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Cellini, Benvenuto; Milanesi, Carlo; Milanesi, Carlo [Editor]
I trattati dell'oreficeria e della scultura: novamente messi alle stampe secondo la originale dettatura del Codice Marciano — Firenze: Felice le Monnier, 1857

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https://doi.org/10.11588/diglit.71583#0232

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DELLA SCULTURA.

sopradetto mezzo tondo fu gittate di più pezzi, et il primo
e più grande fu la sopradetta Fontana Beliò, quale era
la detta femmina, la quale aveva la testa tutta tonda e
molti altri membri del corpo, et alcuni altri erano di
mezzo rilievo. Il modo del farla, io la feci di terra della
grandezza a punto che 1' aveva da essere: di poi quando
lei fu soppassa, io la veddi essere ritirata la grossezza
d' un dito della mano, così discretamente 1' andai ritoc-
cando, e misurando come promette 1' arte. Di poi la ri-
cossi gagliardissimamente, e quando questa fu ricotta, io
messi sopra essa una grossezza di cera di manco di un
dito tutta eguale; da poi con cera medesimamente an-
davo accrescendo dove io vedevo il bisogno, non mai le-
vando, o poco, di quella prima camicia che io avevo
messo di cera. Et in questo modo seguitai tanto che la
finii con quella diligenzia e studio grandissimo che mi
fu possibile. Di poi che io 1' ebbi finita, io macinai del-
1' osso di castrato, cioè midollo di corna di castrato arso;
il qual midollo è fatto come una spugna, e si arde faci-
lissimamente, e non è osso migliore al mondo che questo;
e con esso macinai la metà di gesso di tripolo; insieme con
una metà del detto gesso, scaglia di ferro; e macinato
bene queste tre cose, io le mescolai insieme con un poco
di loto di sterco di bue o di cavallo, passato per uno
staccio sottilissimo con acqua pura, il qual fa 1' acqua
tinta di quello sterco; e così mescolando le sopra dette
cose, e fatte liquide come un savore, presi un pennello
di setole di porco, et adoperato da quella parte che sta
fuor della carne, perchè è più morbido; e con il detto
pennello detti alla mia statua di cera con il detto savore
una volta mettendolo egualmente, di poi lo lasciai sec-
care, e gne ne detti dua altre volte, sempre lasciandolo
seccare. Questo era grosso quanto è una costa d' un col-
tello ordinario da tavola. E fatto questo, gli feci una ca-
 
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