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Cellini, Benvenuto; Milanesi, Carlo; Milanesi, Carlo [Editor]
I trattati dell'oreficeria e della scultura: novamente messi alle stampe secondo la originale dettatura del Codice Marciano — Firenze: Felice le Monnier, 1857

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https://doi.org/10.11588/diglit.71583#0265

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CAPITOLO V.

195

V.
PER FAR FIGURE, ET INTAGLI, ET ALTRE OPERE,
COME SONO ANIMALI DIVERSI, IN MARMO ET ALTRE PIETRE.
E i marmi bianchi sono di più diverse sorte: e per-
chè quelli della Grecia sono più orientali e più belli,
parleremo prima di questi. Avendo abitato venti anni
nella mirabil città di Roma, e se bene io attesi all' arte
della oreficeria, sempre in quel tempo ebbi volontà di
far qualche opera di marmo, e sempre praticavo con scul-
tori i migliori che a quei tempi vivevano ; in fra i quali
conobbi per il migliore il nostro gran Michelagnolo Buo-
narroti fiorentino, il quale uomo ha meglio lavorato il
marmo che tutti gli altri uomini di che mai ci fussi no-
tizia; et il perchè si dirà al suo luogo.
Ora per parlare della qualità dei marmi, come prima
cominciammo, io ho visto di cinque o più diversità di
sorte di marmo : e la prima si è una qualità di marmo
con una grana grossissima; la qual grana dimostra certi
lustri a canto 1' uno all' altro unitamente ; e questo marmo
è il più difficile a lavorare, perchè gli è il più duro, e
con gran dificultà si può mantenere cose sottilissime,
che il ferro non le offenda e stianti; niente di manco,
condotto con la fatica e diligenzia l'opere, le si mostrano
bellissime in esso. E così di mano in mano ho trovato
assottigliarsi la grana del marmo in sino alle cinque sorte
sopradette, e questa ultima sorte di marmo io 1' ho tro-
vato alquanto più gittarsi allo incarnato, che al candido;
e di questo io ne ho lavorato, e questo è il più unito, il
più bello, et il più gentile che si possa lavorare al mondo.
 
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