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Napoli nobilissima — 5.1896

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del Pezzo, Nicola: Siti Reali
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https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0179

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

163

stura, nel 1631, le lave lungamente accumulate gli squar-
ciarono i fianchi verdeggianti, e spartendosi in cinque
grandi torrenti irruppero sopra una larga zona di terreni;
uno distrusse Portici, e corse giù al Granatello. Dopo quel
terribile ridestarsi, che narra con prolissa enfasi seicentesca
l’epitaffio di Portici, in un secolo solo vi furono sette
grandi eruzioni, e l’ultima nel maggio di quello stesso
anno 1737, e copriva di lave ancora fumanti le rovine di

Intanto nello stesso anno s’incominciò a lavorare alla
villa Santobono, e ne’ terreni annessi, e si continuò nel-
l’anno successivo, in cui Carlo III venne a Portici 1’8
gennaio, e vi rimase fino a tutto aprile, movendosi di
quando in quando per la caccia a S. Arcangelo, e al lago
di Patria C). Dietro il palazzo fu fatto un parterre alla fran-
cese, come dicono le carte del tempo, per formare il quale
si dovette trasportare il terreno da lontano, e pagarlo un

Torre del Greco. Non
era temerario rischiare
proprio sulle lave del
1631 una villa? timida-
mente facevano osserva-
re al recente sovrano di
Napoli i consiglieri os-
sequienti: ma « Iddio,
Maria Immacolata, e
San Gennaro ci pense-
ranno! » ebbero in ri-
sposta. Che replicare?
così la villa fu decretata.
Il palazzo presente,
col rumoroso cortile ot-
tagonale, coi boschetti
sempre verdi, che d’o-
gni lato lo circondano,
non venne su dalle fondazioni sopra un suolo nudo; in quel
posto invece erano case, boschetti, ville di privati citta-
dini, case rurali, che, stabilito il disegno della villa, furono
acquistati, e poi più o meno rifatti e accordati insieme, e
in parte distrutti: così sul vecchio a furia di riduzioni,
demolizioni, ampliamenti e nuove costruzioni surse il no-
vello reai palazzo. Presso a poco dove ora è il cortile ot-
tagono stavano due ville patrizie, quella del conte di Fa-
lena verso mare, e l’altra del principe di Santobono. In
maggio 1738 furon fatti, dunque, i primi acquisti e com-
prate le due ville suddette con i terreni annessi, e parec-
chie piccole case e terreni posti dalla parte del Vesuvio,
che formarono il bosco superiore. Le due ville furono il
nucleo del palazzo reale, e quella di Palena avea un bo-
schetto, i cui alberi ancora esistono, e sono gli elei a si-
nistra dello spiazzato centrale.
Nell’ottobre di quello stesso anno i sovrani andarono a
Portici a stare nella villa di Palena, di cui furono com-
prate anche le suppellettili e i quadri, a’ quali molti altri
ne furono poi aggiunti di proprietà particolare del Re, di
provenienza farnesiana. Quella fu la prima villeggiatura a
Portici, non molto avventurata invero, perchè la regina vi
fu colpita di vaiuolo; ma ne guarì, dissero, per l’aria di
Portici.

grano la salma. Si pensò
a circondare con un mu-
ro di cinta tutti i territo-
rii acquistati a ridosso
del palazzo Santobono, e
con un pubblico bando
non solo fu proibito di
cacciare nella parte chiu-
sa, pena la galera agli
ignobili e a’ nobili la re-
legazione, ma persino di
tirar colpi di fucile ad un
miglio di distanza; una
squadra d’ingegneri fu
mandata a riconoscere i
terreni compresi nel di-
vieto, e ne fu pubblicato
il lunghissimo elenco.
L’ordine de’ lavori fu tale, che riuscì sempre possibile
alla Corte dimorare a Portici. Il re accompagnava sem-
pre l’opera; ogni settimana l’intendente Voschi gli man-
dava non solo la misura del lavoro fatto, ma anche i di-
segni di tutti i particolari. Già nel 1739 trovasi ricordata
la villeggiatura di primavera e d’autunno, che la Corte fa-
ceva a Portici: l’affar serio ne’ primi anni era trovare
alloggio al seguito numerosissimo, che la Corte trascinava
dietro di sè, ed il problema fu risoluto in modo affatto
simile a quello, che si tiene oggi per gli alloggi militari.
L’intendente di Portici Bernardo Voschi riceveva la nota
delle persone componenti il seguito, e de’ cavalli, e for-
mava una lista di proscrizione notificando a’ proprietari
designati, che avrebbero avuto l’onore di ricevere la tale
camerista, in tal maggiordomo, o un certo numero di ca-
valli; e i proprietari ringraziavano.
Nel 1740 il principe di Torella era stato invitato a
dare alloggio nella sua villa a Pietra Bianca alla princi-
pessa di Belmonte, che era dama di Corte; per esimersi,
fece trovar chiusa per tre volte di seguito all’intendente
la porta della villa; l’intendente ne diede avviso a Napoli,
e il principe dovette piegarsi.

(1) Archivio di Stato, Siti reali. Da queste carte son tolte gran
parte delle notizie contenute nel presente paragrafo.


Palazzo reale di Portici. Parte verso il mare
(Fotografia del sig. Paolo Blum).
 
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