BELU INTENDIMEhJ TO UMA'NO; 17 5
Hi Diogene Laerzio, preso da un’infermita, aiiora si pentì di quan-
to avea spariato deila Reiigione, e ne dimandò, perdono a Dio»
Questo è ii giuoco ordinario di gente tale. Dopo aver dubitato per
tutta la lor vita d’avere un’ invistbii Padrone sopra di loro, allorchè
si avvicina Ìa morte, abbracciano ii partito più sicuro, e sì pentono
■cV aver dubitato. Gioverà ioro quel quasi forzato ravvedimento ? Noi
io. Ma Tesempio di essi avrebbe da servire per far ravvedere a tem-
po chi è compagno deila lor temerità, e follia.
CAPITOLO VIGESIMOQlUARTO .
Det Dcgmatki, e della moderazione, cbe in essi ft ricerca,
Ualche cosa mi resta a dire deli’orgoglio dei Dog-
matici, che il nostro Pirronista va toccando col van-
tarsì ancora di avere principalmente composto que-
sto suo Trattato per umiliarlo. Saggiamente scrisse
„ si possa saper tutto. Gostoro certamente non furono Sapienti. AI-
„ tri, che nuila 11 possa sapere. Nè pur questi son da dire SapientL
I primi, perchè diedero airUomo più di quel che gli convenga;
„ e gli altri, perchè troppo poco. A gli uni e agli altri mancò la
33 moderazione. Dove dunque sta ia Sapienza? In questo: che tu
3, non pensi di sapere ogni cosa: perchè questo appartiene al solo Id-
3, dio; e nè meno d’ignorar tutto, perchè ciò è proprio delle Be-
33 stie. G’è dunque una via di mezzo, che conviene all’Uomo, cioè
3, una Scienzà congiunta coll’Ignoranza “. Ora quando mai ci fosse
Dogmatico alcuno, che arrivasse a pretendere di saper tutto, noa
fe l’abbia a male, se lui pure annovereremo fra coloro, che man-
cano di giudizio. Ma niun credo io, che cada oggidi in tanta fre-
nesia. Quello bensi, che non di rado è succeduto, si è, che una
volta non pochi delie vecchie Scuoie peccarono in qualche manie»
ra di questo difetto, col credere, se non di saper tutto, di poter
almeno coll’alto loro intendimento pariare e decidere di moltisst-
me oscure cose. Proponevano que’gran Maestri, od erano loro pro*.
poste varie Quistioni Fisiche, Astronomiehe, Metafifìche, Morali ec,
Schie-
{4) Di?m. InHiu Lib. III. Cap.'-VL
Hi Diogene Laerzio, preso da un’infermita, aiiora si pentì di quan-
to avea spariato deila Reiigione, e ne dimandò, perdono a Dio»
Questo è ii giuoco ordinario di gente tale. Dopo aver dubitato per
tutta la lor vita d’avere un’ invistbii Padrone sopra di loro, allorchè
si avvicina Ìa morte, abbracciano ii partito più sicuro, e sì pentono
■cV aver dubitato. Gioverà ioro quel quasi forzato ravvedimento ? Noi
io. Ma Tesempio di essi avrebbe da servire per far ravvedere a tem-
po chi è compagno deila lor temerità, e follia.
CAPITOLO VIGESIMOQlUARTO .
Det Dcgmatki, e della moderazione, cbe in essi ft ricerca,
Ualche cosa mi resta a dire deli’orgoglio dei Dog-
matici, che il nostro Pirronista va toccando col van-
tarsì ancora di avere principalmente composto que-
sto suo Trattato per umiliarlo. Saggiamente scrisse
„ si possa saper tutto. Gostoro certamente non furono Sapienti. AI-
„ tri, che nuila 11 possa sapere. Nè pur questi son da dire SapientL
I primi, perchè diedero airUomo più di quel che gli convenga;
„ e gli altri, perchè troppo poco. A gli uni e agli altri mancò la
33 moderazione. Dove dunque sta ia Sapienza? In questo: che tu
3, non pensi di sapere ogni cosa: perchè questo appartiene al solo Id-
3, dio; e nè meno d’ignorar tutto, perchè ciò è proprio delle Be-
33 stie. G’è dunque una via di mezzo, che conviene all’Uomo, cioè
3, una Scienzà congiunta coll’Ignoranza “. Ora quando mai ci fosse
Dogmatico alcuno, che arrivasse a pretendere di saper tutto, noa
fe l’abbia a male, se lui pure annovereremo fra coloro, che man-
cano di giudizio. Ma niun credo io, che cada oggidi in tanta fre-
nesia. Quello bensi, che non di rado è succeduto, si è, che una
volta non pochi delie vecchie Scuoie peccarono in qualche manie»
ra di questo difetto, col credere, se non di saper tutto, di poter
almeno coll’alto loro intendimento pariare e decidere di moltisst-
me oscure cose. Proponevano que’gran Maestri, od erano loro pro*.
poste varie Quistioni Fisiche, Astronomiehe, Metafifìche, Morali ec,
Schie-
{4) Di?m. InHiu Lib. III. Cap.'-VL