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Napoli nobilissima — 5.1896

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Blessich, Aldo: La pianta di napoli del duca di noia
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74

NAPOLI NOBILISSIMA

LA PIANTA DI NAPOLI DEL DUCA DI NOIA
STORIA DELLA PIANTAR)

I.
.E difficile stabilire quando Giovanni Carafa concepisse
l’idea di costruire la sua grande mappa topografica del-
l’agro Napolitano, e, come dice il suo contemporaneo Gian
Vincenzo Meola I* 1 II. III. IV. V. VI. VII. * IX. X. * 1), « possiamo dire che nascesse siccome
« d’una in altra cosa passando, da quell’applicazione che
« egli si tolse di levar le piante de’ castelli nelle provincie:
« essendo egli quando uno e quando un’altro tempo, ad
« afforzar quelli colle militari sue guarnigioni. E queste
« piante siccome è da sapere in tanti modelli esattissimi
« di legno da esso lui alla Maestà del Re Carlo presen-
« tati, oggi Regnante Sovrano nelle Spagne si ponn’oggi
« osservare nella Regai Villa di Capodimonte ovè quello
« di Trani, di Barletta, dell’Aquila, alcuno se non m’in-
« ganno della Sicilia e quello maravigliosamente eseguito
« del nostro S. Elmo (2). Or nell’esecuzion di essi com-
« piaciutosi per avventura egli della sua opera, pensò di
« imprendere questa quanto utile pianta di nostra capitale:
« di che fattane parola a casa il Marchese Fraggiani (3) suo

(*) Vedi A. Blessich, La carta top. di Napoli di G. Carafa, in Na-
poli nob., IV, pp. 183-85.
(1) Pref. alla Lettera di G. Carafa, 2.a ediz., Napoli, 1770.
(2) Questi importantissimi plastici passarono all’officio Topogra-
fico e da questo al Museo di S. Martino, nel quale ora si trovano:
I. Trani, comprende il solo forte innanzi al mare (dim.: cm.
no x 84).
II. Barletta, comprende il solo forte (dim.: cm. 131x128)
III. Aquila id. id. (dim.: cm. 0,74x0,71).
IV. Siracusa, comprende l’intera città con il mare (dim.: cm.
451 x 22i).Escala de Ochenta Tuesas, mm. 256, ed Escala de Ochenta
canas Sicilianas, mm. 279.
V. S. Elmo e la certosa di S. Martino (Napoli), comprende il forte
e la certosa; è un poligono irregolare di 8 lati, e trattandosi di un
plastico differente non se ne può computare l’esatta superficie senza
produrre qualche avaria al prezioso rilievo, e per ora credo sufficiente
(per darne una idea della sua grandezza) la lunghezza maggiore cm.
370 e larghezza cm. 231.
VI. Portolongone, comprende la fortezza e campagna limitr. (dim.:
cm. 314 x 149).
VII. Bari, comprende il solo forte innanzi al mare (dim.: cm.
134 x 109).
Vili. Monopoli comprende il solo forte da tre lati circondato dal
mare (dim. :cm.no x 0,82).
IX. Trani, comprende il solo forte innanzi al mare (dim.: cm.
no x 84).
X. Gaeta, comprende la pianta dell’intera città; poligono irrego-
lare di n lati; maggior lunghezza cm. 633 e larghezza 398.
Questi plastici hanno scopo esclusivamente militare; sono di le-
gno, sughero e gesso e nel X la montagna è di spugna; non portano
il nome dell’autore, appartengono senza dubbio al XVIII secolo e pro-
babilmente furono tutti eseguiti dal Carafa.
(3) Niccolò Fraggiani, celebre giureconsulto, nacqua a Barletta il
25 aprile 1686. Fu nominato fiscale nell’udienza di Lucerà, ma ac-

« strettissimo amico che di tanto caldissimamente ne
« l’ebbe pregato di essi ad esaminar l’utile che ne trar-
« rebbe la patria, quando fosse in luce recata: laonde al
« medesimo fu intenzion sua dirizzarle le presenti consi-
« derazioni siccome più volte mi palesò ». In queste con-
siderazioni pubblicate insieme alla lettera nel 1750 (J) il
Carafa dimostra avere un fervido amor patrio, una vasta
cultura, e soprattutto una profonda conoscenza dello stato
in cui si trovava la cartografia in quei tempi. Prima di
ogni altra cosa egli esamina minutamente le dannose con-
seguenze prodotte dall’assenza di una buona mappa del-
l’agro Napolitano, che senza difficoltà si potrebbe rilevare
da che si è introdotto l’ingegnosissimo metodo della Tavoletta
e del Livello, indi passa a studiare le non poche utilità che
da detta mappa si ritrarrebbero, e dopo altre minute os-
servazioni viene finalmente a descrivere e ad enumerare
le carte topografiche di alcune principali città che a diffe-
renza di Napoli già possedevano, e termina con queste
nobili parole:
« Sola è Napoli in cui nè grande nè piccola, nè buona
« nè mediocre fin ad ora ne è; e questa singolarità se
« con nostro disonore e vergogna si dice, non è a mio
« credere da dubitare. E tanto più adesso che avendo il
« Principe proprio, un governo pacifico e pieno d’idee
« vaste, ed utili al ben pubblico, è cessata per noi quella
« giusta discolpa, che solevamo per lo passato arrecare,
« che il basso ed infelice stato di provincia, in cui gia-
« cevamo c’impedisse d’alzar la mente a pensieri nobili e
« generosi. »
Queste così ben formulate considerazioni produssero,
come il Carafa desiderava, grande impressione nell’animo
dei napoletani, i quali animati dal tradizionale amor patrio
furono unanimi nel volere che un’opera così utile e neces-
saria venisse con sollecitudine iniziata e condotta a fine.
E ben si comprende come il tribunale di S. Lorenzo,
unica magistratura municipale allora esistente, facendosi
interprete dei sentimenti cittadini si affrettasse con appun-
tamento de’ 29 aprile 1750 (2) di far assumere al comune

cusato da alcuni invidiosi perorò la sua causa in tedesco avanti il Vi-
ceré, il quale maravigliato della sua eloquenza, lo creò segretario del
Regno. Occupò poi importantissimi uffizi, e nel 1740 ebbe a Napoli
la carica di caporuota del S. R. C. e di delegato della giurisdizione,
nel 1750 era Reggente Grassiere della nostra città. Morì il 9 aprile
1763 (cfr. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Re-
gno di Napoli, ecc.).
(1) Questa prima edizione è rarissima, io ho consultata la seconda
pubblicata due anni dopo la morte del Carafa, per cura del suo amico
Gian Vincenzo Meola, che la munì di una lettera-prefazione diretta
all’architetto Bronzuoli: Lettera | di | Giovanni Carafa | Duca di Noia |
Continente alcune | considerazioni | sull’utilità, e gloria, che si trarrebbe I
da una esatta carta topografica | della Città di Napoli, e del suo contado |
Seconda edizione | In Napoli MDCCLXX. In-8.°, di pp. XXXV.
(2) Arch. Munic. di Napoli, Appuntamenti, voi. IX, f. 163.
 
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