6 dell'oreficeria.
stata che quegli non essere stati1 tanto animosi al ben
dire, sì come e' sono stati al ben fare pronti. Avendo io
considerato un tale errore di tali uomini; et io, per non
stare in cotal peccato, mi sono messo arditamente a una
cotale bella impresa, perchè avendo la detta bella arte
otto modi diversi di lavori, dei quali non s'è trovato
forse mai, o sì veramente tanto di rado, che e' non ce
n' è alcuna notizia, che nessuno uomo sia stato tanto ani-
moso di volere intraprendere di esercitarsi in più di uno,
o insino in dua, e quali quel tale si possi giudicare che
gli abbia fatti appresso che bene; perchè io non fo conto
di certi praticonacci, li quali si sono arditamente messi
a lavorare di tutti a otto, e molte volte sono stati mossi
da quegli che non hanno voluto o potuto spendere quello
che merita il fargli non tanto bene, ma appresso che bene;
imperò questi cotali uomini sono stati come certi botte-
gai che si truovano nei castegli, o in nelle pendice delle
città, i quali fanno il fornaio et il pizzicagnolo e lo spe-
ziale et il mereiaio, in somma e' tengono di ogni cosa un
poco; delle quali non v'è nulla che sia buono: e così
dico che sono alcuni praticonacci. Ma volendo noi ragio-
nare del vero modo del far bene questi tali e tanti mira-
bili esercizi, e' non ci fa mestiero il ragionare se non di
quegli uomini, dei quali ci è notizia che hanno operato
in essi meglio degli altri. Ora, ricordandomi come nella
città di Firenze si cominciò, e furno i primi che dessino
principio a risucitare tutte quelle arti che sono sorelle
carnali di questa; e la prima luce che cominciò a dare
lume, et il vero aiuto si fu il magnifico primo Cosimo
de' Medici, sotto il quale si mostrò quel gran Donatello
scultore, e quel gran Pippo di ser Brunellesco architetto-
' Una delle solite costruzioni irregolari del nostro scrittore; la quale
si aggiusta o togliendo il che innanzi quegli, o in luogo di non essere po-
nendo non sono.
stata che quegli non essere stati1 tanto animosi al ben
dire, sì come e' sono stati al ben fare pronti. Avendo io
considerato un tale errore di tali uomini; et io, per non
stare in cotal peccato, mi sono messo arditamente a una
cotale bella impresa, perchè avendo la detta bella arte
otto modi diversi di lavori, dei quali non s'è trovato
forse mai, o sì veramente tanto di rado, che e' non ce
n' è alcuna notizia, che nessuno uomo sia stato tanto ani-
moso di volere intraprendere di esercitarsi in più di uno,
o insino in dua, e quali quel tale si possi giudicare che
gli abbia fatti appresso che bene; perchè io non fo conto
di certi praticonacci, li quali si sono arditamente messi
a lavorare di tutti a otto, e molte volte sono stati mossi
da quegli che non hanno voluto o potuto spendere quello
che merita il fargli non tanto bene, ma appresso che bene;
imperò questi cotali uomini sono stati come certi botte-
gai che si truovano nei castegli, o in nelle pendice delle
città, i quali fanno il fornaio et il pizzicagnolo e lo spe-
ziale et il mereiaio, in somma e' tengono di ogni cosa un
poco; delle quali non v'è nulla che sia buono: e così
dico che sono alcuni praticonacci. Ma volendo noi ragio-
nare del vero modo del far bene questi tali e tanti mira-
bili esercizi, e' non ci fa mestiero il ragionare se non di
quegli uomini, dei quali ci è notizia che hanno operato
in essi meglio degli altri. Ora, ricordandomi come nella
città di Firenze si cominciò, e furno i primi che dessino
principio a risucitare tutte quelle arti che sono sorelle
carnali di questa; e la prima luce che cominciò a dare
lume, et il vero aiuto si fu il magnifico primo Cosimo
de' Medici, sotto il quale si mostrò quel gran Donatello
scultore, e quel gran Pippo di ser Brunellesco architetto-
' Una delle solite costruzioni irregolari del nostro scrittore; la quale
si aggiusta o togliendo il che innanzi quegli, o in luogo di non essere po-
nendo non sono.