Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Napoli nobilissima — 5.1896

DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.69898#0080

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
64

NAPOLI NOBILISSIMA

il titolo il Palazzo del Diavolo, la storia del palazzo che sorgeva dove
poi fu edificato l’Hòtel de Rome, e che sarebbe appartenuto a un
Don Fernando de Guevara y Calderon, vecchio marito geloso e sfor-
tunato di una Donna Bianca, tradita a sua volta dal nuovo marito
innamorato della sua nipote Donna Ines; sotto il titolo Mamma d’a
Catena gli amori del pescatore Ricciolino con Teresella (anno 1576):
nel capitolo O campanile di cartone, la storia romanzesca di un vec-
chio forzato di Nisida e del figlio prete, che lo assiste moribondo;
nel capitolo II Pozzo di D. Ciccio, la scoverta di una sorgente sulfu-
rea accaduta nel 1778 con relativo dramma passionale; e così via. —■
Queste sarebbero le leggende e le tradizioni del popolino di S. Lucia?
Non riconosce il lettore la maniera di D. Carlo Tito Dalbono, che
inventava le tradizioni e le leggende popolari, mescolandovi qualche
rarissimo elemento schietto? Ed è lecito ora, nell’affaticarsi dei de-
mopsicologi a raccogliere e studiare le fantasie del popolo, ciò che era
appena perdonabile all’incoscienza dei letterati romantici di sessanta
anni fa?
Due piccole osservazioni vogliamo fare ancora sui libro del Mi-
gliaccio, che abbiamo ora ripreso tra mano. A p. 51 si menziona (in
una leggenda della fine del 1500) la fattucchiera Soricella: «abitava
un sottoscala, angusto come canile, nel vico Grotta, col soffitto da
cui pendevano » ecc. ecc. (il solito ambiente delle streghe). Nell’ar-
ticolo pubblicato nAV Archivio del Pitré, la Soricella si fa dimorare in-
vece nella grotta omonima al vico Grade.
A p. 122 poi, parlando della chiesa di S. Lucia a mare, il Mi-
gliaccio comincia : « La nipote di Costantino il Grande, Lucia, volle
edificare una chiesa sulla sponda occidentale del golfo di Napoli, detta
allora Gusmana .... ».
Che ai tempi della nipote di Costantino il grande, la sponda oc-
cidentale di Napoli si chiamasse Gusmana-. ecco una cosa che il signor
Migliaccio non può aver trovato nelle sue cronache luciane. — Quel
tratto di via si disse così dal viceré di Napoli, il Conte Olivares,
D. Enrique de Guzman, che lo fece costruire nel 1499 (vedi Celano,
IV, 503), e poi si è chiamato Calata del Gigante.
Nello stesso libro, il Migliaccio ci discorre dei costumi funebri,
matrimoniali, natalizi, dei luciani. Ma chi ci garentisce la verità di
quelle descrizioni, date le tendenze artistiche ed esornative dell’au-
tore? Al quale non vorremo negare di conoscere per lunga pratica
le abitudini della originale popolazione di S. Lucia; ma dobbiamo rac-
comandargli di tenere separati, da ora in poi, rigorosamente, la inda-
gine dei costumi e delle tradizioni dalle composizioni fantastiche e
letterarie. C'Archivio, tanto benemerito del Pitré e del Salomone
Marino, è destinato agli studiosi, che si fondano sui dati in esso rac-
volti come su base sicura per le loro induzioni.
#
* *
Commissione provinciale pei Monumenti.
Si è riunita in Prefettura il giorno 16 aprile sotto la presidenza
del consigliere delegato cav. Donati e coll’intervento del senatore Do-
menico Morelli, del prof. Filippo Palizzi, del senatore Sambiase San-
severino, del comm. Benedetto Menichini, del duca Riccardo Carafa
d’Andria, la Commissione Provinciale per la conservazione dei monu-
menti.
A relazione del duca d’Andria fu emesso parere favorevole al pro-
getto dei lavori di restauro al campanile del monastero di S. Chiara.
A relazione del prof. Palizzi fu approvato il progetto dei lavori di
restauro alla chiesa della Congregazione degli accenditori.
A relazione del duca d’Andria furono prese in esame le proposte
per l’isolamento del maschio Angioino ed espresso parere favorevole

per quella relativa all’impianto di un fabbricato ad uso di panificio
militare presso il forte del Carmine facendo un voto a che sia ivi
apposta una lapide a memoria dei fatti che interessano la storia patria.
A relazione del comm. Menichini fu dato parere favorevole per la
conservazione nel convento di S. Domenico Maggiore degli arazzi
rappresentanti la vita di S. Tommaso d’Aquino.
La commissione, infine, raccomandò che siano sollecitate le prati-
che occorrenti pei lavori di restauro alle tombe di Jacobo Sannazaro
e del Cardinal Carafa esistenti nella chiesa di S. M. del Parto a Mer-
gellina.
*
* #
Rettifica.
Nell’articolo di B. Croce, pubblicato nel numero passato, è incorso
un lieve errore. Da quattro o cinque anni, nell’edifizio che fu già il
Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, non vi è più il Liceo Geno-
vesi, trasferito alla piazza Trinità Maggiore, ma vi è stato rimesso il
Seminario arcivescovile suburbano.
Don Fastidio.

DA LIBRI E PERIODICI
Il volume di scritti varii pubblicati da Salvatore di Giacomo
col titolo Celebrità napoletane (2.0 della Collezione napoletana, e i.°,
speriamo, di altre simili raccolte dello stesso autore) riguarda la no-
stra citta da tutti i lati: arte e letteratura, costumi popolari, ricordi
storici, descrizioni di luoghi, profili e biografie di personaggi noti e
caratteristici. Vi si discorre della prima serata del Teatro S. Carlo,
di Zeza e Pulcinella, delle popolari canzoni Fenesta ca lucive... e Te
voglio bene assaiel-, di Masaniello, di D. Raimondo di Sangro; dell’at-
trice Checcherini, dei Casaccia; di celebrità della strada, Don Ferdi-
nando, Don Antonio ’o cecato-, di Marechiaro, dei fondaci, della Lo-
canda della rosa, della Bottega del Bello Gasparre; e finalmente, di
truci episodii della mala vita, Pasquino, Gaetano o’ Pezzente. Da queste
indicazioni, i lettori vedranno che pochi scritti rientrano nell’argo-
mento della nostra rivista. Ma noi non possiamo parlare dell’opera
e dirne il bene che ne pensiamo, perchè l’autore è nostro redattore,
e l’opera è affettuosamente dedicata ad un altro dei nostri redattori,
Benedetto Croce. Soggiungeremo soltanto che forma un volume di
circa 250 pagine, elegantemente stampato dal Vecchi, e con cinque
belle e curiose illustrazioni, e non costa che lire 2.
*
* *
Di due pittori nati a Mesagne (Terra di Otranto) nella seconda
metà del secolo XVI si è occupato recentemente il signor Antonio
Profilo nel suo libro: Vie, piazze, vichi e corti di Mesagne, ragione
della loro nuova dominazione (Ostuni, tip. E. Q. Tamborrino, 1894).
Il primo ebbe nome Giampietro Zullo e studiò a Venezia sotto la
direzione di Giacomo Palma il vecchio. Tornato in patria, vi morì
nel 1625. Dei suoi dipinti il Profilo menziona una Madonna degli An-
geli e S. Giacinto, che si vede ancora nella chiesa dei Domenicani in
Mesagne, e una Natività di G. C., che è nella chiesa di S. Maria
del Casale in Brindisi. Lasciò incompleta una Natività per la chiesa
collegiata di Mesagne, e dipinse vari ritratti.
L’altro pittore fu nipote materno del Zullo ed ebbe nome Andrea
Cunaci. Anch’egli apprese l’arte in Venezia, dove ebbe a maestro
Giacomo Palma il giovine. Tornato in Terra d’Otranto elesse domi-
cilio in Ostuni. Completò il quadro lasciato incompleto dallo zio, e
dipinse per la chiesa di S. Maria di Leuca un’immagine della Ver-
gine in sostituzione di quella dipinta da Palma il giovine che i Tur-
chi avevano lacerata nel 1624. Delle altre opere sue sono rimaste no-
tizie vaghe, ed è ignorato l’anno della sua morte.
Don Ferrante.
 
Annotationen