parte del papa, et egli
cominciò il primo a cicalare tanto dispiacevolmente, che
io non lo potevo stare a udire; gli altri due cominciorno
uno a parlare, e 1' altro a favellare meco molto cortese-
mente. Ai quali io voltomi con il più piacevo! modo che
io seppi al mondo, dicevo loro le mie ragioni; le quali
erano queste: che io gli pregavo che mi dessino tempo
due giorni acciò che io potessi fare parecchi tinte, pro-
vandole, a quel bel diamante, la qual cosa sarebbe causa
di parecchi buone opere. E la prima, che facendo quelle
tinte difficili che merita quel diamante, io verrei a im-
parare per potere insegnare agli altri che venissero vo-
lonterosi all' arte, e quel bel diamante ancora potrebbe
guadagnare tal volta alle mie spese tanto, che ne giove-
rebbe a voi, farebbesi servizio al papa, et a me non poco
onore. In mentre che io dicevo queste mie ragioni, quella
insolente bestia di Gaio mai si fermò or coi piedi, or con
il capo e con le mani, sempre dicendo qualche dispiace-
vo! motto, di sorte che portò pericolo che io non m'adi-
rassi malamente seco; ma quelli dua altri uomini da
 
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