54 JD E £ L E F O R Z E
„ danno una pena inutile, e perdono ii lor tempo, esiendo questa
5) Veritk sopra là pòrtata ( o fìa soprà le sorze ) deH 5 Iritendimento
5, umano cc, Gosi egli, con venire dopo sì bel preparamento a di-
chiarare, trattarsi qui „ di quella sovrana ed intera Certezza, a cui
„ nuila manca per elsere nei supremo grado di perfezione, e che
„ non si dee afpettare nè dalla Ragione, nè dài Senii, e di cui
„ non potremo godere, se non quando saremo uniti a Dio fonte
„ delia Verita.
Ed ecco, se ho avuto ragion di dire nei precedente Capitoio*
che questo Scrittore si beffava di noi. Ci ha egii quivi detto deiie
maraviglie della Fe.dey col cui soccorso giugnamo aÌÌa Certezza e
Verita d’ogni cosa, e al cui lume fparisce ogni dubbio. Qui si cava
egli la maschera, e chiaramente ci scuopre l’intenzione sua. Non c
è da sperare quaggià Certezza aicuna delle cose. Le fatiche per tro-
varla son gittate. Sempre s’ ha da tener tutto per Dubbiofo, SoÌa-
mente in Cielo conosceremo la Veritk. Ma non c’è più la Fede
Gristiana in Terra, che renda CertiJJime le cose con intera Evidenzay
e con perfetta Certezza, e la cui luce dijstpa ogni Dubbìo, come po-
co fa egli dicéva? Più non ne parla egli. La Conoscenza della Ve-
rità è riserbata solamente a chi avrà ia sorte di godere in Cielo la
visione di Dio. Addio dunque Fede, addio Verità. Ci ha condenna-
ti questo Scettico a vivere fempre quaggiù fra le tenebre, e fra ie
incertezze; nè rimedio c’è, se non vien la morte a condurci ai Re-
gno della Verità. Bisogna udir di si beile lezioni da chi si professa
Cristiano: e chi non ne sentirà orrore? Ma qui potrebbe dirtaiuno:
Avvertite, ch’egli paria solamente di queila „ perfettisfima Certez-
„ za, che godono in Cielo i Beati, e non niega già, che finchè
„ siam legati a questo corpo mortale ( sono sue parole ) il nostro
„ Intelletto possa peryenire alla sovrana Certezza umana, avendo e-
,, gli della penetrazione, e potendo portare i suoi guardi verso la
„ Verità, fe non fisti , e fenza abbaglio, almeno vivi e penetranti tc,
Parole son queste molto vistose, ma nulla significanti, e contengonQ
folamente delle contradizioni. Niun di noi pretende di conoscere le
cose quaggiù cosi perfettamente, come le conoscono nella beata vi-
sion di Dio i Cittadini dei Cieio; ma bensi diciamo, che sr può a-
ver Certezza d ?infinite cose in Terra, o coll’ajuto naturale de’ Sensi
e delia Ragione , o per mézzo della Fede soprannaturale. Lo Scetti-
co stesso, per moftrar pure di dir qualche cosa per noi, confeffa, che
può il nostro Inteiietto pervenir-e alla sovrana Certezza umana. Ma
„ danno una pena inutile, e perdono ii lor tempo, esiendo questa
5) Veritk sopra là pòrtata ( o fìa soprà le sorze ) deH 5 Iritendimento
5, umano cc, Gosi egli, con venire dopo sì bel preparamento a di-
chiarare, trattarsi qui „ di quella sovrana ed intera Certezza, a cui
„ nuila manca per elsere nei supremo grado di perfezione, e che
„ non si dee afpettare nè dalla Ragione, nè dài Senii, e di cui
„ non potremo godere, se non quando saremo uniti a Dio fonte
„ delia Verita.
Ed ecco, se ho avuto ragion di dire nei precedente Capitoio*
che questo Scrittore si beffava di noi. Ci ha egii quivi detto deiie
maraviglie della Fe.dey col cui soccorso giugnamo aÌÌa Certezza e
Verita d’ogni cosa, e al cui lume fparisce ogni dubbio. Qui si cava
egli la maschera, e chiaramente ci scuopre l’intenzione sua. Non c
è da sperare quaggià Certezza aicuna delle cose. Le fatiche per tro-
varla son gittate. Sempre s’ ha da tener tutto per Dubbiofo, SoÌa-
mente in Cielo conosceremo la Veritk. Ma non c’è più la Fede
Gristiana in Terra, che renda CertiJJime le cose con intera Evidenzay
e con perfetta Certezza, e la cui luce dijstpa ogni Dubbìo, come po-
co fa egli dicéva? Più non ne parla egli. La Conoscenza della Ve-
rità è riserbata solamente a chi avrà ia sorte di godere in Cielo la
visione di Dio. Addio dunque Fede, addio Verità. Ci ha condenna-
ti questo Scettico a vivere fempre quaggiù fra le tenebre, e fra ie
incertezze; nè rimedio c’è, se non vien la morte a condurci ai Re-
gno della Verità. Bisogna udir di si beile lezioni da chi si professa
Cristiano: e chi non ne sentirà orrore? Ma qui potrebbe dirtaiuno:
Avvertite, ch’egli paria solamente di queila „ perfettisfima Certez-
„ za, che godono in Cielo i Beati, e non niega già, che finchè
„ siam legati a questo corpo mortale ( sono sue parole ) il nostro
„ Intelletto possa peryenire alla sovrana Certezza umana, avendo e-
,, gli della penetrazione, e potendo portare i suoi guardi verso la
„ Verità, fe non fisti , e fenza abbaglio, almeno vivi e penetranti tc,
Parole son queste molto vistose, ma nulla significanti, e contengonQ
folamente delle contradizioni. Niun di noi pretende di conoscere le
cose quaggiù cosi perfettamente, come le conoscono nella beata vi-
sion di Dio i Cittadini dei Cieio; ma bensi diciamo, che sr può a-
ver Certezza d ?infinite cose in Terra, o coll’ajuto naturale de’ Sensi
e delia Ragione , o per mézzo della Fede soprannaturale. Lo Scetti-
co stesso, per moftrar pure di dir qualche cosa per noi, confeffa, che
può il nostro Inteiietto pervenir-e alla sovrana Certezza umana. Ma