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Cellini, Benvenuto; Milanesi, Carlo; Milanesi, Carlo [Hrsg.]
I trattati dell'oreficeria e della scultura: novamente messi alle stampe secondo la originale dettatura del Codice Marciano — Firenze: Felice le Monnier, 1857

DOI Seite / Zitierlink:
https://doi.org/10.11588/diglit.71583#0195

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CAPITOLO XIX.

125

di avere acconce le tue staffe per gittarvelo drento: queste
si fanno di dua piastre di ferro, secondo la grandezza che
tu te ne vuoi servire, o che ti porge la occasione; e infra
loro si mette certi bastoncini quadri della grossezza del
tuo dito piccolo, e più e manco secondo 1' opera che tu
vuoi fare; di poi si serrano allo intorno con certe molle
fatte di ferro grossette, e col martello si pingono innanzi,
di sorte che le serrino tutte egualmente le dette staffe: e
di queste molle se ne fa sei o otto, secondo la grandezza
delle staffe. Di poi si piglia un poco di terra liquida, e
stuccasi bene intorno alle staffe, per cagione che lo ar-
gento non versi; e farai di aver le staffe ché sieno ben
calde, e gittatovi drento un poco di olio, avendole ferme
in un catinotto di cenere spenta, o sì veramente fra quat-
tro mattoni in terra, gettavi drento il tuo argento: e
questo si è un modo di fondere.

XX.
UN ALTRO MODO MIGLIORE DI FONDERE.
E' si usa in Firenze nell' arte dei battilori fondere nel
mortaio, che così è domandato questo fornello in che si
fonde, il quale è fatto in questo modo. Pigliasi lame di
ferro stietto, grosse un mezzo dito, e larghe un dito pol-
lice, e con queste lame si tesse uno strumento di forma
tonda, il quale si fa alto un braccio e un terzo, e molte
volte si è usato fare minore, sì bene come maggiore, se-
condo le occasioni del più o manco che ti bisogni fon-
dere. Vuole essere tessuto di forma ritonda in sino a dua
terzi del tutto, e da quei dua terzi in giù si lascia quattro
gambe alquanto più grosse di ferro che non è il resto del
tessuto, in su le quali quattro gambe il detto fornello si
 
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