CAPITOLO VIII.
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durezza, la quale è in tutte le sorte di questi diamanti
tutta eguale, o poca differenza, e tanta poca che la non
apparisce, di modo che tutti si conciano a un medesimo
modo. Io mostrerrò con gran diligenzia come io ho im-
parato a fare le tinte, et ancora darò qualche esemplo di
qualche mirabile occasione, che m' è avenuta in diamanti
d'importanza grandissima. E, con queste esperienzie fatte,
molto meglio si può dimostrare le gran difficultà che si
scuoprono a voler dare quella bella fine che meritano e mi-
rabili diamanti. E comincerò come a papa Pagolo terzo, di
Casa Farnese, gli fu donato un diamante da Carlo quinto
imperatore, quando ei venne dalla presa di Tunizi in
Roma a visitare il papa.1 Questo diamante fu compero in
Venezia da alcuni ministri dello imperatore dodici mila
scudi, et era legato in un castone semplice e puro, con
un poco di gambo. Et in quel modo, subito che lo impe-
ratore visitò il papa, per segno d' amorevolezza e d'ami-
cizia, di sua mano propia, per quanto io intesi, egli lo
donò al papa, il quale cortesemente 1' accettò. E perchè
il papa aveva ordinato un mese innanzi di fare un pre-
sente all' imperatore degno dell' uno e dell' altro, per la
qual cosa in fra molti sua consigli io fui chiamato, et in-
sieme col papa e con il suo consiglio, in un ristretto se-
gretissimo, per essere io domandato da loro del mio pa-
rere, io subito dissi che per essere il papa il vero capo
della religione cristiana, et il vero vicario di Cristo, che
a me pareva che il papa dovessi donare all' imperatore
un bel Crocifisso d' oro posto in su una croce di lapis
lazzuli, la quale è una pietra azzurra che se ne fa 1' az-
zurro oltramarino; et il piede di questa croce fussi d'oro
riccamente lavorato, et adornato di gioie, secondo il va-
lore che piaceva a Sua Santità. E perchè io avevo tre
4 Delle cose qui raccontate si ha riscontro puntuale nella Vita, parr. 495
e seg.
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durezza, la quale è in tutte le sorte di questi diamanti
tutta eguale, o poca differenza, e tanta poca che la non
apparisce, di modo che tutti si conciano a un medesimo
modo. Io mostrerrò con gran diligenzia come io ho im-
parato a fare le tinte, et ancora darò qualche esemplo di
qualche mirabile occasione, che m' è avenuta in diamanti
d'importanza grandissima. E, con queste esperienzie fatte,
molto meglio si può dimostrare le gran difficultà che si
scuoprono a voler dare quella bella fine che meritano e mi-
rabili diamanti. E comincerò come a papa Pagolo terzo, di
Casa Farnese, gli fu donato un diamante da Carlo quinto
imperatore, quando ei venne dalla presa di Tunizi in
Roma a visitare il papa.1 Questo diamante fu compero in
Venezia da alcuni ministri dello imperatore dodici mila
scudi, et era legato in un castone semplice e puro, con
un poco di gambo. Et in quel modo, subito che lo impe-
ratore visitò il papa, per segno d' amorevolezza e d'ami-
cizia, di sua mano propia, per quanto io intesi, egli lo
donò al papa, il quale cortesemente 1' accettò. E perchè
il papa aveva ordinato un mese innanzi di fare un pre-
sente all' imperatore degno dell' uno e dell' altro, per la
qual cosa in fra molti sua consigli io fui chiamato, et in-
sieme col papa e con il suo consiglio, in un ristretto se-
gretissimo, per essere io domandato da loro del mio pa-
rere, io subito dissi che per essere il papa il vero capo
della religione cristiana, et il vero vicario di Cristo, che
a me pareva che il papa dovessi donare all' imperatore
un bel Crocifisso d' oro posto in su una croce di lapis
lazzuli, la quale è una pietra azzurra che se ne fa 1' az-
zurro oltramarino; et il piede di questa croce fussi d'oro
riccamente lavorato, et adornato di gioie, secondo il va-
lore che piaceva a Sua Santità. E perchè io avevo tre
4 Delle cose qui raccontate si ha riscontro puntuale nella Vita, parr. 495
e seg.