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Napoli nobilissima — 5.1896

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La ville sur-Yllon, Ludovico de: Le navate minori del duomo
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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0098

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NAPOLI NOBILISSIMA

peste, a S. Gennaro, suo concittadino, suo patrono e ven-
dicatore dei suoi diritti: Civi, patrono et vindici, come
dice l’iscrizione posta alla sommità del bel cancello di
bronzo disegnato da Cosimo Fansaga. Ai lati di esso sono
due statue colossali e barocche dei SS. Pietro e Paolo,
scolpite nel 1637 da Giuliano Finelli di Carrara.
Nella cappella seguente, già appartenuta alla famiglia
Galiucci, sono state nel 1894 collocate, dal nostro E.mo
arcivescovo Cardinal Sanfelice, tutte le reliquie che si con-
servavano finora nella sacristia. Intorno alle mura corre
un grande armadio di legno scolpito, in cui, custoditi da
cristalli, son messi molti reliquarii di argento e bronzo
dorato, nessuno dei quali è più antico del secolo XVII:
di tanto in tanto vi sono degli sportelli intagliati anche in
quel secolo, rappresentanti vescovi e santi della Chiesa na-
poletana. Tra le reliquie si notano il bastone di S. Pietro,
la verga abbaziale di S. Agnello fatta a forma di T e molte
ossa e corpi di martiri. Ma il pezzo più notevole e pre-
zioso, dal punto di vista dell’arte, è una bella croce bi-
zantina di argento dorato, lavorata a filagrana e portante
alle quattro estremità quattro smalti rappresentanti gli
evangelisti: è tempestata di pietre dure e gemme non ta-
gliate, secondo l’uso del tempo. La parte posteriore mostra
il colore naturale dell’argento ed ai quattro estremi sono
scolpiti il bove, il leone, l’aquila e l’angelo, corrispondenti
agli evangelisti effigiati negli smalti della parte anteriore.
Questo vero giojello è del IX secolo e vien detto Croce
di S. Leonzio, perchè fu donata all’antica cattedrale napo-
letana da quel santo Vescovo. Nel centro c’è un incavo,
in cui è rimesso un pezzetto del legno della Croce. Un’altra
preziosissima reliquia si vede sospesa a destra in alto in
una cornice dorata. È un pezzo di drappo, trovato nel se-
polcro di S. Attanasio nella cappella Galeota alcuni anni
fa, quando furono esumate le ossa di quel santo Vescovo
napoletano. I disegni di stile moresco, che in esso si ve-
dono, indicano chiaramente che fu tessuto nel secolo XIII,
forse in Sicilia, da quegli artefici arabi che lavoravano nella
corte degli Svevi e dei primi Angioini (J). Il corpo di
S. Attanasio fu infatti esumato e rimesso sotto l’altare dove
si trova ancora, alla fine del secolo XIII.
Nella cappella della estinta famiglia Carbone (1 2), che se-
gue appresso, si vedono tre notevoli monumenti. Sul muro

(1) Vedi su questo argomento l’importante articolo di E. Bertaux,
Les arts de l’Orient Musulman dans l’Italie Meridionale nei Mélanges
d’archeologie et d’histoire della Scuola Francese di Roma, an. XV, fase.
IV-V, 1895, p. 419 e seg.
(2) Questa famiglia, appartenente al Seggio di Capuana, avea le
sue case a Forcella nel vicolo da essa denominato dei Carboni, che
quando furono, alla fine dello scorso secolo, messe le tabelle viarie,
fu detto Vico Carbonari. Nella cappella del Duomo vi erano altri se-
polcri, che andarono distrutti. Ho affermato che essa è estinta sulla

a diritta il sepolcro di Ferdinando Branda cavaliere di
S. Giacomo, morto nel 1632, e su quello a sinistra la
tomba di Francesco Brancia marchese della Padula, am-
bedue con fregi e trofei di armi e coi busti armati dei due
estinti: nel fondo poi si erge il magnifico monumento
eretto al Cardinal Francesco Carbone, morto nel 1405.

La croce di S. Leonzio
(Sec. IX — Duomo di Napoli).


Questo cardinale fu uomo assai importante ai suoi
tempi. Canonico del Duomo napoletano, fu creato vescovo
di Monopoli nel 1385, fatto poi da Urbano VI cardinale
e vescovo di Sabina, e gran penitenziere da Bonifacio IX,
fu da questi pontefici e da Innocenzo VII adoperato in
molte ambascerie e fu legato pontificio ad Urbino, Spo-
leto, Viterbo e Perugia. Morì d’improvviso a Roma, ed il
suo corpo fu spedito a Napoli e messo in questo sepolcro.
Sul dorso di quattro leoni poggiano quattro colonnine
spirali ringrossate nel mezzo, le quali sostengono un bal-
dacchino a sesto acuto: agli angoli vi sono dei pinnacoli
con statuine di santi. L’urna è sostenuta sul davanti dalle
statue della Fede, Speranza e Carità appoggiate a colon-
nette poligonali e sul di dietro da tre colonnette a spira.
Nella parte anteriore dell’urna è un bel bassorilievo, su
fondo nero, rappresentante il Cardinale seduto in faldisto-
rio, assistito da chierici e gentiluomini: nella facce late-
rali si vede, da una parte il Cardinale in abiti pontificali
e colla mitra in testa e dall’altra lo scudo dei Carbone,
su cui sono scolpiti quattro pali traversati da una banda.

fede dell’Ammirato, dell’Aldimari, del Candida-Gonzaga, del Capasso
e di altri autorevoli scrittori: ciò dico affinchè non sorga in uno di
questi giorni, un nuovo Carbone a farmi la polemica sui giornali po-
litici, accusandomi di volergli rubare gli antenati.
 
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