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Napoli nobilissima — 5.1896

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Colonna di Stigliano, Fabio: Castel Sant'Elmo
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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

Roccaromana, Vincenzo Pignatelli di Strongoli, Vincenzo
e Giuseppe Riario, Leopoldo Poerio, Gaetano Simeoni,
Antonio Napoletano, Giuseppe Laghezza, Francesco Gri-
maldi, Raffaele Fargo, Alfonso Prato, Vincenzo Pignatelli
di Marsico, Antonio Sicardi e Nicola Verdinois O. Non
so però con quanta verità storica il La Cecilia ponga nel
novero di costoro anche Pietro Colletta (1 2 3 4 5). Certo è che
nel seguito della giornata, crescendo in Napoli l’anarchia
e il furore contro i giacobini, molti di questi ripararono
in Sant’Elmo, primi fra tutti i generali Moliterno e Roc-
caromana, caduti in sospetto: e con essi altri molti, tra
cui Logoteta, Bisceglia, Giuseppe Schipani, Eleuterio Rug-
giero ed Eleonora Fonseca, che animosamente guadagnò
il forte, travestita da uomo (3). Anzi in Sant’Elmo essa
compose in quei giorni un inno alla libertà che recitò poi,
tra grandi applausi, in una riunione tenuta in Napoli la
sera del 27 febbraio seguente (4).
Della presa di Sant’Elmo fu tosto avvisato il generai
Championnet, mentre in Napoli la plebaglia variamente
istigata e commossa si abbandonava ad ogni eccesso. Si
temeva in Sant’Elmo un assalto generale per parte dei
lazzari, ma salvo dei parziali assalti di piccoli drappelli,
facilmente respinti, null’altro turbò per allora la quiete
della fortezza.
Ma il 21 gennaio fu notato da molti, e dal diarista Ma-
rinelli tra gli altri, che « sopra Sant’Elmo vi era un’altra
bandiera più piccola del solito ed altri colori » (5). Infatti
quella mattina i patriotti aveano stabilito d’innalzarvi ban-
diera francese per servir di segnale alle truppe di Cham-
pionnet, oramai in vista: cosicché « un pezzo bianco del-
l’antica bandiera, un cappotto bleu ed alcune monture rosse
composero la bandiera che a diciannove ore fu assicurata
con quattro cannonate. Allora fu che si piantò sul castello
il primo albero di libertà con tutte le solennità anche del
giuramento » (6).
Al veder la bandiera francese su Sant’Elmo il popolo
restò grandemente commosso; e sebbene si lusingassero
alcuni che quello stendardo anziché segnale d’aiuto ai Fran-

(1) Arrighi, Saggio storico, III, 263.
(2) Il La Cecilia (Storie segrete delle famiglie reali, Genova, 1860)
riportando a pag. 232 del voi. Ili, Borboni di Napoli, il racconto del
Colletta sulla presa di Sant’Elmo per parte dei giacobini, aggiunge in
nota : « questo racconto scritto nella storia del Colletta, l’udimmo an-
che verbalmente da lui, che fu uno degli autori di quell’arditissima
impresa ».
3) D’Ayala, Vite degli italiani uccisi dal carnefice, Roma, 1883,
p. 289. Vedi anche la monografia di B. Croce su Eleonora de Fon-
seca Pimentel e il Monitore napoletano, di cui esce in questi giorni la
seconda edizione in un volume di studi storici sul 1799 (Roma, Loe-
scher, 1897).
(4) Monitore napoletano, n. 14, del 23 marzo 1799.
(5) Marinelli, Diario ms. cit., I, f. 380.
(6) Memoria cit.

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cesi fosse un stratagemma per ingannarli, pure si com-
prese universalmente che quella fortezza era oramai per-
duta pel re e pei lazzari. Allora il popolo s’armò a gran
furia, deliberato a contendere assolutamente il passo a’
Francesi, e si riversò tutto verso Foria, preparando il ne-
mico l’assalto principale per Capodimonte e per porta Ca-
puana. Ma Foria era assai esposta al cannone di Sant’El-
mo, e la stessa sera del 21 tre o quattro colpi di cannone
tirati di lassù sopra i lazzari gettavano in mezzo a loro
lo scompiglio (0. Intanto i patriotti adunati in quella for-
tezza, temendo non fossero compresi dallo Championnet
i loro segnali, inviavano ad assicurarlo dell’aiuto del ca-
stello Eleuterio Ruggiero, che compì arditamente la sua
missione, travestito da eremita (2).
Il giorno seguente i Francesi tornavano di nuovo all’as-
salto, più gagliardamente, e più fiera e mirabil difesa fa-
ceva anche il popolo, preso in mezzo tra le armi francesi
e il cannone di Sant’Elmo, che tirava a palla e a mitra-
glia sopra ogni attruppamento, specialmente a Foria (3). Lo
stesso giorno una colonna francese, comandata dal generai
Kellermann e guidata da Pignatelli Strongoli, raggiunse
Sant’Elmo; in cattive condizioni però, essendo rimasti
quasi tutti i soldati feriti, per gli attacchi della plebe, « e
la maggior parte restata morta lungo la strada. Ed il ma-
cello maggiore seguì passando per Antignano e per la
strada di san Gennariello » (4). Tosto in Sant’Elmo fu ab-
bassata la bandiera francese ed innalzata quella della Re-
pubblica napoletana, bleu, rossa e gialla, che fu composta
alla meglio con gli arredi sacri di san Martino (5). La causa
de’ repubblicani fu vinta da quel momento: « l’ingresso
dei Francesi in Sant’Elmo, e la comunicazione così sta-
bilita fra quel castello a cavaliere della città e l’esercito
principale dei Francesi erano stati l’avvenimento più rile-
vante della giornata » (6).
Il 23 la resistenza dei popolani era in gran parte vinta:
ma restavano in loro mano i castelli del Carmine, Nuovo
e dell’Ovo. Ultimo a cedere fu Castelnuovo, ma in quella
stessa giornata il generai Kellermann con un corpo di
Francesi e di patriotti scendea da Sant’Elmo a impadro-
nirsene, aiutato dai cannoni di quel forte che gli aprivan
la via. Una palla anzi colpì l’asta della bandiera di Castel-
nuovo; e la caduta dello stendardo dette nuova lena agli
assalitori, terrore agli assediati, che dopo poco alzavano
la bandiera tricolore. Nel frattempo il popolaccio saccheg-

(1) Marinelli, Diario ms. cit., I, f. 380.
(2) Memoria cit.
(3) ivi-
(4) ivi-
(5) ivi.
(6) Von Helfert, Fabrizio Ruffo etc., trad. ital., Loescher, 1885,
p. 50.
 
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